Soglia del contante, Agenzia delle entrate contro l’innalzamento a tremila euro

Pubblicato il 26 Ottobre 2015 alle 12:52 Autore: Martino Abbracciavento
tetto contante, banconote di diverso taglio a ventaglio

L’ultima scelta del Governo Renzi, ovvero quella di alzare la soglia del contante a 3 mila euro, spiazza la direttrice dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, che al convegno della Cgil ha quasi gridato commossa “Le agenzie fiscali rischiano di morire, rimangono in piedi solo per la dignità delle persone che ci lavorano”. Questa misura pare che sia stata presa all’insaputa della Orlandi che, solo lo scorso anno, parlava dal palco della Leopolda.

Protesta di Orlandi contro aumento soglia del contante

Insomma la Orlandi è stata messa in un angolo dalla Consulta con 767 dirigenti decaduti, molti dei quali in fuga verso il privato. Dipinta come amante dei blitz, l’Agenzia delle entrate si sente sotto assedio. Di più, squalificata, isolata, priva di interlocutori a Palazzo Chigi e al Mef, il ministero dell’Economia azionista. La soglia del contante è solo l’ultimo, ma pesantissimo, muro alzato dal governo.

Un anno fa in Parlamento il ministro dell’Economia citava la Orlandi, affermando che limitare il contante e abbassare la soglia servono “a fare emergere le economie sommerse e ad aumentare la tracciabilità”. Ora il ministro difende invece il suo “diritto a cambiare idea”, il legame tra cash ed evasione non esiste. In più, come se non bastasse, c’è poi la retorica insistita del premier, quando in tv ripete: “Mai più blitz a Cortina”. Reiterando così l’immagine di un’Agenzia succhia soldi a prescindere.

soglia del contante rossella orlandi durante il suo intervento alla leopolda 2014

Tra Renzi e Orlandi

Renzi stima la Orlandi, ma l’armonia della Leopolda sembra lontana. Proprio alla Leopolda del 25 ottobre 2014 la Orlandi dal palco scandiva “Il fisco deve essere semplice, serve un patto tra cittadini e Stato che non incida nella vita delle persone e delle aziende”. Un anno dopo, la soglia del contante sale, gli affitti si pagano cash, l’Agenzia delle entrate viene abbandonata a se stessa nella lotta contro l’evasione, quasi una decina di super-dirigenti, declassati e tornati a 1.500 euro al mese, hanno preferito altri lidi professionali, lasciando così scoperti posti delicatissimi per il controllo dei grandi contribuenti, il prelievo sulle multinazionali e l’accertamento. Il nuovo concorso che dovrebbe sanare la situazione non si riesce a organizzare, prima del 27 novembre quando il Consiglio di Stato si esprimerà sul terzo bando messo in questione dalla sentenza della Consulta sui dirigenti promossi con procedure interne, anziché via concorso. E comunque anche con la nuova selezione, nessuna corsia preferenziale garantirà un ritorno in sella dei decaduti. A questo punto qualcuno ipotizza che la Orlandi possa gettare la spugna, mettendo sul tavolo le dimissioni.

Zanetti (Scelta civica): dimissioni cosi diventano inevitabili

In merito il sottosegretario di Scelta Civica Enrico Zanetti, ritiene che: “Parlare di morte dell’Agenzia mi sembra esagerato e irrispettoso. Basta fare le selezioni. C’è un concorso aperto a tutti. Se poi i dirigenti interni non hanno voglia di partecipare… “. Nel dibattito interviene anche il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che  chiude alla richiesta della Orlandi, in vista del rinnovo del contratto degli statali, affermando: “Mi sembra difficile che ci possa essere un comparto solo per le agenzie fiscali”. Ritorna all’attacco il sottosegretario di Scelta Civica Enrico Zanetti affermando: “Se continua ad esternare il suo malessere e a dire che l’Agenzia muore, le dimissioni della Orlandi diventano inevitabili”.

Franceschini: ha vinto Alfano

Sull’aumento della soglia al contante il Ministro Dario Francechini interviene così a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24: “No, non mi piacciono (i tremila euro di soglia contante, ndr). L’ho detto in consiglio dei ministri, però penso che ci sia una regola che va rispettata: uno dice la sua opinione, poi uno si adegua alle volontà della maggioranza. Siamo arrivati a un punto che uno se non condivide una cosa se ne va. Insomma, mi pare un po’ eccessivo. Io ho detto come la penso. Ho anche riconosciuto ad Alfano – siccome abbiamo avuto molte volte una discussione su questo e io sono sempre riuscito a fermar la cosa – Che questa volta abbia vinto lui, capita”.

Martino Abbracciavento

L'autore: Martino Abbracciavento