Legge elettorale: Una riforma impossibile?

Pubblicato il 2 Febbraio 2012 alle 15:49 Autore: Giuseppe Martelli
legge elettorale

Esistono però elementi oggettivi che suggeriscono l’estrema difficoltà nell’arrestare il processo bipolare partito nel 1994. Le “decisività” del voto, che consente agli elettori di conoscere anticipatamente rispetto alla formazione del Parlamento le coalizioni che si candidano a governare,  appare una strada senza ritorno. La struttura bipolare, favorita anche dalla spettacolarizzazione della politica e dalla personalizzazione dello scontro, è un aspetto fortemente impresso nella coscienza politica collettiva (specialmente tra i nati dopo l’89). Si potrebbe addirittura sostenere che gli elettori italiani, favoriti anche dall’esperienza delle elezioni amministrative, hanno sviluppato una certa confidenza con il concetto di accountability. Difficilmente i partiti potranno ignorare tutto ciò senza scontare grandissimi costi elettorali.

legge elettorale

Inoltre gli elettori del Terzo polo hanno fatto capire a più riprese che la propria area d’appartenenza rimane quella del centro-destra (le elezioni regionali in tal senso hanno rappresentato un chiaro  messaggio per l’ Udc) per cui alleanze, se pur di comodo, con il Pd non risulterebbero produttive.
Non rimane che aspettare e osservare  quali dei due scenari prenderà corpo: un sistema proporzionale con alleanze post-elettorali, che veda come grande protagonista il centro attraverso l’alternarsi di governi di centro-destra e centro-sinistra con Pd e Pdl che si passano il testimone assieme all’onnipresente Casini.
Oppure un sistema compiutamente bipolare (e non bipartitico) che continui  a prevedere due coalizioni catch-all ma sempre meno eterogenee grazie a percorsi politici programmatici in grado di ridurre la fratture tra alleati. Magari a favorire tale scenario potrebbe giocare l’uscita di scena di Berlusconi che renderebbe possibile il ricompattamento dell’Udc con il centro-destra a vantaggio del bipolarismo.

Ad oggi possiamo solo registrare l’anomalia italiana rappresentata dal centro che non esiste come spazio politico in nessun altro paese europeo ma che in Italia dal 1948 ad oggi gioca un ruolo cruciale.