Renzi ritorna: la battaglia è appena cominciata

Pubblicato il 15 Gennaio 2017 alle 10:02 Autore: Giacomo Salvini
sondaggi elettorali pd renzi

Intervista Renzi: le elezioni, il referendum e il M5S

“La nostra battaglia è appena cominciata”. La prima intervista pubblica di Matteo Renzi dopo la sconfitta referendaria del 4 dicembre si apre con un annuncio che rivela un progetto politico a lungo termine: l’ex premier e segretario del Partito Democratico non ha alcuna intenzione di mollare e vuole tornare in campo per riprendersi Palazzo Chigi il prima possibile. E da cosa ripartire? “Da quei 13 milioni di voti raccolti al referendum che sono un patrimonio di speranza per il futuro”. Sì, perché a chi lo accusa di volersi intestare da solo quei milioni di elettori che hanno votato a favore della riforma costituzionale, l’ex Sindaco di Firenze risponde così: “Non è che il 59 per cento è un voto politico e il 41 no. Ora siamo al paradosso per cui Renzi conta solo nei voti contrari e non in quelli a favore? Il 59 per cento è molto diviso al proprio interno, il 41 no”.

Intervista Renzi: ho avuto il dubbio di lasciare ma solo il vigliacco scappa

L’intervista pubblicata stamani da Repubblica raccolta dall’ex direttore Ezio Mauro è un florilegio di anticipazioni in vista delle elezioni politiche, di auto-critiche sul proprio governo (e sulla campagna referendaria) ma anche un atto di accusa nei confronti del Movimento 5 Stelle, oggi principale competitor del PD nell’arena elettorale. “Il vero dubbio è stato continuare o lasciare – esordisce Renzi –, poi ho pensato che solo il vigliacco scappa nei momenti di difficoltà”. Poi, racconta anche sprazzi della sua vita attuale, divisa tra Pontassieve e il Nazareno da riformare. “Rifletto, leggo, sto in famiglia – rivela il segretario del PD – vado al ricevimento professori e ho ripreso a usare la bici. Riorganizzo la struttura del partito. Uso gli occhi e le orecchie più che la bocca”.

E quali sono i suoi progetti per riportare a galla un partito uscito dilaniato dal referendum del 4 dicembre? “Lanceremo una nuova classe dirigente – annuncia Renzi –, gireremo in lungo e in largo l’Italia, scriveremo il programma dei prossimi cinque anni in modo originale. Siamo ammaccati dal referendum ma siamo una comunità piena di idee e di gente che va liberata dai vincoli delle correnti. Ci sarà da divertirsi nei prossimi mesi dalle parti del Nazareno”. E sulla legge elettorale, quali sono le preferenze di Renzi? “Ballottaggio o Mattarellum. Se poi dalla corte verrà fuori un sistema diverso ci confronteremo con gli altri partiti”. Sulla data delle elezioni poi l’ex Sindaco di Firenze ostenta “indifferenza” (difficile crederlo) ma l’importante, dice, è non “replicare il 2013 (governo Letta di larghe intese, ndr) dove abbiamo pagato un tributo elettorale al senso di responsabilità del PD”.

renzi e gentiloni

Intervista Renzi: la sconfitta del referendum

Analizzando la sconfitta referendaria, Renzi crede che i principali errori siano stati di comunicazione: “su jobs act, voti civili, legge sul caporalato e sulla povertà, lotta all’evasione e abbassamento delle tasse, i nostri votano in Parlamento e tacciono nel Paese”. La sconfitta, ammette il segretario dem, è stata “una grande lezione” e “mi spiace soprattutto non aver fatto capire quanto fosse importante per l’Italia questa riforma”. L’errore più grave? “Mi sono illuso che si votasse su province, Cnel, regioni. Errore clamoroso. In questo clima la parola riforma è suonata vuota, meccanica, artificiale. Nel 2014 il Paese sapeva di essere a rischio Grecia, l’efficienza aveva presa, funzionava perché serviva. Tre anni dopo avrei dovuto metterci più cuore, più valori, più ideali. Insomma, meno efficienza e più qualità”.

Intervista Renzi: M5S solo un algoritmo

L’intervista è pepata. Mauro lo incalza su banche, giglio magico e inchieste della magistratura. Ma Renzi sventa i colpi e passa al contrattacco, stavolta indirizzato al Movimento 5 Stelle dato oggi come primo partito italiano.

Grillo vince se denuncia il male. Non se prova a cambiare. Quei ragazzi sono già divisi, si odiano tra gruppi dirigenti, fanno carte e firme false per farsi la guerra. Ma sono un algoritmo, non un partito. Lui è il Capo di un sistema che ripete ai seguaci solo quello che vogliono sentirsi dire, raccogliendo la schiuma dell’onda del web. (…) Io non voglio una sinistra dell’algoritmo: la voglio libera, capace di pensare con la sua testa, coi suoi valori, la sua cultura, i suoi ideali

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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