Cara Lega, ti conviene essere così “di lotta”?

Pubblicato il 19 Dicembre 2011 alle 09:16 Autore: Livio Ricciardelli
lega

Il fenomeno Lega infatti, e soprattutto la leadership di Umberto Bossi a tratti geniale, si basa molto spesso su un errore di sottovalutazione da parte dei propri detrattori: si tende infatti a sottovalutare il comportamento “popolano” di un leader politico e non si da alcuna importanza a sparate come quella sulla Padania che si considerano non attinenti alla realtà. In questo modo però si sottovaluta il leader politico, la sua potenzialità e le sue opportunità. E tra l’altro questo stesso atteggiamento, partendo dalla base che, per far un esempio, “la Padania in realtà non esiste”, non porta ad affrontare aspetti dell’armamentario leghista che in realtà possono avere un qualche fondamento (l’eccessivo carico fiscale nei confronti di alcune parti del paese e l’indignazione per lo sperpero del denaro da parte dell’amministrazione pubblica). Così si consegna una prateria al proprio avversario politico e gli si da legittimità. Del resto quanti democratici americani sottovalutarono “l’attorucolo Reagan” e la sua notevole capacità politica?

La morale del discorso quindi è che gli italiani a volte saranno pure smemorati ma non sono stupidi. E quindi anche se la Padania non esiste in certi casi possono essere spinti a votare Lega. Proprio perché alcune istanze possono essere legittime e sono lasciate sguarnite da parte di soggetti politici che tendono a sottovalutare il fenomeno.

Con queste pagliacciate e con questo clima d’osteria in Parlamento così accentuato, il passaggio da una Lega di governo ad una Lega radicale, quasi rivoluzionaria (ipotesi nefasta per i risultati elettorali del Carroccio) rischia di essere troppo vistoso. E di conseguenza poco credibile. Senza alcuna fase di transizione nella modalità di fare opposizione molto spesso si è accusati di opportunismo. E ogni sincera opposizione rischia di essere scambiata per qualcos’altro.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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