Dal Blog: Che cosa è la cooperazione

Pubblicato il 8 Agosto 2012 alle 01:34 Autore: TP Racconti

Che cosa è la cooperazione

Il dialogo che segue potrebbe essere avvenuto in qualsiasi famiglia. C’è il padre che insieme al figlio piccolo guarda la TV, come tutte le sere, e, come tutte le sere, passa il telegiornale.

E’ da un po’ che non si parla d’altro che di crisi europea e di aiuti da dare o non dare ai paesi in difficoltà. Il figlio, per quanto piccolo (nove anni circa), a furia di sentire queste cose pone al padre una di quelle tipiche domande spiazzanti:

Figlio – Papà, ma da dove viene questa crisi dell’Europa? Non parlano d’altro ultimamente in TV…

Padre – Viene dalla mancanza di cooperazione tra i vari paesi. Non si aiutano a vicenda e fanno prevalere gli egoismi nazionali.

F – E se è così semplice perché non lo fanno, perché non si aiutano?

P – Perché sembra sempre una buona idea prendere un vantaggio su qualcun altro che sembra più in difficoltà di te, senza capire che se qualcuno affonda, prima o dopo affondano tutti…

F – Papà, continuo a non capire…

P – Beh, sei in buona compagnia, persino i governanti di molti importanti e ricchi paesi europei sembrano non capirlo. Quindi ti racconterò una storia che ti aiuterà a capire meglio quanto è importante cooperare:

Una estate di tanti anni fa, in una spiaggia, di quelle con la sabbia fine che ci puoi fare i castelli facilmente, e con il mare che sembra sempre calmo e dove sembra che si tocchi sempre come in una piscina per bambini, c’erano due fratellini che facevano il bagno. Il primo aveva appena compiuto sette anni, l’altro ancora non ne aveva sei.

Non sapevano ancora nuotare bene nessuno dei due, ma il mare sembrava calmo e l’acqua era bassa, e fu così che si avventurarono, piano piano, un po’ più in là, forse solo una ventina di metri dalla riva, forse anche meno.

Sfortunatamente per loro la calma apparente della superficie era ingannevole e al di sotto si agitavano vortici in grado di tirare verso il basso dei bambini piccoli con sufficiente forza. Questi vortici creavano nella sabbia suttostante degli avvallamenti che rendevano, in quelle zone, l’acqua più profonda. Niente di straordinario per un uomo maturo e capace di nuotare, ma potenzialmente letale per due bambini piuttosto piccoli non ancora in grado di nuotare del tutto.

Quando i due si accorsero di non riuscire più a stare a galla e di essere trascinati verso il basso, mentre fino a un attimo prima toccavano tranquillamente, entrarono nel panico. Per fortuna erano molto vicini l’un l’altro, essendo stati risucchiati insieme da questa corrente verso il basso.

Era pomeriggio inoltrato, e non c’erano bagnini in quel tratto di spiaggia libera, la madre non poteva permettersi una discesa al Lido, non era un periodo facile economicamente, direi molto peggio di adesso.

Poche persone sulla spiaggia, e nessuno si era accorto di nulla. La madre era distratta a parlare con una vicina di ombrellone. Di cose così ne capitano tutti i giorni. Sarebbero bastati due minuti, anche meno e i due bambini sarebbero morti annegati dopo aver bevuto un sacco d’acqua, ma le cose non andarono così. Uno dei due, forse il più piccolo – ma nessuno può dirlo con certezza – dopo essersi dimenato sott’acqua per qualche secondo, prende per le gambe il fratello e lo spinge verso l’alto scendendo fino a toccare finalmente il fondo coi piedi. Facendo leva sui suoi piedi continua a spingere il fratello verso l’alto che emerge appena con la testa, respira e grida: Aiuto!

Poi lo tira giù, il fratello capisce al volo e scivolando verso il basso in modo da toccare il fondo fa lo stesso con il più piccolo che appena emerso respira e grida ancora.

Le loro grida non erano molto forti, avevano bevuto, e nessuno sembrava fare caso alle loro urla confuse dal rumore delle onde. Agli adulti a una decina di metri dalla battigia sembrano due bambini che giocano e si divertono, ma non si stanno affatto divertendo, hanno paura e hanno bevuto molta acqua…

Ripetono la stessa cosa un numero indefinito di volte, forse 4-5 forse qualcuna in più, alternandosi sul fondo e sulla superficie, fino a quando la madre non se ne accorge e corre insieme ad altri a soccorrerli.

Quando arrivano a riva tossiscono e tirano fuori un po’ d’acqua salata, ma stanno bene; non riportarono alcun danno rilevante. La vicina di ombrellone offrì ai bambini dell’acqua minerale, una rarità all’epoca.

L’unica cosa che il più grande dei due ricordò di questo episodio fu il sapore in gola dell’acqua frizzante, come uno schiaffo che ti riporta in vita, e come era buona…

F – Papà, e il più piccolo che cosa ricorda?

Il padre aveva lo sguardo perso nel vuoto…

F – Papà?

P… non lo so… non ne abbiamo mai più parlato…

di Gianluca Borrelli

(tutto quello che leggete in corsivo è una storia vera, avvenuta nel 1977)

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