Lavoro e Jobs Act, ancora scontro nel PD

Pubblicato il 22 Settembre 2014 alle 11:23 Autore: Giuseppe Spadaro
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Lavoro: sindacati e sinistra (compresa una parte del Partito Democratico) contro Renzi ed il suo governo. Va avanti da giorni lo scontro a distanza sul Jobs Act e proposte dell’esecutivo compresa la possibilità di abolire, come chiesto dal Nuovo Centrodestra, l’articolo 18. Oggi tanti nuovi interventi sul tema.

LAVORO, FASSINA “NO SCISSIONI MA NON VOTIAMO LEGGI DI DESTRA” – “Renzi cerca lo scontro perché non riesce a mantenere le promesse. Ma se si fa un confronto sul merito, una soluzione è possibile”. Lo afferma il deputato del Pd Stefano Fassina in un’intervista al Secolo XIX in cui spiega che “nessuno ha l’obiettivo della scissione” ma sottolinea: “Non siamo stati eletti per attuare il programma di Sacconi e Berlusconi”. Per la riunione della minoranza del Pd “l’obiettivo è preparare emendamenti all’emendamento del governo, che di fatto è il pacchetto Sacconi. Bisogna chiarire quali tipologie di contratti precari vengono eliminate, estendere la maternità alle lavoratrici oggi escluse e indicare chiaramente le risorse necessarie”, dice Fassina. “Le cifre indicate dal governo – 1,5 miliardi-2 miliardi – non sono nemmeno sufficienti per l’attuale platea. Poi, bisogna perimetrare il demansionamento e prevedere il confronto con le parti sociali”. “Renzi è a Palazzo Chigi perché prometteva di ‘cambiare verso’. Abbiamo cambiato 4 governi in 4 anni, ma abbiamo tenuto la stessa agenda. Io vorrei tenere il governo Renzi e cambiare agenda. Spero che nessuno punti a tenere la stessa agenda, cambiando maggioranza. Sarebbe complicato” osserva Fassina. “Io lavoro per l’unità del partito, ma anche il segretario dovrebbe farlo. Se usa il linguaggio della destra, poi non può chiedere al Pd di seguirlo su quella strada”.

LAVORO: SERRACCHIANI “LE DECISIONI SI DEVONO RISPETTARE” – “Le critiche più accese vengono proprio da chi in passato – D’Alema, Bersani, Chiti – diceva che bisognava cambiare superando l’articolo 18. Ho come la sensazione che qualcuno voglia strumentalizzare il tema del lavoro per una resa dei conti nel Pd”. Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, contrattacca: “Andranno rispettate le decisioni della direzione perchè siamo un partito, non una ditta nè una bocciofila”. “Vogliamo un confronto in direzione anche aspro, ma poi vanno rispettate le decisioni assunte dalla maggioranza del partito. A chi dice di dovere rispondere ai propri elettori e non agli organismi del partito ricordo che è stato eletto con e grazie al Pd”, afferma Serracchiani. «Viviamo in un paese in cui pochi hanno tutto e molti non hanno nulla. È arrivato il momento di scardinare questo sistema. Naturalmente discutendo con i sindacati, con la sinistra dem. Ma siamo determinati ad andare fino in fondo”, dice Serracchiani. Sull’articolo 18, “nessuno lo mette in discussione nei casi di discriminazione, ma non è possibile che una generazione conservi privilegi e quella più giovane non abbia diritti” sottolinea la governatrice del Friuli-Venezia Giulia.

LAVORO, GUERINI “NON SIA USATO PER CAMBIARE RAPPORTI IN PD” – “Nessun diktat o minacce di referendum. E parlare di scissioni è da irresponsabili. Secondo, non si usi il tema lavoro come ariete per cambiare i rapporti interni al Pd”. Così Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, in un’ intervista alla Stampa in cui si dice “fiducioso dopo le aperture di Bonanni, della Uil e la Camusso che vuole discutere nel merito”. “C’è stata un’escalation di toni usati in questi giorni, ma di fronte a chi dice di voler votare contro a prescindere da ciò che deciderà la Direzione, non bisogna stupirsi che sia cresciuta la vis polemica di chi gli ha risposto” osserva Guerini, secondo cui è “sbagliato” parlare di libertà di voto come ha fatto l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani.

LAVORO, EPIFANI “SCIOCCO DIVIDERSI MA IL REINTEGRO RESTI” – “Le voci di scissione nel Pd sono una sciocchezza, roba inesistente. Ma non giova a nessuno accentuare lo scontro e sarebbe un errore gravissimo non trovare un’intesa sul Jobs act”. Lo afferma il deputato del Pd Guglielmo Epifani in un’intervista al Corriere della Sera in cui sottolinea la necessità di mantenere il reintegro. “La riforma del lavoro va affrontata. Serve un mercato del lavoro più moderno, equo e inclusivo, cominciando dagli ammortizzatori sociali, che devono arrivare a coprire in maniera non occasionale le persone che hanno contratti di lavoro precario. Diritti che vanno estesi a maternità e salute”, dice l’ex segretario della Cgil. Sull’articolo 18, “la via maestra è quella del contratto di lavoro a garanzie crescenti. Ha il pregio, se si riducessero i contratti a quattro o cinque tipologie, e su questo la delega non è chiara, di semplificare le modalità di assunzione” osserva Epifani, secondo cui “superato il periodo di prova di tre anni, il reintegro deve rimanere, magari affinandolo. Per tre motivi: è previsto in molti ordinamenti europei, a cominciare dalla Germania; l’abbiamo modificato in modo restrittivo solo due anni fa; infine, se lo togliessimo, finiremmo per dividere nella stessa azienda lavoratori assunti in tempi diversi. Cosa che è contro il buon senso, contro l’interesse dell’azienda e contro la Costituzione”.

LAVORO, NENCINI “DEM RESPONSABILI, SI RICOMPATTERANNO” – Le resistenze “sono ampiamente superabili se non le si utilizza nell’obiettivo di destabilizzare la maggioranza di governo, ma riguardano il merito. E le aperture di Cisl e Uil in queste ore dimostrano che il confronto è sui contenuti. Certo, ci sono taluni convinti dell’ intangibilità dello Statuto e magari non escludono anche motivi di dissidio interni, ma ormai rivedere l’articolo 18 è diventata una necessità”. Lo afferma, in un’intervista al Mattino, il segretario del Psi Riccardo Nencini, secondo cui “il Pd è un partito responsabile. Tra pochi giorni si terrà una direzione e lì si sceglierà la posizione da tenere. La linea sarà dialettica ma non oppositoria rispetto al governo”. “La legge delega è l’opportunità che il Parlamento ha per estendere le tutele crescenti anche a chi non è tutelato, per garantire nuovi diritti e sussidi di disoccupazione a tutta la platea e non soltanto ad una parte”, sottolinea Nencini.

LAVORO: BONANNI “CONTRO PRECARIATO TRATTO ANCHE SU ART. 18” – “Se si vuol combattere davvero il precariato, siamo pronti a trattare su tutto, anche sull’art. 18. Se si vuole invece scatenare l’invidia sociale ci opporremo con forza”. Intervistato da QN, il leader della Cisl Raffaele Bonanni tende una mano al governo sul Jobs act, ma fissa dei paletti: “Il giochino delle tre carte con cui gabbare il mondo del lavoro è inaccettabile. Se il trucco che si vuol tentare è quello di ridurre a tutti i lavoratori i diritti e le tutele spacciandolo per un vantaggio – dice – noi non ci caschiamo”. “Non accetteremo mai la logica perversa di risarcire chi sta giù togliendo diritti a chi sta su”, sottolinea Bonanni. “Per battere il precariato bisogna fare salire chi sta giù verso le posizioni di chi sta su”.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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