Elezioni USA: ecco come bloccare la vittoria di Trump

Pubblicato il 10 Marzo 2016 alle 11:17 Autore: Emanuele Vena
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Elezioni USA: ecco come bloccare la vittoria di Trump

Come bloccare la corsa di Donald Trump verso la Casa Bianca, nel caso in cui il miliardario non dovesse conquistare la maggioranza assoluta dei delegati. A tracciare la “road map” è il New York Times, che spiega quello che potrebbe succedere se il favorito alla corsa tra i repubblicani non dovesse raggiungere quota 1237 – ovvero il 50%+1 dei delegati GOP – prima della Convention repubblicana, in programma tra il 18 ed il 21 luglio.

La spiegazione suggerita dal NYT è semplice: se i delegati dovessero avere libertà di voto, Trump potrebbe perdere una discreta fetta di sostenitori, in virtù di una campagna elettorale aggressiva che sembra aver notevolmente diviso il Partito Repubblicano. Ovviamente, precondizione necessaria – oltre al raggiungimento del numero magico di “1237” o comunque al suo sensibile avvicinamento – è che l’opposizione non resti divisa e si cementi attorno ad un candidato alternativo.

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Come spiegato dal NYT, il primo voto in sede di Convenzione GOP prevede che appena il 5% dei delegati sia “unbound”, ovvero slegato dal risultato delle primarie o caucus celebratesi nel rispettivo Stato federato.

In caso di mancato raggiungimento di quota 1237 si procede ad un secondo turno di votazioni, in cui però lo scenario cambia completamente. Infatti, la percentuale di delegati “unbound” sale a quota 57%. Un dato che si incrementa ulteriormente in caso di nuova mancata elezione, con l’indizione di un terzo turno ed una quota dell’81% di delegati liberi di votare a proprio piacimento.

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Elezioni USA: la “regola degli 8 Stati” e l’identikit dei delegati

Secondo il New York Times, in uno scenario in bilico saranno molto importanti anche altri 2 particolari. Il primo è la “regola degli 8 Stati”, che richiede che siano ammessi alla contesa finale solo coloro che hanno ottenuto la maggioranza assoluta di delegati in almeno 8 Stati. Un requisito che però, secondo il quotidiano newyorkese, potrebbe essere modificato prima della votazione, depotenziando Trump, il quale ha già centrato il risultato in 5 Stati.

Un altro aspetto è rappresentato dall’identikit dei delegati stessi. Se la maggior parte di essi (79%) è scelta tramite apposite riunioni di partito – previste principalmente tra aprile e maggio – ci sarà anche un 14% di delegati scelti appositamente dai candidati vincitori in 7 Stati (tra cui alcuni di peso, come Ohio e soprattutto California, in cui Trump potrebbe non essere il favorito e in cui vale la regola del “winner takes all”, con il vincitore che conquista tutti i delegati in palio), mentre il restante 7% è rappresentato dai cosiddetto “delegati automatici”, ovvero i tre membri del Comitato nazionale GOP e il presidente di ogni Stato, oltre che committeeman e committeewoman nazionali.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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