Governo Renzi, rebus ministero economia

Pubblicato il 20 Febbraio 2014 alle 12:59 Autore: Emanuele Vena
renzi e rebus ministero economia

Nelle more delle trattative per la formazione dell’esecutivo a guida Renzi, ci sono delle poltrone da ricoprire che, ovviamente, destano particolare attenzione e curiosità. Tra queste non può che esserci quella per il dicastero dell’Economia. Negli ultimi giorni la ridda di voci si è fatta sempre più intensa, con quotazioni sempre più oscillanti ed un numero sempre maggiore di possibili candidati.

I paletti di Napolitano ed i consigli di Visco. Il nodo più importante da sciogliere riguarda la scelta tra un “politico”che sembra essere la soluzione preferita da Renzi, come sottolineato nelle ultime ore anche dall’“Huffington Post” – ed un “tecnico”, che pare sia l’opzione caldeggiata sia dal Capo dello Stato che dal Governatore di Bankitalia, in modo tale da “garantire continuità” e mantenere un filo diretto con Bruxelles, magari deponendo almeno momentaneamente l’ascia riguardante la ridiscussione del vincolo del 3% del rapporto deficit/pil.

delrio

La soluzione “politica”. Le voci riguardanti un politico sembrano concentrarsi su Graziano Delrio, ex Sindaco di Reggio Emilia, già Ministro per gli Affari Regionali nel governo Letta e attualmente in lizza anche per il ruolo di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. La sua candidatura sembra in ascesa, soprattutto dopo la gaffe che ha coinvolto Fabrizio Barca – incastrato da uno scherzo telefonico da parte della trasmissione radiofonica “La Zanzara”, in cui l’ex Ministro per la Coesione Territoriale nel governo Monti ha confidato ad un finto Vendola le sue perplessità riguardo all’eccessiva improvvisazione ed avventurismo del tentativo Renzi – altro candidato gradito al leader del PD anche in virtù del fatto che “possiede una tessera di partito”.

L’ampio ventaglio di “tecnici”. Tuttavia, molto più lunga appare la lista per una soluzione di continuità, volta a portare per la quinta volta negli ultimi otto anni – dopo Padoa Schioppa, l’interim di Monti, Grilli e l’attuale Saccomanni, ad esclusione della parentesi Tremonti tra il 2008 ed il novembre 2011 – un indipendente al dicastero di Via XX Settembre.

Tra i nomi caldi nelle ultime ore, c’è quello di Guido Tabellini, professore nonché ex Rettore della Bocconi. Cinquantotto anni, vicino a De Benedetti, l’economista torinese ha criticato l’immobilismo dell’esecutivo Letta, auspicando un’immediata riforma del lavoro – contratti a tempo indeterminato con tutele crescenti, nessun reintegro ma solo un indennizzo economico per i licenziati, sostituzione della cassa integrazione con un sussidio di disoccupazione – ed un drastico abbattimento del cuneo fiscale di almeno venti miliardi, da coprire inizialmente anche con un maggior deficit pubblico.

In ascesa, nelle ultime ore, anche la soluzione conservativa che porta a Fabrizio Saccomanni, attuale responsabile del Tesoro, nonostante la scelta di disertare il G20 di Sydney, per evitare eventuali sostituzioni in corso d’opera. La sua candidatura sembra sponsorizzata, in particolar modo, dall’attuale Presidente della BCE, Mario Draghi. Non a caso, negli ultimi giorni, l’Eurotower ha espresso la necessità di un’Italia “affidabile ed in linea con l’Europa”, per evitare future politiche espansive della BCE che alimenterebbero nei partner stranieri il sospetto che Draghi possa agire principalmente per l’interesse del proprio Paese. Per questi motivi, il bis di Saccomanni è ritenuto la scelta migliore.

Tra gli altri candidati indipendenti, l’unica donna gettonata sembra essere Lucrezia Reichlin, la cui candidatura sembra tuttavia in calo – nonostante sia la preferita in un sondaggio online proposto da “Repubblica”, immediatamente tallonata da Barca. Figlia d’arte – i genitori sono Alfredo Reichlin, ex dirigente del PCI, e Luciana Castellina, fondatrice de “Il Manifesto” – la Reichlin può vantare anche un passato anche alla BCE tra il 2005 ed il 2008. Tuttavia, la professoressa della London School of Economics potrebbe invece optare per l’altrettanto prestigiosa Banca d’Inghilterra, per la quale è in corsa nel ruolo di vicepresidente. E forse la sua scelta sarebbe stata una di quelle maggiormente “di rottura”, visto il suo giudizio sull’Italia, espresso a più riprese in passato sulle pagine de “Il Corriere della Sera”: “un Paese intrappolato in un rapporto deficit/pil insostenibile e con inesistenti prospettive di rientro, con crescita potenziale vicina allo zero, nessun rilancio della competitività ed un settore bancario estremamente fragile”.

Un nome in corsa sembra essere anche quello di Pier Carlo Padoan, ex vice Presidente dell’OCSE nonché direttore esecutivo del FMI ed attuale Presidente dell’ISTAT. Per lui, come ha sottolineato a più riprese, il modo migliore per aggredire i problemi strutturali dell’economia italiana è concentrarsi maggiormente sulla crescita e non sul debito (“che preoccupa più per la velocità con cui cresce che non per il valore assoluto raggiunto”), riformando il sistema fiscale, detassando il lavoro, avviando nuove liberalizzazioni e rivisitando la legge Fornero. Con una strizzata alla sinistra, considerata la sua opinione su tasse come l’IMU – “non danneggia la crescita” – che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di “Mister Patrimoniale”, come evidenziato da “Repubblica”.

Nelle ultime ore si affaccia anche la scelta di un “tecnico outsider” come Salvatore Rossi, sessantaquattrenne barese, attuale direttore generale di Bankitalia nonché uno dei famosi “Saggi” nominati da Napolitano nel marzo 2013 per stilare un documento programmatico. In corsa anche Lorenzo Bini Smaghi, che però sembra defilato dopo gli attriti in passato con Mario Draghi a seguito della sua riluttanza nel lasciare la poltrona nel direttivo BCE, mossa fondamentale per sbloccare l’investitura di Draghi all’Eurotower.

La pista “ex premier”. Sembra tramontata invece la via che porta a Romano Prodi, il padre dell’Ulivo, il quale avrebbe rifiutato un coinvolgimento diretto. Smentite anche le voci di una possibile investitura per il premier uscente Letta, mentre anche la posizione del suo predecessore Monti sembra piuttosto defilata.

Emanuele Vena




L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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