Lupi: “Renzi si scordi di dettare l’agenda da solo”

Pubblicato il 30 Novembre 2013 alle 12:17 Autore: Gabriele Maestri
lupi ministro trasporti governo letta

Lupi: “Renzi si scordi di dettare l’agenda da solo”

Maurizio Lupi sembra non avere dubbi: la fiducia che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto al governo di ricercare e di cui Enrico Letta ha promesso la verifica dopo l’8 dicembre segnerà la nascita di fatto di “un governo nuovo, chiamiamolo di responsabilità” che sarà più forte “perché i partiti che ne faranno parte non avranno più alibi”.

Intervistato da Elisabetta Soglio del Corriere, il ministro è consapevole che il passaggio parlamentare non cambierà la natura del governo: “Vede sempre due partiti contrapposti, il Nuovo centrodestra e il Pd, decidere corresponsabilmente di collaborare per proseguire un’azione che porterà il Paese fuori dalla crisi. Poi torneremo a confrontarci nel 2015 da posizioni diverse”. La data di scadenza dell’esecutivo, dunque, è confermata.

Angelino Alfano e Maurizio Lupi Renzi si scordi di dettare l'agenda

A dover cambiare è l’atteggiamento con cui i due partiti staranno al governo: Lupi riconosce che finora “la nostra azione aveva risentito fortemente delle contraddizioni dei due partiti maggiori: da una parte, gli scossoni del Pd in vista del congresso; dall’altra, il confronto nel Pdl sulla possibilità di conciliare il tema della giustizia e della decadenza di Berlusconi con la necessaria responsabilità nei confronti del Paese”. Ora che il Pdl si è scisso e il Pd, dopo le primarie, avrà una nuova segreteria legittimata, le contraddizioni dovrebbero sciogliersi in nome di “un’azione ancora più coraggiosa” col contributo di due aree diverse.

Da più parti si individua nella possibile vittoria congressuale di Matteo Renzi un ostacolo alle larghe intese, ma Lupi mette in chiaro un punto: “Renzi si scordi di poter dettare da solo l’agenda del governo. Un conto è il confronto congressuale, un altro le valutazioni sui bisogni del Paese. Renzi non vorrà lasciar andare il Paese alla deriva e se lo farà se ne assumerà la responsabilità”. Per Lupi gli obiettivi da perseguire sono almeno tre: la legge elettorale, la riforma della giustizia, i tagli al fisco e alla spesa pubblica.

lupi Renzi si scordi di dettare l'agenda

Anche con Forza Italia, però, Lupi vuole essere chiaro: “Esiste ancora una maggioranza degli italiani e degli elettori del centrodestra convinti che il lavoro del governo di responsabilità Letta non sia ancora concluso”. I sondaggi noti al ministro danno il Ncd intorno all’8 per cento (“Per una forza che non ha ancora un simbolo e una sede francamente non mi pare un brutto inizio”), mentre due consiglieri regionali su cinque avrebbero già aderito alla nuova formazione.

A sentirli chiamare “poltronisti”, però, non ci sta: “Se la nostra preoccupazione fosse stata quella della rielezione saremmo anche noi in Forza Italia. Io non ero con Berlusconi per i suoi voti, ma per la condivisione e la passione per un progetto. Quanto al resto, mi auguro che chi ha scelto di passare all’opposizione sia coerente e lasci gli incarichi, dai presidenti di commissione ai sottosegretari”.

Lupi conferma che alle europee dell’anno prossimo il partito correrà con il proprio simbolo e non senza ambizioni (“È una sfida affascinante in cui ci giochiamo tutto, ma non mi stupirei se diventassimo la grande forza di traino del nuovo centrodestra”), ma continuerà a lavorare con Forza italia per “ricostruire un’area politica che riporti con credibilità il centrodestra a governare il Paese”. Prevedendo un dialogo anche con la Lega e, magari, con gli altri moderati a partire dall’Udc.

L’ultima battuta è per il caso di Vincenzo De Luca, viceministro e sindaco di Salerno attualmente indagato: “La legge è chiara e va rispettata e tanto più la deve rispettare chi ha incarichi amministrativi e di governo. Non si può fare il sindaco e il viceministro: quando De Luca si dimetterà, la mia collaborazione con lui sarà immediata”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →