Corte dei conti: “La spending review non decolla”

Pubblicato il 24 Febbraio 2015 alle 12:30 Autore: Redazione

La Corte dei conti lancia l’allarme. E mette in dubbio l’efficacia dei provvedimenti assunti dal governo Renzi (taglio IRPEF e IRAP) a causa dell’incertezza delle coperture economiche. Incertezza derivante dalla gestione poco chiara dell’esecutivo sulla spending review.

In particolare, scrivono i giudici contabili nel rapporto sullo stato dei conti pubblici inviato al Parlamento, “non può non destare preoccupazione il continuo rinvio al futuro di ulteriori tagli di spesa al momento sostituiti da clausole di salvaguardia. Gli importi sono di tutto rilievo: raggiungono i 16 miliardi nel 2016, per oltrepassare i 23 miliardi nel 2017. E ciò senza contare che le disposizioni introdotte con la legge di stabilità prevedono un aumento dei ‘tagli’ alla spesa di ulteriori 3 miliardi a partire dal 2016. A fronte di ciò, anche l’impulso del bonus può essere vanificato se considerato non come elemento aggiuntivo permanente del reddito, bensì come elemento compensativo di un aumento di pressione fiscale, posposto nel tempo, ma già annunciato. Uguali considerazioni possono essere fatte per la decontribuzione o per la riduzione della base imponibile IRAP”.

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A pesare sulle considerazioni tutt’altro che rosee della Corte, gli orientamenti poco chiari del governo in materia di tagli alla spesa: “Se, anche per la flessibilità che deriva dai nuovi orientamenti della Commissione si è fatto meno forte e percepibile il pericolo di un inasprimento delle misure assunte, la mancanza di un quadro definito degli assetti che potrà assumere la gestione pubblica contribuisce a generare disorientamento”.

Di conseguenza, “il ridisegno delle strutture di governo, la ridefinizione di competenze e lo stesso futuro di quote significative degli apparati pubblici, oggetto di numerosi programmi di intervento in questi anni, sono ancora in attesa di una completa attuazione”.

A ciò va aggiunto “il timore che da tagli ripetuti di risorse derivino peggioramenti nella qualità dei servizi o aumenti delle imposte destinate al loro finanziamento, con un conseguente peggioramento delle aspettative di famiglie e imprese”.

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