La previdenza degli onorevoli

Pubblicato il 3 Dicembre 2011 alle 13:11 Autore: Matteo Patané
onorevoli

L’unica critica in realtà almeno in parte costruttiva viene dall’Italia dei Valori: Antonio Borghesi, esponente dipietrista, dedica infatti un approfondito articolo sul suo sito all’argomento, in cui ne evidenzia, anche numeri alla mano, i tratti negativi.
In particolare, Borghesi si scaglia contro il fatto che chi percepisce già la pensione continuerà a farlo, e che, parificando i parlamentari ai precari, vi sarà un esborso mensile di circa 2.000 euro a parlamentare a carico dello Stato per il pagamento dei contributi; il tutto, sottolinea, a fronte di risultati che si faranno sentire in maniera incisiva solo quando inizierà a diminuire il numero dei parlamentari effettivamente pensionati con l’attuale sistema previdenziale. Nei primi anni, evidenzia ancora Borghesi, la nuova riforma potrebbe portare ad un aggravio per le casse dello Stato.

Quanto dice Borghesi è indubbiamente corretto, e sicuramente una maggiore dose di coraggio sarebbe servita. Eppure le critiche mosse dall’Italia dei Valori non possono essere un freno per votare contro questa proposta: affossare una legge perché “va nella giusta direzione ma non è abbastanza” è solo una scusa per perpetuare uno status quo intollerabile. Di fatto, pur mostrando una certa generosità, si tratta di una riforma che a medio termine inizierà a dare i suoi benefici, e proprio per questa ragione i partiti che più si dichiarano vicini alla cittadinanza non devono ostacolarla; al massimo, migliorarla ulteriormente.

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Purtroppo, ciò che i parlamentari studiano non è questo, ma come salvare la propria pensione utilizzando escamotage di basso livello: coloro che hanno già maturato la soglia magica dei quattro anni, sei mesi e un giorno, potrebbero infatti dimettersi entro l’anno per ricevere l’attuale trattamento pensionistico. Un’idea che deve essere venuta a molti, se il capogruppo del PD alla Camera Franceschini è stato costretto a intervenire:

Se qualcuno pensa di ricorrere a una furbizia del genere, basta che l’Aula gli respinga le dimissioni.

Su altri fronti, il pidiellino Mazzocchi, avvocato, parla di ricorsi legali per evitare la perdita dei diritti acquisiti, tentando di formare un fronte trasversale per avviare una simile procedura in caso di approvazione della norma. Forse Mazzocchi dimentica che la finestra mobile voluta dal Governo che lui sosteneva incideva proprio sui diritti acquisiti…
E coloro che non hanno ancora maturato l’anzianità necessaria? Le dimissioni per questi parlamentari sarebbero inutili, ed ecco che nasce l’ipotesi, nientemeno, di una norma transitoria che possa traghettare l’attuale sistema previdenziale alla fine della legislatura.

Sebbene sia sempre necessario valutare i comportamenti delle singole forze politiche e dei singoli parlamentari – comportamenti che diverranno palesi al momento del voto – non si può fare a meno di dubitare del reale interesse per il bene dell’Italia della nostra classe dirigente, una classe dirigente che riesce persino a difendere i propri privilegi nel medesimo istante in cui ai cittadini già provati dalle passate manovre viene chiesto di compiere ulteriori sacrifici.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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