Branca saluta e lascia macerie. Thohir rilancia?

Pubblicato il 14 Febbraio 2014 alle 09:09 Autore: Emanuele Vena

La settimana scorsa l’Inter ha ufficializzato, con un comunicato stampa pubblicato sul proprio sito ufficiale, la risoluzione consensuale del contratto che legava la società a Marco Branca, responsabile dell’area tecnica del club nerazzurro. Tale scelta, che sulla carta può apparire come una ripicca del nuovo proprietario Thohir alla luce della clamorosa gaffe di mercato legata all’affare Vucinic-Guarin, ha invece radici più profonde. D’altronde risulta difficile credere che, dinanzi ad una decisione così drastica nonché estremamente onerosa (il “contratto a tempo indeterminato” che legava Branca alla società lascia presupporre una cospicua liquidazione), non ci siano motivazioni più nette rispetto a delusioni occasionali.

Per cercare di capire a fondo, basta analizzare la gestione del club dopo il clamoroso Triplete targato 2010. La fase di rinnovamento successiva ai fasti di Mourinho, affidata allo stesso Branca, responsabile in prima persona del calciomercato, si è rivelata a dir poco fallimentare. Qui di seguito una rapida panoramica delle otto sessioni di mercato successive al Triplete, con un elenco delle operazioni più significative in entrata ed in uscita (in corsivo le acquisizioni/cessioni in prestito).

  • Estate 2010. Acquisti: Biabiany, Coutinho, Castellazzi, Faraoni. Cessioni: Balotelli, Burdisso, Khrin, Jimenez, Quaresma.
  • Gennaio 2011. Acquisti: Nagatomo, Kharja, Pazzini, Ranocchia. Cessioni: Biabiany, Mancini, Rivas, Santon.
  • Estate 2011. Acquisti: Alvarez, Castaignos, Forlan, Jonathan, Poli, Zarate. Cessioni: Eto’ò, Pandev, Rivas, Santon.
  • Gennaio 2012. Acquisti: Guarin, Juan Jesus, Palombo. Cessioni: Coutinho, Jonathan, Motta, Muntari.
  • Estate 2012. Acquisti: Alvaro Pereira, Cassano, Gargano, Handanovic, Mudingayi, Palacio, Silvestre. Cessioni: Castaignos, Faraoni, Forlan, Julio Cesar, Lucio, Maicon, Pazzini.
  • Gennaio 2013. Acquisti: Carrizo, Kovacic, Kuzmanovic, Rocchi, Schelotto. Cessioni: Coutinho, Livaja, Sneijder.
  • Estate 2013. Acquisti: Andreolli, Belfodil, Botta, Campagnaro, Icardi, Laxalt, Rolando, Taider, Wallace. Cessioni: Botta, Cassano, Laxalt, Schelotto, Silvestre.
  • Gennaio 2014. Acquisti: Hernanes, D’Ambrosio. Cessioni: Alvaro Pereira, Belfodil.

Il panorama è desolante: la squadra che appena tre anni e mezzo fa conquistò Scudetto (il quinto consecutivo), Coppa Italia e Champions League sembra ormai un lontano ricordo. Al suo posto c’è una rosa tutt’altro che competitiva (reduce da un sesto ed un nono posto ed in difficoltà anche nella stagione in corso), con un monte ingaggi snellito (dai 150 mln lordi della stagione del Triplete ai 95 dell’attuale) ma ancora troppo elevato rispetto ai risultati sul campo (nonostante il terzo monte ingaggi del campionato la squadra è quinta, a -11 dalla terza piazza) e con un’età media addirittura più elevata (dai 27,8 anni di quattro stagioni fa ai 28,6 odierni).

Discutibile anche la qualità intrinseca del calciomercato, con gran parte delle risorse investita in calciatori accantonati ben presto. Ben 31 i calciatori acquistati nell’ultimo quadriennio a titolo definitivo, di cui 13 hanno già salutato la Pinetina. Cinque invece i prestiti non riscattati (Kharja, Poli, Zarate, Palombo e Gargano), segno di un rendimento sotto la Madonnina non all’altezza.

Gli ultimi disastri della campagna acquisti prendono il nome di Belfodil (considerato “il nuovo Benzema”, preso in comproprietà a luglio scorso per la considerevole cifra di 7.5 milioni più il prestito di Cassano e spedito in prestito a Livorno dopo appena sei mesi a dir poco evanescenti) e Schelotto (pagato un anno fa 3.5 milioni più la comproprietà di Livaja e spedito dopo un semestre prima al Sassuolo e poi al Parma). Non va meglio nemmeno ad Icardi, strappato alla Juventus a suon di milioni (sei, per la sola comproprietà) e distintosi più nel gossip che sul campo.

Ishak Belfodil, un investimento ad oggi oneroso quanto disastroso

Ishak Belfodil, un investimento ad oggi oneroso quanto disastroso

Pochi invece gli affari di rilievo. Dallo svincolato Campagnaro (tornato inamovibile dopo alcuni screzi con la società ad inizio stagione) ad Handanovic (pagato però a peso d’oro: oltre 20 milioni più il cartellino del giovane Faraoni), senza dimenticare il determinante Palacio (che però, viste le 32 primavere sulle spalle, non potrà più reggere a lungo l’intero reparto offensivo nerazzurro). Ma non bastano. Specie per un club che, con la mancata partecipazione alla Champions League 2013-14, registrerà l’ennesimo ampio passivo di bilancio (che si aggiunge agli oltre 140 milioni di rosso accumulati nelle ultime due stagioni), che peraltro potrebbe non rivelarsi l’ultimo, considerato che anche nella stagione odierna il terzo posto sembra ormai una chimera.

Rodrigo Palacio, uno dei pochi acquisti azzeccati nell'ultimo triennio

Rodrigo Palacio, uno dei pochi acquisti azzeccati nell’ultimo triennio

La realtà è che, col senno di poi, l’Inter paga la mancanza di coraggio mostrata all’alba del Triplete, con un presidente (ed il suo braccio destro Branca) incapaci di liquidare gli appagati eroi del 2010, sfruttando i cospicui introiti delle loro cessioni (basti pensare a Mourinho, intenzionato a portare con sé a Madrid sia Milito che Maicon, in un unico pacchetto da oltre 60 milioni complessivi) per ricostruire una squadra giovane ed affamata in grado di aprire un nuovo ciclo.

La strada scelta da Moratti fu invece quella della gratitudine, con la conferma in toto dei tricampioni con rinnovi a peso d’oro (basti pensare al quadriennale offerto al 31-enne Milito o ai 6 milioni netti concessi a Sneijder, che a Milano ha ballato seriamente una sola stagione). Scelta resa paradossale dalla decisione di far cassa con il più giovane del gruppo (Balotelli) che, benché testa calda, nel nuovo corso avrebbe probabilmente dimostrato molta più fame di chi è rimasto, essendo stato solamente un protagonista marginale del Triplete.

Il resto è la triste storia dell’ultimo triennio, in parte già raccontata. Con buchi di bilancio spaventosi, scelte di mercato disastrose, incapacità di vendere bene (nessuna cessione a titolo definitivo nelle ultime due sessioni di mercato) confusione sulla scelta delle guide tecniche (la fugace parentesi Benitez nonché Gasperini, ingaggiato nonostante la consapevolezza del suo credo tattico e poi immediatamente defenestrato causa abiura presidenziale della difesa a 3, salvo poi scegliere 24 mesi dopo Mazzarri, altro adepto di tale schema), nervosismo sempre maggiore della tifoseria.

Sarà compito di Thohir mettere ordine a tutti i livelli. Le prime mosse sono state senza dubbio discutibili. A partire dall’incomprensibile scelta di acquisire la maggioranza della società lasciando intatto l’asset dirigenziale morattiano. Per concludere con l’incredibile gestione della vicenda Vucinic-Guarin. Senza dimenticare l’ultima sessione di mercato (la prima gestita dal nuovo proprietario), con la scelta di strapagare un terzino in scadenza di contratto come D’Ambrosio (1.75 milioni più la comproprietà di due giovani nerazzurri) o il quasi 29-enne Hernanes (dopo le dichiarazioni del tycoon indonesiano di volere “un’Inter giovane, con giocatori under 25”).

A Thohir spetta un compito tutt'altro che semplice

A Thohir spetta un compito tutt’altro che semplice

Da questo punto di vista, la scelta di defenestrare Branca è la prima mossa coraggiosa del nuovo proprietario, in attesa di ulteriori buone nuove. Tra cui, per esempio, la capacità di far valere maggiormente il proprio peso specifico all’interno della società di fronte ad un Moratti che, con le sue continue sortite (“Thohir dev’essere più presente”), sembra tutto fuorché un mero socio di minoranza.




L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
Tutti gli articoli di Emanuele Vena →