Amnistia, cresce il fronte dei possibilisti

Pubblicato il 23 Agosto 2013 alle 14:29 Autore: Gabriele Maestri
Mario Mauro non vuole il rimpasto di governo

Amnistia, why not? Sembra essere questo l’effetto del pressing continuo esercitato dal Pdl.

In queste ultime ore, infatti, l’ipotesi di un provvedimento di clemenza non presidenziale, ma parlamentare prende quota e l’idea che riguardi anche Berlusconi conquista almeno un elemento importante del governo.

La prima a esprimersi in questo senso è stata, già ieri, Anna Maria Cancellieri, attuale ministro della giustizia. “La mia opinione personale è favorevole all’amnistia, oltre ai motivi umanitari ci darebbe l’opportunità di mettere in cantiere una riforma complessiva del sistema penitenziario, ma il provvedimento tocca al Parlamento: mi rimetto alle scelte della politica”.

Le parole della Cancellieri non hanno alcun riferimento diretto al caso di Silvio Berlusconi, ma si riferiscono in modo generico a un provvedimento di clemenza generale di cui, ovviamente, possa valersi anche Berlusconi.

ministro cancellieri

Non lascia dubbi in campo invece il ministro della Difesa (ciellino, già esponente di Forza Italia e del Pdl, prima del passaggio tra le file montiane) Mario Mauro. Per lui l’amnistia dev’essere anche a beneficio di Berlusconi e non manca di specificarlo.

Già ieri, ad Avvenire, aveva dichiarato che la questione dell’agibilità politica di Berlusconi “va risolta politicamente, non per via giudiziaria. E con un provvedimento generale, non individuale. Non possiamo far diventare il Parlamento il quarto grado di giudizio, non può essere questa la soluzione. Una soluzione politica è quella che io propongo: amnistia e indulto. Come nel dopoguerra, con l’amnistia Togliatti”.

Oggi Mauro è tornato sull’argomento (in un’intervista al Sussidiario), con parole più nette: “Propongo un atto di realismo. Occorre ripristinare il senso dello stare insieme, che non è nelle corde naturali del centrodestra e del centrosinistra, ma è qualcosa cui si è obbligati per le circostanze che il paese sta vivendo. Sarebbe la premessa sulla quale far germogliare una armonia, requisito indispensabile per parlare di giustizia, e arrivare a un atto di clemenza di iniziativa delle Camere, cioè un’amnistia”.

Sarebbe questa, per Mauro, “l’unica alternativa reale a un confronto politico immaginato per troppo tempo senza esclusione di colpi. Nell’amnistia ricadrebbe anche il caso di Berlusconi e con lui delle migliaia di detenuti in sovrannumero che affollano le carceri italiane in attesa di giudizio”.

governo letta f-35

Il ministro precisa che la sua è una posizione personale: lo dimostra la risposta arrivata già ieri dal capogruppo al Senato di Scelta civica Gianluca Susta: “Sono decisamente contrario ad altri indulti e amnistie. Berlusconi è stato condannato a quattro anni e gode dell’indulto ultimo di tre anni. Il problema non riguarda la condanna quanto l’interdizione dai pubblici uffici, quindi l’incandidabilità o la decadenza dall’ufficio di senatore o di qualunque altro ufficio pubblico, altra cosa rispetto all’amnistia. Non vedo strade per ‘salvare Berlusconi'”.

Attenzione in crescita anche per gli “approfondimentisti”, non contrari a valutare in concreto l’applicabilità o la costituzionalità della legge Severino. Va registrata la posizione del Pd Giuseppe Fioroni dichiarata al Fatto Quotidiano: “Noi abbiamo tutte le ragioni e quindi non dobbiamo essere pregiudiziali né arroganti. Se vogliono approfondimenti e chiarimenti dobbiamo darglieli per evitare di dare loro alibi o vantaggi elettorali. La Giunta saprà discernere tra approfondimenti e strumentalizzazioni”. Fioroni però pensa a un approfondimento di qualche giorno, il centrodestra vuole ricorrere (ammesso che sia possibile) alla Consulta.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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