“Posso?”. “No!”. Un’analisi linguistica della consultazione Renzi-Grillo.

Pubblicato il 21 Febbraio 2014 alle 10:00 Autore: Giovanni Laccetti
renzi grillo

Renzi Grillo: a giorni di distanza, non accennano a placarsi le numerose polemiche scaturite intorno agli otto minuti di streaming meno significativi (dal punto di vista contenutistico) e più popolari (dal punto di vista mediatico) della politica delle ultime settimane.

Possiamo ragionevolmente affermare che nel botta e risposta Renzi-Grillo poco ortodosso non sia successo, in fin dei conti, nulla: Grillo ha semplicemente ribadito a Renzi quello che già aveva detto più volte e che tutti – Renzi compreso – sapevamo che avrebbe detto, e cioè che il Movimento 5 Stelle non concederà la fiducia al nascituro esecutivo a nessuna condizione.

La diretta streaming ha però trasformato – e anche questo era prevedibile – un passaggio obbligato della procedura democratica  come ce ne sono tanti in un evento da campagna elettorale con tutte le caratteristiche del confronto diretto.

renzi grillo per formazione governo renzi

Vale la pena dunque scomporre il dibattito con gli strumenti dell’analisi linguistica, grazie alla trascrizione di Gabriele Maestri e ai software dell’ItaliaNLP Lab dell’Istituto di Linguistica Computazionale “Antonio Zampolli”, per capire cosa sia veramente successo tra i due parlanti in quegli otto minuti e quali messaggi i contendenti siano riusciti a veicolare a quello che viene sempre più naturale definire come “il pubblico a casa”.
L’analisi quantitativa conferma l’impressione di chi ha visto Grillo perennemente all’attacco, anche se ridimensiona la sensazione che Renzi non abbia aperto bocca: il comico ha infilato infatti 1406 parole contro le 922 del sindaco.

I punteggi di leggibilità risultano sensibilmente più alti di quelli cui siamo abituati, a causa della peculiare natura del confronto: frasi brevissime dell’uno e dell’altro, a volte addirittura composte da una sola parola, sono immediatamente comprensibili da un’ampia fascia di popolazione. Grillo totalizza dunque 74 punti sull’indice Gulpease, pronunciando un discorso facilmente accessibile da chi abbia conseguito la licenza media; Renzi arriva addirittura a 80, riuscendo a farsi intendere anche da quella parte di elettorato che possieda la sola licenza elementare.

Grillo - analisi quantitativa

Grillo – analisi quantitativa

Entrambi i politici si affidano quasi esclusivamente al Vocabolario di Base, pescando tra quelle duemila parole a disposizione di tutti i parlanti italiani, indipendentemente dal livello di istruzione (Grillo in ragione del 75%, Renzi addirittura dell’82%).

Renzi - analisi quantitativa

Renzi – analisi quantitativa

Non c’è spazio in questo confronto per i ragionamenti complessi: per tutti e due il rapporto proposizioni principali – subordinate è di 70% contro 30%, e per tutti e due il messaggio è rivolto ad un bacino di ascolto insolitamente ampio: vediamo come è stato sfruttato.

L’estrazione terminologica di Grillo evidenzia come parole chiave del suo intervento “tu”, “credibile”,  “democratico”, “sindaco”, “gente”, rivelando un’operazione quasi esclusivamente volta a screditare quello che viene chiaramente percepito come un avversario.

Grillo - estrazione terminologica

Grillo – estrazione terminologica

Le parole chiave di Renzi sono invece “blog”, “perfetto”, “minuto”, “popolo”, “cosa”: effettivamente, l’unico vero “colpo” di senso messo a segno dal segretario del PD sembra essere la frase “esci da questo blog!”, evidentemente tenuta in serbo per la peggiore delle ipotesi.

Renzi - estrazione terminologica

Renzi – estrazione terminologica

Molto interessante è la differenza tra i termini scelti per rappresentare i sostenitori dell’altro, rilevanti in entrambe le estrazioni: per Grillo quelli di Renzi sono “gente” (“la gente che rappresenti”), parola che delimita un campo semantico generalmente negativo ed evidenzia scarso o nessun rispetto; quelli di Grillo, per Renzi, sono invece “popolo” (“il tuo popolo”), un campo semantico diverso, sostanzialmente positivo, che suggerisce considerazione. Evidentemente Grillo puntava a rafforzare la convinzione del suo elettorato, esasperando il confronto, mentre Renzi cercava di blandire una parte dell’elettorato avverso, con toni concilianti e attestazioni di stima.

Una curiosità: negli otto minuti di streaming Beppe Grillo pronuncia sedici volte la parola “no”. Renzi inanella otto “minuto” (il tempo che chiede per spiegarsi), sette “benissimo” e cinque “Posso?”.

Concludendo, le analisi confermano l’impressione che la scelta di trasmettere in diretta la consultazione ne abbia mutato di fatto la sostanza, trasformandola in uno dei più classici esempi di talk show con molto show e poco talk.

Quasi niente.


Le analisi linguistiche all’interno di questo articolo sono state realizzate con software sviluppati da ItaliaNLP Lab – www.italianlp.it, Istituto di Linguistica Computazionale “A. Zampolli” (ILC) – www.ilc.cnr.it, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), area di Pisa.

Giovanni Laccetti