Primarie Pd, dichiarazioni e polemiche dell’ultimo minuto

Pubblicato il 7 Dicembre 2013 alle 20:22 Autore: Gabriele Maestri
Analisi delle conversazioni in Twitter sulle primarie del Partito Democratico

Primarie Pd, dichiarazioni e polemiche dell’ultimo minuto

Oltre 9mila stazioni di voto (molte delle quali sotto un gazebo), aperte per dodici ore. Ecco i numeri fondamentali delle primarie del Pd che si svolgeranno domani in tutta l’Italia, vedendosi affrontare Pippo Civati, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi (in rigoroso ordine alfabetico) per conquistare la segreteria del partito ed eleggere la quasi totalità dei membri dell’Assemblea nazionale.

Non c’è silenzio elettorale all’interno del Pd e sui media, quindi ogni minuto fino a mezzanotte è buono. Se Civati annuncia che, in caso di ballottaggio tra i due candidati più votati (qualora nessuno superi il 50%) non darà il voto a Renzi o a Cuperlo (ma nella sua campagna in Sardegna resta senza benzina sull’auto di un militante e deve spostarsi in autostop), Renzi assicura su Facebook che manca un giorno “al nuovo Pd che sogniamo insieme da sempre” e sottolinea che “Se alle primarie decidiamo l’abolizione del Senato, il bipolarismo e il maggioritario perché vince il candidato che propone queste cose, i gruppi non possono mettersi di traverso”.

Primarie Pd, Renzi campione dell’apparato

Il tutto mentre Cuperlo cerca di scrollarsi di dosso l’etichetta di uomo di apparato: “Ho cercato di parlare di futuro, dell’idea di partito e di Paese che ho in testa. Della necessità di cambiamento. Ma se mi guardo attorno io trovo la continuità nelle ricette di Renzi”. Vorrà passi avanti sul tema dei diritti, specialmente in tema di diritti degli omosessuali “per rendere l’Italia un Paese più libero e giusto”.

Gianni Cuperlo primarie pd

Nel frattempo però scoppia già una polemica, per un’Assemblea nazionale che non c’è ancora, ma ha già alcuni membri assicurati: l’ultima delibera della commissione per il congresso del Pd stabilisce che sono membri di diritto dell’organo il presidente Letta, gli ex segretari nazionali, ma anche i ministri Pd in carica (Franceschini, Delrio, Kyenge, Zanonato, Carrozza, Bray e Trigilia), con l’eccezione di Orlando che è in lista a Genova, e addirittura il sottosegretario ai servizi Marco Minniti, il segretario nazionale dei giovani democratici e il dirigente del settore organizzazione.

Civati primarie pd

Se Cuperlo e Renzi tacciono, Civati si limita a dire: “Significa che tra qualche mese in assemblea ci saranno ministri diversi. Quelli di un altro governo”. Molto meno ironico e accomodante il “popolare” Luigi Madeo, vicino a Beppe Fioroni: “Perché i ministri siano stati tenuti fuori dalle primarie. E perché è stato scelto un solo sottosegretario? Altro che primarie, qui siamo alla lottizzazione bella e buona, con scelte ad personam“.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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