Perché ha vinto Renzi

Pubblicato il 31 Ottobre 2011 alle 12:57 Autore: Livio Ricciardelli
renzi e bersani

Questo popolo indefinito ha spinto molto spesso ad interventi strani. Anche opinabili. Tanto che è stata percepita una quanto mai sospetta presenza di uomini della scuderia Mediaset. Per non parlare poi di un ex concorrente del Grande Fratello. Un elemento in più per perorare la tesi secondo cui in realtà se Renzi ha un punto debole è proprio la comunicazione, visto che interventi di questo tipo rischiano di attirare critiche semplicistiche da parte dei suoi detrattori. Mentre assume il ruolo di “presenza enigmatica” quella dell’ex calciatore milanista Alessandro Costacurta che sabato pomeriggio in prima fila accanto a Sergio Chiamparino ha dato vita ad una coppia del tutto inedita. Chi segue la politica con passione da almeno un decennio mai si sarebbe aspettato di vedere una coppia così assortita davanti ai suoi occhi!

Ma le conclusioni politiche quali sono state? Il fatto che parte del popolo della Leopolda fosse deluso dalla conclusione di Renzi è da considerarsi come un fattore negativo? E come si è comportato il resto del centrosinistra nei confronti della kermesse fiorentina?

Le conclusioni politiche stanno nel fatto che Renzi ha detto che sarebbe sbagliato considerare la Leopolda come il luogo di elaborazione per una candidatura alternativa. Deve essere più che altro un punto di partenza, di elaborazione di idee attraverso specifici strumenti.

Una conclusione strana e molto rischiosa. Ma che paradossalmente rischia di essere il vero e proprio Big Bang della politica italiana. Avendo pompato molto l’evento infatti in molti si aspettavano un Renzi più spavaldo, più antisistema e desideroso di intraprendere la sfida della leadership del centrosinistra italiano. Ho sentito con le mie orecchie gente lamentarsi di aver passato “tre giorni e due notti qui a Firenze”. Ma proprio questo è il punto: Renzi sembra aver compreso il succo della questione, che per una volta è solo e squisitamente politico e non tende a concentrarsi troppo sui connotati della leadership. Il sindaco infatti ha compreso che oggi come oggi la linea della segreteria del Pd è opinabile, ma senz’altro chiara e cristallina: tende infatti a riprendere temi cari a quella sinistra diametralmente opposti alle politiche neo-liberiste e deregolamentarci. Quelle che hanno causato la crisi economica e finanziaria del 2008. Una linea politica molto “old style” che intende rispolverare le ricette del keynesismo, care alle socialdemocrazia classica a partire dall’esperienza laburista del secondo dopoguerra, per arrivare ad una regolamentazione del mercato per via politica che eviti una forma di anarchia del settore economico. Con tutto ciò che ne consegue anche sul sistema previdenziale e sul mercato del lavoro.

Un atto che semplificando al massimo (non è da me, ma faccio un’eccezione) potremo definire come una “svolta a sinistra”. Poi quanto sia stato valicato il confine della sinistra e quanto si sia giunti quasi al limite dei confini dell’estrema sinistra è compito delle valutazioni dei singoli.

Restava e resta dunque uno spazio più “moderato” capace, soprattutto in materia economica, di non esagerare in estremismi di stampo statalista e capace di ideare una forma di solidarietà sociale che però non faccia a meno, per esempio, di lottare per la riduzione del debito e del deficit (come ha sottolineato l’intervento di Chiamparino). Una sinistra più liberal, che ha uno spazio politico proprio. Questo spazio politico potevano sfruttarlo, dopo il meeting dell’Aquila in sostegno all’attuale linea del Pd, solo due eventi: quello di Bologna e quello di Firenze.

La convention di Civati e Serracchiani però ha ottenuto una forma di placet e l’ospitalità sotto l’ombrello protettivo del partito nazionale. Un atto formale molto positivo, ma che in realtà politicamente ha rosicchiato di molto le aspettative bolognesi e la possibilità di incidere in chiave riformista sull’agenda interna del Pd. Restava dunque Firenze che tra l’altro non ha ottenuto in casa democratica un’accoglienza positiva. Attacchi mirati da parte di quasi tutto il centrosinistra così forti da risultare un boomerang clamoroso (ma facilmente prevedibile) che ha reso la Leopolda come l’evento principale del fine settimana al posto della convention partenopea.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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