Ici paritarie, Monsignor Galantino: “Vogliono umiliare la Chiesa”

Pubblicato il 26 Luglio 2015 alle 12:02 Autore: Redazione
quirinale

La sentenza della Cassazione che impone il pagamento dell’Ici agli istituti scolastici religiosi di Livorno, ha mandato su tutte le furie i vertici ecclesiastici che parlano di “decisione ideologica”. Il governo, per bocca del sottosegretario, Claudio De Vincenti, annuncia che ci sarà “un chiarimento”. Ma ormai il caso è aperto. “Vogliono imporre il pensiero unico ed umiliare la Chiesa” tuona dalle colonne del Corriere della Sera, il segretario della Cei, Monsignor Nunzio Galantino. “Il governo, continua il segretario Cei, “dovrebbe farsi sentire di più, non siano solo i cattolici a parlare. Dica con chiarezza se vuole favorire e promuovere la libertà di educazione, se ci tiene a dare alle famiglie la possibilità di scegliere la formazione per i propri figli. E agisca di conseguenza”.

In un’intervista a Repubblica, mons. Galantino sottolinea che “non sono le scuole paritarie a togliere soldi alle scuole pubbliche, anzi. La scuola paritaria sostiene lo Stato visto che fa risparmiare ogni anno 6 miliardi di euro a fronte dei 490 milioni di contributi assegnati”.

Ici paritarie, Nencini: “Devono pagare tasse come tutti”

Il rischio che le scuole religiose finiscano fuori mercato se costrette a pagare le tasse sugli immobili? “Non riesco proprio a vedere il tema dell’ indebolimento economico delle attività legate alla Chiesa mentre sottolineo il principio dell’equità fiscale”. Così Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista e viceministro alle Infrastrutture, intervistato dal Messaggero torna sulla sentenza della Cassazione che impone il pagamento dell’Ici agli istituti scolastici religiosi di Livorno. “A me risultano rette pagate da 1,3 milioni di studenti delle scuole religiose. Poi sul tavolo ci sono 550 milioni che vengono dati dallo Stato. E da questa somma escludo gli ultimi denari previsti dalla riforma della scuola appena approvata. Inoltre esistono finanziamenti destinati a singoli progetti”. “Aggiungo i buoni scuola per la scuola dell’obbligo. Senza considerare che con il meccanismo dell’8 per mille la Chiesa Cattolica incassa all’incirca un miliardo l’anno”.

nencini

“Noto – riflette ancora Nencini – che il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, sostiene che l’Europa ci invita a mantenere la libertà di insegnamento. Mi permetto di ricordare che durante il governo Monti l’Unione europea, rispondendo ad osservazioni nate da alcune disposizioni del precedente governo Berlusconi sulla tassazione dei beni immobiliari ecclesiastici, aveva stabilito che per tutte le attività di natura commerciale deve esserci la perfetta equità fiscale”.

Cassazione precisa: “Nessun obbligo a pagare l’Ici per le scuole paritarie”

Nessun ‘obbligo’ a pagare l’Ici per le scuole paritarie cattoliche. A precisarlo in un comunicato è il primo presidente della corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, che ha deciso di spiegare la sentenza di cui tanto si è discusso per fare chiarezza dopo le aspre polemiche degli ultimi giorni.

Al fine di evitare qualunque strumentalizzazione, la Corte precisa che la sentenza “si pone in linea di continuità con l’orientamento consolidato circa l’interpretazione dell’esenzione prevista”, per cui “si tratta dipolemiche in larga parte fuor d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto – e la sentenza vi fa esplicito riferimento – di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un’interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza“.

L’interpretazione, dunque, “è che l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale“. E la Corte chiarisce: “L’onere di provare tale circostanza spetta al contribuente”.

Nel caso in esame, dunque, la Cassazione ha ritenuto “che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività di impresa”. Tanto è vero, conclude il comunicato firmato da Santacroce, che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: “Sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.

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