Intesa tra Boldrini e Grasso, la legge elettorale passa alla Camera

Pubblicato il 12 Dicembre 2013 alle 18:12 Autore: Gabriele Maestri

Trovata l’intesa per il passaggio dell’esame della legge elettorale dal Senato alla Camera. E’ questo l’esito del vertice tra Grasso e Boldrini a Montecitorio. “I presidenti Grasso e Boldrini – si legge in una nota congiunta- , nel definire l’intesa sul passaggio della materia elettorale alla Camera dei deputati, hanno convenuto sull’esigenza, anche ai fini di un’equilibrata condivisione dell’impegno riformatore, che il Senato abbia la priorità  nell’esame dei progetti di legge di riforma costituzionale già  presentati e preannunciati, in particolare quelli concernenti il superamento del bicameralismo paritario e per l’avvio di un più moderno ed efficiente bicameralismo differenziato”.

In giornata, nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama era prevalso l’orientamento di trasferire la discussione sulla nuova legge elettorale a Montecitorio, che intanto ha incardinato il procedimento.

A sostenere questa tesi, il Pd (che ha messo in atto ciò che il nuovo segretario Matteo Renzi ha chiesto) ha fatto fronte comune con M5S e Sel; contro si sono espressi tutti gli altri gruppi (Ncd, FI, Sc, PI, Lega, Gal). A questo punto la presidente della commissione Anna Finocchiaro ha sentito i capigruppo in commissione e sta riferendo al presidente Grasso, che a sua volta ne deve parlare con la presidente della Camera, Laura Boldrini, come richiesto dal regolamento di Montecitorio dopo l’incardinamento della proposta di riforma elettorale.

Grasso legge elettorale

Il Pd sottolinea che questo è il primo frutto della richiesta di Renzi da segretario, per portare la legge elettorale su un terreno più favorevole per una discussione con pochi compromessi (mentre finora al Senato ci si era incagliati e fatti la guerra); proprio Renzi, dopo un colloquio con Napolitano, ha fatto capire chiaramente ad Alfano e a tutto il Nuovo Centrodestra che la discussione in Parlamento sulla legge elettorale deve ripartire in fretta, per non arrivare a votate con ciò che resta del Porcellum dopo l’intervento (ancora da precisare) della Corte Costituzionale.

Non la prende bene la Lega, che con Roberto Calderoli nota che “Nasce una maggioranza nuova fatta da Pd, Sel e M5S, proprio i partiti che finora hanno prodotto il rinvio della riforma. E comunque dovranno sempre ritornare al Senato e questo vuol dire che non riusciranno a combinare nulla, è solo una presa in giro”.

quagliariello nuovo centrodestra legge elettorale

Molto dubbioso il ministro di Ncd Gaetano Quagliariello: “Cosa può interessare al cittadino se la legge elettorale va alla Camera o al Senato? La riforma si può fare solo se diventa parte di un accordo di governo: nessuno può fare le riforme prescindendo dal governo. Nei prossimi dieci, quindici giorni, ossia al massimo per la Befana, la maggioranza o trova un accordo sulla legge elettorale o va in crisi e allora ognuno si prenderà le sue responsabilità”, rivolgendosi neanche troppo indirettamente a Renzi.

Se Quagliariello continua a preferire il presidenzialismo, sa anche che non è compatibile con i tempi (18 mesi) che l’esecutivo ha dato a sé e alla legislatura: “Invece l’elezione diretta del premier, per cui al secondo turno il cittadino sceglie chi è il presidente del Consiglio con un’investitura popolare, è il modello più compatibile con il nostro assetto istituzionale”. Anche per questo, tuttavia, occorrerebbe intervenire sul testo costituzionale, con tutto ciò che questo comporta.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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