L’inflazione ormai quasi azzerata, ma non è un buon segno

Pubblicato il 6 Febbraio 2014 alle 18:25 Autore: Gianni Balduzzi

Se ne è già parlato, e arrivano conferme, in Europa e in Italia ormai sono lontani i tempi delle polemiche sul carovita. Ormai il pericolo è la deflazione, i prezzi sono fermi, e rispetto al 2013 l’aumento annuale appena annunciato dall’ISTAT è appena dello 0,7%

  Dall’estate 2012 ormai gli aumenti mese su mese non riescono ad andare oltre lo 0,4%, anche contando tabacchi o benzina, con delle punte solo nei mesi estivi per fattori probabilmente stagionali, e anzi dei cali sorattutto ngli ultimi mesi del 2013, come vediamo dai seguenti istogrammi:

 

Il dato più impressionante è quello del’inflazione tendenziale, quella anno su anno. Vediamo che mentre anche a crisi già iniziata era rimasta sul consueto livello del 3% per molto tempo dall’ottobre  2012 comincia a scendere mese dopo mese, si stabilizza sul 1% tra aprile e settembre 2013 per poi scendere ancora fino all’attuale 0,7%.

Lo vediamo nel seguente grafico.

Ma cosa è successo? Come mai sebbene fino a metà 2012 la crisi già stava colpendo duramente l’economia, solo a un certo punto i prezzi hanno cominciato a diminuire in tanti casi o comunque a crescere con velocità molto inferiore?

Probabilmente ha influito molto il calo dei consumi, sicuramente superiore a quello del 2009 dove la recessione era dovuta al calo del commercio internazionale più che alla crisi del mercato interno.  Sappiamo che le conseguenze della crisi sui consumi passano da quelli sull’occupazione e quindi scontano un certo ritardo, e infatti è da metà 2012 quando a livello finanziario la bufera era passata, che c’è stato l’impatto maggiore su occupazione e consumi.

In molti casi il cambiamento dei consumi, il ricorso al low cost e al discount ha richiesto tempo per avvenire, ci si è rivolti a beni di costo minore, il deciso calo delle importazioni sono un’altra testimonianza di questo fatto. Il prezzo dei carburanti, inoltre, ha fermato la propria corsa e timidamente è anche sceso, influendo così sull’inflazione.

Certamente, ed il discorso è legato alle importazioni, un altro ruolo è giocato dalla forza dell’euro, che si è rivalutato praticamente verso tutte le valute. Vediamo come dato interessante come in questi anni i prezzi sono saliti in acuni settori ciave dell’economia, nel seguente grafico:

Posto 2010 = 100 ossrviamo che l’aumento maggiore è stato in abitazione e trasporti, in cui l’aumento del carburante dal 2010 è stato rilevante e non basta il raffreddamento dell’ultimo anno a mitigare 4 anni di crscita di prezzi.

Abbigliamento e alimentari dipendono direttamente dai consumi e si vede chiaramente come le scelte di risparmio abbiano contribuito a tenere i prezzi al palo. Una buona notizia sono i prezzi legati alla sanità, rimasti sostanzialmente gli stessi. Le comunicazioni seguono un trend ormai più che decennale di calo dovuto ai progressi tecnologici.

Questa bassa inflazione, tuttavia, è veramente una buona notizia? Non del tutto, e non solo perchè spia della crisi economica e dei consumi, ma proprio perchè foriera di alcune conseguenze non positive su un Paese molto indebitato come l’Italia, il costo reale del debito pubblico infatti è destinato a salire se l’inflazione è così bassa, e lo stesso vale per qualsiasi debito anche di privati e aziende. Non a caso diversi economisti “eterodossi” predicano una ripresa dell’inflazione che si “mangi” una parte dello stock di debito che si ritroverebbe così svalutato, come strategia contro la crisi.

La cosa interessante è che finalmente non abbiamo più un’inflazione superiore alla Germania come negli ultimi 15 anni quando abbiamo accumulato un 20% in più di livello dei prezzi, con le conseguene dulla competitività che ben conosciamo. Il punto è che la ripresa dei prezzi dovrebbe proprio cominciare dalla Germania, per stimolare salari e consumi. L’alternativa potrebbe essere una lunga fase deflattiva di stagnazione come quella vissuta dal Giappone, questa volta in tutta Europa, Italia in testa

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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