L’incidente ferroviario in Puglia: quello che sappiamo

Pubblicato il 13 Luglio 2016 alle 13:57 Autore: Riccardo Piazza

Incidente ferroviario in Puglia: quello che sappiamo

Il bilancio attuale, in continuo aggiornamento, è di 27 vittime e 50 feriti. I reparti della Protezione Civile, delle forze dell’ordine e delle differenti unità ausiliarie continuano senza tregua i lavori per il recupero dei dispersi e per la salvaguardia delle infrastrutture divelte e polverizzate a seguito del grave disastro ferroviario avvenuto nella giornata di ieri in Puglia, fra Andria e Corato, a causa dello scontro frontale tra due treni. La tratta a binario unico, gestisce il flusso delle carrozze della linea Bari-Barletta. Tale vettore è controllato da una società privata, la Ferrotramviaria Spa, con la quale le Ferrovie dello Stato ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti stanno in queste ore allestendo una unità di crisi per coordinare i soccorsi ed accertare le responsabilità della vicenda. In giornata il ministro Graziano Delrio riferirà in Parlamento.

Incidente ferroviario in Puglia: lo stato della rete ferroviaria in Italia

In Italia, numeri diffusi dal Mit (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), esistono 12.000 Km di tratta a binario unico, il 60 per cento dell’intera nervatura ferroviaria italiana. Buona parte di questa, il 55 per cento, è gestita, tramite una controllata, dalle Ferrovie dello Stato (FS). I treni delle tratte a binario unico proprietà di FS sono dotati di un costoso sistema di controllo e di sicurezza automatico a rilevazione di prossimità. In caso di pericolo, l’algoritmo impone il blocco dei convogli indipendentemente dal fattore umano d’errore.

La restante percorrenza delle strade ferrate del nostro Paese è invece retta da alcune società d’iniziativa privata locali, facenti spesso capo alle Regioni. Il caso appena descritto è proprio quello che riguarda la tratta Bari-Barletta, cioè quella dove è avvenuto lo scontro che ha violentemente sconvolto la Puglia, così come l’Italia intera.

I tragitti ferroviari come quelli protagonisti delle recenti sventure sono solitamente fruiti da una elevata mole di pendolari e impegnati da alcuni flussi annuali specifici. Purtroppo non sempre i servizi erogati si dimostrano all’altezza: all’interno dei piccoli itinerari con rotaia singola, che di per sé non rappresenterebbe un problema fosse ben allestita a monte degli investimenti iniziali, vige ancora un sistema di sicurezza obsoleto ed anacronistico, quello basato sull’arresto dei convogli tramite telefono.

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Incidente ferroviario in Puglia: i fattori di rischio

Mentre le operazioni di soccorso e ricerca dei superstiti incedono ancora oggi, ci si interroga circa alcuni fattori di rischio, riferibili all’intero sistema del trasporto su ferro, che eventi del genere riportano inevitabilmente a galla. Primo imputato, il deficit di fondi per l’ammodernamento della rete ferroviaria meridionale, dunque il potere politico, lo Stato: eppure l’ente gestore del tratto incriminato è di capitale privato.

Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il raddoppiamento della struttura ferroviaria a binario singolo della tratta Bari-Barletta sarebbe stato parte integrante di un piano complessivo da 180 milioni, finanziato quasi interamente dall’Europa, nell’ottica dei Fondi di investimento regionali per gli Stati membri. La Regione Puglia avrebbe tuttavia procrastinato l’inizio dei lavori, a causa di alcuni non meglio identificati “motivi burocratici”, traslando la liquidità di Bruxelles dal Piano attuativo 2007-2013 a quello 2014-2020.

In Italia gli incidenti ferroviari nel decennio 2004-2014 sono stati 1.446, hanno totalizzato 823 vittime e 683 feriti gravi. L’Istat ha rilasciato un rapporto composito dal quale però l’incidenza degli scontri frontali fra treni non risulta essere, seppur degna di attenzione, il primo fattore scatenante di rischio per le ferrovie. L’Eurostat ha rilevato che nel Vecchio continente la causa principale dei decessi dovuti al trasporto su ferro è l’incuria nell’attraversamento dei binari o dei passaggi a livello, 88% dei casi.

Riccardo Piazza

L'autore: Riccardo Piazza

Nasce a Palermo nel 1987 e si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’Università del capoluogo siciliano nel 2010. Prosegue i suoi studi specialistici in Scienze filosofiche all’Università di Milano dove consegue il Diploma di laurea Magistrale nel 2013. Scrive per alcune riviste telematiche di letteratura e collabora, quale giornalista, per diverse testate d’informazione occupandosi di cronaca parlamentare, costume e società. Si dedica attivamente allo studio dell'economia e del pensiero politico contemporaneo ed è docente di storia e filosofia. Gestisce un blog: http://www.lindividuo.wordpress.com Su twitter è @Riccardo_Piazza
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