Renzi boccia l’indulto, Zanonato critica il sindaco di Firenze “Fa propaganda”

Pubblicato il 12 Ottobre 2013 alle 15:43 Autore: Redazione

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17.48 – “Perduto – diceva Bonhoeffer – sarebbe il tempo in cui non avessimo vissuto da uomini e da donne. Tempo perduto è quello non riempito”. Riempite il tempo non dicendo “abbiamo già vinto” – perché impedite di mettervi in gioco – ma riempitelo dando il nome dei nostri sogni all’Italia e il Pd cambierà verso a questo paese. … E’ l’ultima frase del discorso di Renzi, che scende dal palco.

17.44 – Un anno fa per molti ero quello da abbattere e il pericoloso sovversivo infiltrato. E’ bastato perdere le elezioni perché si dicesse che potevo servire. Ero un appestato e sono diventato un eroe. Non sono nessuna delle due cose. Sono uno che non vuole essere un numero ma un nome, con tutti voi. Beato l’uomo che sa farfugliare, che non le dice tutte bene, che sbaglia … e io sbaglio molto. C’è una caratteristica fondamentale, l’entusiasmo della coerenza, crederci, buttare il cuore, dire che l’Italia è migliore di come la descriviamo, che è un paese infinito pieno delle nostre speranze.  Ma accanto a questo c’è la consapevolezza che fino all’ultimo nons i molla, perché pensi che oggi sia arrivato il momento di mantenere le promesse. Quelli che continuano a dare lezione alla politica e da vent’anni non la cambiano, fanno bene ad avere paura di noi. Le promesse le manterremo tutte, manterremo da adulti le promesse fatte da ragazzi.

17.40 – Quando sono arrivati altri immigrati, noi sindaci ce ne siamo fatti carico. Ma i contributi del Governo, una volta spenti i riflettori, non sono più arrivati. Il rischio è diventare un numero sempre. Il 288 e il 289 sono due numeri finiti sui giornali: una mamma e il suo bambino, il feto legato ancora al cordone ombelicale. Ma la politica è tentare di affrontare i problemi vincendo la superficialità affrontando i numeri veri, senza andare dietro allo slogan mediatico senza poi risolverli, i problemi. La loro esigenza di libertà e la  nostra non sono la stessa? Don Tonino Bello, nel suo ultimo compleanno, si sentì cantare Freedom dai suoi ragazzi. bene, il pd deve cambiare verso alla politica sapendo che ci sono valori che sono più grandi della politica, sarò contento quando riuscirò a dimostrare che quei valori ci sono, ma fino ad allora farò di tutto perché l’occasione non sia sprecata.

17.37 – Ora tutti, specie a sinistra, citano il Papa. Nell’intervista alla Cività cattolica ha detto che ha lasciato il Vaticano non per troppo lusso, ma perché non poteva accettare di non vivere insieme agli altri. Il mondo ci invita a rinchiuderci nelle nostre paure e meschinità. Per un politico il lusso più grande è vivere nella relazione. Un partito non sta sei mesi a diScutere le regole, ma è quello che ti chiama per nome. Ed è insieme che metteremo insieme il nome da dare all’Italia. Il futuro dell’Italia non è la rassegnazione e la stanchezza. Non ci lasceremo trasformare in un codice o in un numero, come è accaduto alle vittime di Lampedusa.

17.36 – Vogliamo recuperare consenso e arrivare al futuro. Eppoi digitalizzazione spinta della pubblica amministrazione. Il Pd dovrà essere capace di suscitare. In questo tempo non ci chiamiamo più per nome. Coca Cola e Nutella ora ci chiamano per nome, ma non è solo una campagna di marketing. E’ l’idea che in un tempo di anonimato come questo, tu hai bisogno di farti chiamare per nome, essere considerato per quello che sei.

17.30 – Abbiamo perso in iscritti e in voti, ma dobbiamo essere capaci di recuperare il gusto della sfida. Come facciamo a uscire da questa crisi profonda, dal fatto che siamo il terzo partito tra i disoccupati, partite iva, professionisti, mentre siamo i primi solo tra i pensionati e i dipendenti pubblici? Dal giorno dopo possiamo ripartire dalla scuola, dall’educazione, dagli asili, dalla scommessa sul capitale umano. Abbiamo il voto degli insegnanti, ma non ci siamo mai preoccupati fino in fondo degli insegnanti, della forza sociale del loro impegno. Li abbiamo bombardati con la contraerea di riforme, ma non li abbiamo mai coinvolti in un progetto solido. Andiamo allora comune per comune, scuola per scuola, prendiamo gli insegnanti, chiediamo ai nostri 5mila assessori alla scuola di coinvolgere queste persone con due metodi: una piattaforma telematica (che coinvolga le persone per la più grande campagna di ascolto mai fatta o tentata in Europa, per togliere alibi a chi dice “non mi ascoltano” e ci faremo sentire). Il secondo meccanismo è quello del porta a porta: i circoli vadano scuola per scuola, parlino con gli insegnanti e coinvolgano i ragazzi.

17.27 – Oggi impegnarsi in un partito sembra una cosa triste, mentre vent’anni fa chi entrava alle assemblee di partito si sembrava persone brillanti. Cambiare verso al Pd è possibile non con un generico spontaneismo o con l’allegria, non sappiamo che farcene di sorrisi di plastica. Ma si deve puntare sull’appartenenza. L’amministratore sa che i problemi hanno il volto del disoccupato, del cassintegrato, della persona che ha bisogno dell’asilo, di chi è bloccato nel traffico, e invece il partito sta nei circoli, chiusi, ma li dobbiamo aprire! Vogliamo un partito curioso, che si chiede il perché delle cose, che cerca di capire cos’hanno in testa le persone. Serve un Pd coraggioso, che non pensi che il nostro coinvolgimento vada bene com’è.

17.25 – Oggi non è necessario avere una macchina dello stato che funzioni ancora di più, ma dare spazio a chi si mette insieme in cooperativa per gestire un giardino, un servizio, altre realtà. Di tutti i soldi che spendiamo in sanità con le regioni, si dovrà dire che bisogna investirne ancora, perché si vive di più e le malattie croniche aumenteranno. Vogliamo farlo solo col sistema pubblico o vogliamo dare peso e spazio anche al no profit, alle associazioni che si mettono insieme?

17.23 – L’uguaglianza è di sinistra, ma non è contro il merito. Lo stato dia a tutti le stesse opportunità, poi chi ha più merito se la giochi. Mi hanno criticato per aver chiesto un contributo sulle pensioni d’oro, ma se prendi 5mila euro al mese e hai versato solo 2mila euro di contributi non è giusto che tu non contribuisca, perché hai sfruttato il sistema. Cominciamo ad avere più fiducia nelle persone, nei corpi intermedi, nel volontariato.

17.20 – Affrontare oggi così il tema di amnistia e indulto è un clamoroso autogol. E’ bellissimo vedere un carcerato che lavora, quando chi lavora lì con loro viene assunto. Ma mi domando come facciamo a spiegare ai ragazzi delle scuole che la legalità è un valore se ogni sei anni buttiamo fuori le persone dal carcere perché sono piene. Si può cambiare la Bossi-Fini o la Giovanardi, non solo perché basterebbero i cognomi, ma perché non hanno funzionato. Chi viene dall’Africa non si ferma, con la fame che ha, perché tre camicie verdi hanno fatto una legge? Certo che si possono cambiare quelle leggi, come pure si può fare qualcosa sulla custodia cautelare, ma non è possibile aprire ogni tot le porte del carcere senza poi accompagnarle.

17.17 – Chiariamoci cosa significa l’art. 1 della Costituzione, che fonda la repubblica sul lavoro quando oggi si fonda sulla rendita e sugli “amici degli amici”. Abbiamo il coraggio di semplificare la burocrazia, eliminare vincoli che sono paurosi per chi vuole investire in Italia dall’estero. Cambiare le regole del gioco sul lavoro si può se il centrosinistra per primo ha il coraggio di dire che il sistema del lavoro tutto incentrato sulla libertà di licenziare non va, perché qui non c’è più la libertà di assumere e la riforma Fornero è stata un autogol.

17.15 – Si vuole cambiare la costituzione? Diciamo come. Come Pd siamo favorevoli a superare il “bicameralismo perfetto”, mandiamo al senato i sindaci e i presidenti di regione, senza indennità aggiuntiva, e non facciamoli decidere su tutto. Abbiamo sbagliato a fare il titolo V così, è sbagliato che ogni regione abbia la sua politica e abbiamo ingolfato di ricorsi la Corte costituzionale. Tra l’altro mi lascia perplesso il fatto che nella Corte il Presidente sia sempre il più anziano, così mantiene i benefit di presidente emerito. Diamo il buon esempio con un lampeggiante e una scorta in meno, lasciamole ai magistrati.

17.13 – Entro novembre presentiamo noi la nostra proposta elettorale con tre paletti: 1) quando si scrutina si sa già chi ha vinto; 2) quello che ha vinto è colpevole di quello che non va, senza alibi; 3) codificare l’alternanza, scoprendo la bellezza di fare l’opposizione (ma noi ci siamo troppo spesso). E se vinceremo noi chiederemo che la nostra proposta sia incardinata alla Camera, lì ci sono già i voti per ratificare con Monti questa legge per il “sindaco d’Italia” … e se ci stanno anche con il Pdl di Alfano e con i 5 Stelle.

17.09 – Il Pd può fare due cose: parlare con grande chiarezza alla politica. C’è un dibattito che sembra tra addetti ai lavori, quello sulla legge elettorale. I bambini che votano un capoclasse usano un sistema chiaro, non come i politici, non c’è bisogno per loro di fare proteste o uno sciopero della fame come il mio amico Giachetti che è in sala. … Lui deve iniziare a mangiare, se aspetta che arrivino gli altri … Ma che Pd vogliamo? Immaginare un accordo che continua sempre, con le stesse facce e volti? Questo congresso e queste primarie servono a definire cosa farà il Pd nei prossimi mesi: se vinceremo noi saremo le sentinelle del bipolarismo, e di una legge elettorale che dica “c’è il centrodestra e il centrosinistra”, niente ammucchiate. Un bipolarismo gentile.

17.06 – Il paletto del 3% è di vent’anni fa, è diventato un parametro di serietà (non si può continuare a spendere quello che non abbiamo), ma è superabile. E per poter fare questo Il Pd deve cambiare verso all’Italia. Quelli dei 5 Stelle intervengono per farci la morale, ma quando Grillo ha preso 8 milioni divoti avevamo la speranza che potesse cambiare qualcosa, avvicinare i politici alla gente e darci un minimo di fiducia, invece quei voti sono lì, fermi, messi da una parte. E il centro destra è in tutt’altre faccende occupato. E non ci sono alternative al prenderci responsabilità di cambiare il verso dell’Italia.

17.03 – Il 16% delle grandi aziende ha sede nell’estremo oriente, in tre anni le cifre sono raddoppiate, e in dieci anni si andrà dal 16% al 47%. Chi aveva un Nokia ora magari ha un Samsung. L’Europa ha lil coraggio di essere protagonista dello scacchiere internazionale o continua ad avere come orizzonte il “non fare la fine della Grecia”. Quando Marine Le Pen schizza in testa ai sondaggi parlando contro l’Euro e l’Europa ognuno dinoi rischia. Se l’Europa è stata fin qui la casa della pace è perché c’è chi ha avuto coraggio, ma ora questa gente c’è? Dobbiamo portare in Europa persone che le cambino verso, il Pd dovrà considerare i primi sei mesi 2014 per dire cosa pensiamo al di fuori degli slogan., al di fuori della paura del diverso, dell’immigrato, della minaccia. Abbiamo il coraggio di dire che l’Europa è il malato: l’Italia è credibile se cambia, allora potrà chiedere all’Europa di cambiare. Il paletto del

17.00 – L’italia deve cambiare verso all’Europa: non è l’italia il problema dell’Europa, ma è l’Europa stessa. L’Europa è una delle più belle scommesse, pensate a Spinelli, ma il racconto dell’unificazione non è sufficiente. L’Europa non può essere solo “quella cosa” che ci chiede cosa fare (compreso il recupero della ricetta del panzerotto) ma che scompare di fronte a una vergogna ai confini dell’Europa come a Lampedusa o al di fuori dei nostri fratelli Siriani. El’Europa aspetta che l’Italia inizi a dire cosa chiede all’Europa.

16.57 – Pensiamo che se il Pd continua come adesso, non vince. Un partito può non vincere qualche volta, ma un partito che non vince mai non serve. Lo voGliamo che vinca perché è l’unico modo perché l’Italia torni a crescere. Ma se non diciamo perché abbiamo buttato le occasioni non ce la faremo mai. Verso è una poesia, ma anche un’indicazione. Non facciamo il congresso per sapere quanto dura il governo, il governo non è caratterizzato da quanto dura, ma da quello che fa: se fa le cose utili siamo al suo fianco. Noi pensiamo che non si giochi a piazzare bandierine quando si fa politica, cambiare verso significa: “Come immagino l’Italia per i miei figli”.

16.55  – Non facciamoci portare via la speranza: Se voi siete qui non è per candidare me, ma perché accettate l’idea che si sia perso tempo, ma non accettate l’idea che ci si porti via della speranza. Vogliamo che il Pd provi a cambiare verso per restituire alla politica un po’ di speranza. Non siamo qui perché è un “male necessario”, o per dire “proviamo anche questa”, manco fossi il Mago Otelma. Non si sale sui carri, come dicono molti, ma i carri si spingono.

16.53 – Renzi cita Bonhoeffer: In Resistenza e resa (“Un punto di riferimento importante”) Bonhoeffer scrive: “Ogni volta che ci voltiamo indietro a guardare ci rende inquieti l’idea del tempo che abbiamo perduto”. E in questi vent’anni l’Italia ha perso tempo, ha visto discussionic ontinue, costanti, ma ha perso tempo. SI sono creati i talk show, ma non si è risolto il problema della semplificazione dello stato e del lavoro. Abbiamo perso occasioni. Parlavamo di rottamazione, ma in questi vent’anni un intero establishment ha fallito le occasioni di rilancio dell’Italia.

16.51 – Riflettiamo insieme sul concetto del tempo, che scorre inesorabile: Anche da bambino avevo difficoltà a riflettere su quel concetto. Ma col tempo abbiamo dovuto familiarizzare. Noi sindaci dobbiamo prendere delle decisioni e non possono rimandare. Mentre tutte le volte che un sindaco va a Roma rischia di avere l’impressione che tutto si possa rimandare, che il tempo scorra come se niente fosse. Chi dice che è terminato un tempo della nostra storia ci fa fare i conti con le nostre difficoltà.

16.50 – Inizio del discorso: “Grazie a Michele Emiliano e a chi è qui per mettere insieme una speranza nuova”

16.49 – Matteo Renzi sale sul palco: Accolto da un applauso, Matteo Renzi è salito sul palco della Fiera del Levante, pronto a iniziare il suo discorso. “Un momento emozionante per il sud e per bai. Siete l’energia del paese, l’unica speranza”

16.35 – Presenti prendono posto, quasi tutto pronto: Uno speaker ha invitato due volte i presenti ad accomodarsi. L’arrivo di Renzi è atteso da un momento all’altro. Ora i posti a sedere sono occupati.

16.08 – Renzi non c’è ancora, sostenitori, giornalisti e operatori in giro: Era previsto per le 16 l’inizio dell’evento, ma Matteo Renzi ancora non si vede. Sostenitori, giornalisti e cineoperatori armati di telecamere girano intorno al palco a freccia predisposto alla Fiera del Levante; per ora il pienone non c’è.

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Partenza oggi pomeriggio presso il centro congressi della Fiera del Levante di Bari. Ad accoglierlo ci sarà il sindaco di Bari Michele Emiliano, democratico di fede “renziana”. Secondo il sindaco di Bari “Renzi è quella giovane personalità in grado di costruire il futuro della politica che non sarà più quella di una volta”.

Sull’appuntamento previsto oggi nel capoluogo pugliese Emiliano ha detto: “Stiamo a vedere: bisognerà partecipare. Chi non c’è si perde una grande occasione, chi c’è potrà avere la possibilità di condividere o criticare, e di essere comunque protagonista di questo futuro dell’Italia, non del partito”. ”Perché a noi del partito in sé per sé interessa fino a un certo punto, anzi nulla dal mio punto di vista. I partiti sono solo strumenti per migliorare la vita delle persone”.

Sempre per l’appuntamento di Renzi a Bari è stato organizzato dalla Toscana, tra l’altro un volo aereo charter (circa 150 euro a testa) per fare avanti e indietro in giornata.

L'autore: Redazione

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