Controlli medici Inps, le novità nella legge delega Madia

Pubblicato il 3 Gennaio 2015 alle 13:13 Autore: Felice Tommasino
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Controlli medici Inps, potrebbe essere questa la nuova proposta del governo Renzi.

Come rilevato dal ministero della Funzione pubblica lo scorso agosto, c’è stato un calo delle assenze per malattia nella Pubblica Amministrazione del 9% rispetto all’anno precedente. 16,6% in meno nei comuni.

Il merito della svolta è senz’altro riconducibile alle normative sulla malattia firmate da Brunetta nel 2008: decurtazione del trattamento accessorio della retribuzione nei primi dieci giorni di malattia. Una battuta d’arresto all’assenteismo nella Pubblica amministrazione dunque. Ma i dati sono parziali poiché si basano sulla comunicazione volontaria delle amministrazioni. Occorrerebbe quindi valutare altri dati.

Certificati di malattia aumentati del 27%
Il ministro della Pa Marianna Madia ha già preso in considerazione il numero dei certificati di malattia nel pubblico impiego: tra il 2011 e il 2013 sono aumentati del 27%. A riaccendere i riflettori sulla questione assenteismo nella Pa è stato il caso dei vigili di Roma nella notte di Capodanno: l’83,5% di loro erano assenti dal lavoro. Il commento del premier Renzi in merito è stato: “Cambieremo le regole”. Hanno fatto seguito le parole della Madia: “Dobbiamo normalizzare la nostra amministrazione pubblica, chi fa bene deve essere premiato e chi fa male deve essere sanzionato”.

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All’Inps la certificazione delle malattie

Di qui l’ipotesi di affidare esclusivamente all’Inps la certificazione delle malattie. Attualmente l’Inps controlla i certificati solo nel privato. Per il pubblico i controlli sono affidati alle Asl. Le visite mediche effettuate dal Servizio Sanitario nazionale non prevedono quasi mai una tariffazione a carico del datore di lavoro. Negli ultimi anni sono stati sottratti al Fondo sanitario nazionale 75 milioni di euro. Soldi che la Conferenza delle Regioni vorrebbe fossero reintegrati poiché gli accertamenti non rientrerebbero nei Livelli essenziali di assistenza. Un parere condiviso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

Già ad aprile il sottosegretario per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Angelo Rughetti, in un’audizione presso la Commissione Affari sociali della Camera aveva dichiarato: “Se ci deve essere un intervento normativo, esso dovrebbe attribuire la titolarità della funzione in modo esclusivo (all’Inps, ndr ) e prevedere un’organizzazione stabile in questa materia”.

D’accordo anche i medici fiscali dell’Inps

Una proposta che sembrerebbe poter trovare d’accordo anche i medici fiscali dell’Inps. Lo scorso settembre, durante una manifestazione di protesta contro la direzione generale del’Inps di ridurre del 90% le visite mediche di controllo della malattia dei lavoratori del settore privato, chiedevano: “un contratto di lavoro a tempo indeterminato, in regime di convenzione. E, cosa fondamentale, l’unificazione dei controlli delle malattie, sia per i dipendenti pubblici che per quelli privati. Al momento, noi eseguiamo le visite solo nell’ambito del lavoro privato. Ai dipendenti pubblici ci pensano le Asl”. Il personale a cui attualmente ricorre l’istituto è sotto contratti libero-professionali: è pagato a prestazione; è un impiego inoltre spesso in regime di incompatibilità con altri impieghi.

Commissioni ad hoc nelle amministrazioni

Le modifiche alle norme del pubblico impiego sono già previste nelle legge delega Madia: un emendamento da parte dell’esecutivo potenzierà i controlli sui certificati medici del settore pubblico che verranno affidati all’Inps e non più alle Asl. Inoltre ogni amministrazione dovrà dotarsi di apposite Commissioni per valutare il comportamento dei dipendenti. In base alla valutazione della Commissione si deciderà sulla possibilità del licenziamento. In questo modo verranno evitate personalizzazioni da parte dei dirigenti. Il punto debole della riforma Brunetta è proprio questo: nel caso in cui venisse dimostrata la parzialità del giudizio del dirigente, il licenziamento verrebbe considerato illegittimo ed il dipendente verrebbe reintegrato sul posto di lavoro. Questo perché a quella legge non è seguita al rinnovo dei contratti del pubblico impiego.

Miglioramento qualità indagini e risparmio di 60 milioni di euro

Il licenziamento per scarso rendimento verrà quindi reso più facile. Regole comunque già esistenti che restano per ora inapplicate. Nella legge delega Madia verranno potenziate le norme già previste dalla legge Brunetta e, come detto, si andrà ad intervenire sui controlli dei certificati medici. In merito lo stesso Matteo Renzi ha dichiarato: “Bisognerebbe affidarli all’Inps, otterremmo una qualità migliore e risparmieremmo”. Una svolta che potrebbe consentire un miglioramento della qualità delle indagini ed un risparmio di 60 milioni di euro. Sugli obiettivi fissati dalla riforma Madia si è espresso il responsabile economico del Pd Filippo Taddei: “Facilitare la riorganizzazione della Pubblica Amministrazione senza prevedere licenziamenti, ma ricollocando i dipendenti negli uffici dove ci sarà più bisogno, e garantire sanzioni chiare e certe contro i disservizi e gli inadempimenti degli obblighi contrattuali. Ci sono stati casi in cui sono stati riammessi al lavoro dipendenti che avevano compiuto reati: ciò non dovrà più essere possibile. Dovrà essere garantita la sanzione, come il riconoscimento del merito”.

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Il riordino della disciplina dei dipendenti pubblici è previsto nell’articolo 13 della legge delega Madia. Il governo avrebbe 24 mesi per definirlo ma gli ultimi fatti spingono per una accelerazione.

L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
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