Quagliariello: “Sentenza ingiusta ma Berlusconi sarebbe già decaduto”

Pubblicato il 27 Novembre 2013 alle 14:15 Autore: Daniele Errera
Legge elettorale, Quagliariello contro il Parlamento dei nominati

Quagliariello: sentenza ingiusta ma Berlusconi sarebbe già decaduto

“Ad agosto Berlusconi, davanti a Palazzo Grazioli, aveva fatto propria la linea di separare la sua vicenda dalle sorti del governo”, ma “la parte massimalista ha riguadagnato terreno, puntando anche su quanti, in altri partiti, ricercano anch’essi l’azzardo delle elezioni anticipate”. E’ un Gaetano Quagliariello a viso aperto quello intervistato dal quotidiano Libero.

Pur contestando la linea dell’ex premier, a partire dal momento della rottura interna al Popolo delle Libertà, ovvero “le annunciate dimissioni di tutti i parlamentari, un atto di gravità istituzionale senza precedenti che non era accaduto nemmeno dopo l’assassinio di Matteotti”, il Ministro per le Riforme Costituzionali sostiene l’ex capo di partito dalla sentenza: “l’applicazione retroattiva della legge Severino è un abominio. Berlusconi, però, sarebbe in ogni caso uscito dal Senato per la pena accessoria connessa a una sentenza ingiusta che gli auguro di ribaltare”. Detto questo “se la Corte d’Appello non avesse sbagliato i calcoli dell’interdizione, sarebbe già decaduto. Una realtà ingiusta ma ineluttabile”.

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Barbara Romano, giornalista di Libero, punzecchia più volte il ministro del Governo Letta. Prima fa notare che lo stesso Quagliariello e i suoi colleghi di partito (Ncd) sono stati eletti grazie al Cavaliere, poi chiede se non si sentano responsabili di aver fatto credere a Berlusconi di potersi fidare di Napolitano sulla grazia. A quest’ultima osservazione Quagliarello chiede una riflessione sul messaggio del Capo dello Stato del 13 agosto: Napolitano “separava il giudizio politico da quello penale e riconosceva la leadership di Berlusconi a prescindere da qualsiasi sentenza. Vi erano tutti i presupposti affinché la grazia fosse concessa. Nel momento però in cui si chiedono le dimissioni di 200 parlamentari, si porta l’esecutivo a riunirsi senza la certezza della base parlamentare e poi gli si imputa di non aver bloccato l’aumento dell’Iva, si fanno dimettere cinque ministri, è chiaro che si intraprende una linea massimalista alternativa al percorso verso la grazia”. E’ quindi stato Berlusconi stesso a precludere la possibilità della grazia, “dichiarando guerra al Parlamento e al governo. Escludo ogni complotto da parte di Napolitano ”.

Il Ministro per le Riforme Costituzionali poi elenca le iniziative che si è prefissato di intraprendere: ”bicameralismo, riduzione dei parlamentari, titolo V, elezione diretta del capo dell’esecutivo, legge elettorale”. E quando la giornalista di Libero gli fa osservare che gli ‘eretici’ di Nuovo Centrodestra sono definiti “poltronisti e traditori”, Quagliariello risponde, deciso, di aver “detto tutto quel che penso guardando negli occhi Berlusconi. E non sapendo se per me ci sarebbe stato o no un futuro politico. Chi fa queste accuse non sa nemmeno chi ha lavorato perché vi fosse una munizione di argomenti contro la legge Severino, perché allora c’era chi lavorava e chi faceva dichiarazioni”. Sulla possibilità di sentire rimorsi, l’ex senatore di Forza Italia replica con un secco “no. Ho sofferto nel momento in cui ho capito che la divisione era un esito scontato, prima che si verificasse. Ma in politica capire prima le cose non è una qualità. Se sei in ritardo puoi sempre recuperare, se sei in anticipo sei fottuto. Soffri due volte”.

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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