Il monito di Bruxelles: “ristabilite lo stato di diritto”. Ma Bucarest non ci sta

Pubblicato il 17 Luglio 2012 alle 21:41 Autore: EaST Journal
romania

Stato di diritto e indipendenza della magistratura. La Romania osservata speciale a Bruxelles.

È trapelata l’altroieri la minuta dell’incontro di giovedì 12 luglio tra il primo ministro romeno, Victor Ponta, e il presidente della Commissione Europea, José Barroso. Senza andare per il sottile, la Commissione presenta al governo di Bucarest una lista in 11 punti e due paragrafi: “rispetto dello stato di diritto e dell’indipendenza del potere giudiziario” e “ristabilimento della fiducia”.

 

Le misure richieste da Bruxelles comprendono alcuni punti molto precisi, quali l’abrogazione delle ordinanze d’emergenza sui poteri della Corte costituzionale e sul quorum per i referendum; Bruxelles diffida inoltre Bucarest dall’utilizzare lo strumento delle ordinanze per alterare l’equilibrio dei poteri costituzionali, richiede l’immediata conformità con le sentenze della Corte costituzionale e diffida il governo dalla pubblicazione selettiva delle sentenze della Corte nella Gazzetta ufficiale, “a fini politici”. Tra le misure per il ristabilimento della fiducia, la Commissione cita la necessità che la nomina del difensore civico sia super-partes, e che un’eventuale presidenza post-Basescu “facente funzioni” non nomini procuratori generali o direttori dell’Agenzia nazionale anti-corruzione, né conceda la grazia ad alcuno. Infine, i ministri condannati con sentenze passate in giudicato dovranno dimettersi, così come i parlamentari condannati per corruzione, incompatibilità o conflitto d’interesse.

romania

Di ritorno da Bruxelles, Victor Ponta ha cercato di minimizzare, dichiarando che avrebbe risposto per scritto ad “alcune domande” formulate dalla Commissione. Il neo-presidente del Senato, Crim Antonescu, che diventerebbe presidente della repubblica in caso di caduta di Basescu, ha sostenuto che “il presidente della Romania, anche ad interim, non prende ordini da nessuno, se non dal Parlamento e dal popolo romeno”.

Il crescendo delle preoccupazioni e delle pressioni europee su Bucarest

Le pressioni europee avevano avuto inizio il 6 luglio, con una dichiarazione in cui la Commissione si diceva “preoccupata circa gli sviluppi correnti in Romania, specialmente riguardo ad azioni che sembrano ridurre i poteri effettivi di istituzioni indipendenti quali la Corte Costituzionale”. Secondo la Commissione, tale situazione mette “a rischio tutti i progressi compiuti negli ultimi cinque anni nel rispetto dello stato di diritto, dei contropoteri democratici e dell’indipendenza del potere giudiziario” nel paese carpatico.

Anche il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, aveva avvertito Ponta di far salvi l’indipendenza giudiziaria e lo stato di diritto nel paese. Angela Merkel aveva convocato l’ambasciatore romeno settimana scorsa, esprimendogli “grande preoccupazione” per sviluppi legislativi che “mettono seriamente a rischio il principio della separazione dei poteri”. La stessa preoccupazione aveva annunciato il portavoce del governo tedesco, annunciando che Berlino avrebbe sostenuto eventuali “azioni dell’Unione Europea”. Ed in questo senso si sono mossi alcuni eurodeputati di centrodestra (PPE), i tedeschi Markus Ferder e Elmar Brok, e il francese Alain Lamassoure, proponendo la sospensione dei diritti di voto della Romania nel Consiglio UE, ai sensi dell’articolo 7 del trattato UE (“violazione grave e persistente” dei valori dell’Unione, inclusi stato di diritto e democrazia): un’azione grave e finora presa una sola volta, nel 2000, a prevenzione del possibile ingresso di Haider nel governo austriaco. Misure di minore portata ma di maggiore efficacia includono l’apertura di procedimenti d’infrazione a carico della Romania di fronte alla Corte di Giustizia UE (come fatto per Orban), e la sospensione dell’erogazione dei fondi strutturali europei al paese.

A mettere sull’allarme la Commissione, secondo il suo portavoce, non sarebbe stato un atto particolare del governo Ponta, ma piuttosto la “sequenzialità” e “rapidità” delle misure. Nel giro di poche settimane, la maggioranza social-liberale si è mossa su diversi fronti per rimuovere il presidente della repubblica, Basescu. A partire dalla conquista del premierato a maggio, Ponta ha sostituito i presidenti delle due Camere e il difensore civico con suoi fedeli; ha ignorato una sentenza della Corte costituzionale su chi, tra lui e Basescu, dovesse presentarsi al Consiglio europeo, presentandosi a Bruxelles senza un mandato interno; ha quindi impedito la pubblicazione delle sentenze in Gazzetta Ufficiale, ne ha minacciato i giudici, ha cambiato le regole referendarie per rendere più facile l’allontanamento di Basescu con lo scrutinio del 29 luglio.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

L'autore: EaST Journal

East Journal è un progetto di giornalismo partecipativo che nasce dal basso, fatto da giovani e senza fini di lucro. East Journal è una testata registrata presso il Tribunale di Torino, n° 4351/11, del 27 giugno 2011. I contenuti sono condivisi con Termometro Politico grazie alla partnership nata da marzo 2012 tra le due testate giornalistiche. Il nostro obiettivo è quello di raccontare la “nuova” Europa, quella dell’est, che rappresenta il cuore antico del vecchio continente. La cultura e la storia ci insegnano la comune appartenenza. L’europeismo critico è dunque una nostra vocazione. Tra i nostri temi più cari figurano poi la tutela delle minoranze, l’analisi dell’estremismo di destra, la geopolitica energetica, il monitoraggio del crimine organizzato transnazionale.
Tutti gli articoli di EaST Journal →