I giornali di partito tra passato, presente e futuro

Pubblicato il 13 Dicembre 2020 alle 12:29 Autore: Gabriele Sari

I giornali di partito hanno accompagnato – e in alcuni casi accompagnano ancora oggi – tutta la storia dei partiti politici italiani. Comprendere il ruolo che l’informazione giornalistica di parte ha e ha avuto, ci permette di interrogarci su quale sarà il futuro che la aspetta.

Cosa sono i giornali di partito

I giornali di partito sono testate giornalistiche che fanno riferimento direttamente ad un partito politico e che da esso sono controllate. Sono un ottimo strumento di divulgazione degli ideali del partito che ben si prestano ad essere oggetto di propaganda politica: ieri su carta, oggi molto spesso online.

Nel corso della storia Costituzionale – ma non solo – del nostro Paese, i giornali di partito hanno svolto un ruolo fondamentale per la crescita dei movimenti politici. Si sono rivelati delle incredibili armi di divulgazione che hanno permesso ai partiti e agli esponenti politici di accrescere la loro fama e la loro popolarità.

Avanti! : quasi 100 anni di storia tra le vicende del PSI

Dal 1896 al 1993 Avanti! fu il quotidiano del PSI (Partito Socialista Italiano). Nacque nel luglio 1896 quando il PSI decise di fondare un giornale a carattere nazionale. Il primo numero uscì a Roma il 25 dicembre 1896 e uno dei primi abbonati fu il filosofo liberale Benedetto Croce.

Nel 1914-1915 l’Avanti! si schierò per la neutralità assoluta da tenere nei confronti degli opposti schieramenti nella Grande Guerra. Dopo aver mantenuto tale posizione, decisa dalla stragrande maggioranza del PSI, il suo direttore dell’epoca, Benito Mussolini, spinse il quotidiano socialista verso una campagna interventista. Il futuro duce si dimise dall’incarico il giorno seguente e già nel novembre 1914 usciva il suo nuovo giornale interventista: Il Popolo d’Italia.

Durante gli anni del regime fascista l’Avanti! fu costretto a sospendere le pubblicazioni e ricomparve in clandestinità nel 1943. Dopo la Liberazione costituirà uno straordinario strumento di propaganda per il voto a favore della Repubblica nel referendum istituzionale. Per tutti gli anni della prima Repubblica sarà lo strumento che il PSI utilizzerà per dare voce alle proprie istanze e per celebrare i propri successi politici ed elettorali.

Nel 1992 inizia la crisi che porterà il PSI al tracollo elettorale e finanziario. Nell’agosto dello stesso anno il quotidiano sferra alcuni duri attacchi all’operato del pool di magistrati che segue l’inchiesta Mani Pulite, nella quale è direttamente coinvolto Bettino Craxi, Segretario del PSI.

L’Avanti! chiude nel novembre del 1993 dopo una crisi finanziaria senza precedenti.

Il 1º maggio 2020 l’Avanti! di proprietà di Critica Sociale torna in edicola sotto la direzione di Claudio Martelli con cadenza mensile.

Tra i direttori del quotidiano alcuni ebbero un’importante carriera politica:

  • Benito Mussolini, futuro Duce del fascismo;
  • Pietro Nenni, storico leader del PSI;
  • Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica;
  • Bettino Craxi, leader del PSI e Presidente del Consiglio.

Il Popolo d’Italia: da quotidiano socialista ad organo di regime

Il Popolo d’Italia venne fondato da Benito Mussolini nel novembre 1914, dopo aver lasciato la direzione dell’Avanti! a causa del contrasto tra le sue idee interventiste e la linea neutralista decisa dalla Direzione Centrale del PSI. Il giornale dal 1924 al 1943 divenne l’organo ufficiale del regime fascista che lo utilizzò abilmente per la sua propaganda. Il Popolo d’Italia svolse un ruolo importante anche per tutto il corso della Seconda Guerra Mondiale, tentando di evidenziare le vittorie italiane, tralasciando i momenti di sconforto e di sconfitta che la guerra ebbe per il nostro Paese. Il giornale terminò le pubblicazioni nel 1943, anno della caduta del regime fascista.

Tra i corrispondenti vi fu anche il celebre poeta Giuseppe Ungaretti.

l’Unità: dal PCI alle chiusure

l’Unità fu fondata nel 1924 da Antonio Gramsci e fu l’organo di stampa del PCI, del quale accompagnerà tutta la storia politica per tutto il corso della prima Repubblica sino al 1992.

Dal 1992 al 1996 il giornale passa nelle mani di Walter Veltroni – all’epoca già Deputato – con l’intento di trasformare il quotidiano nel luogo del dibattito nel centrosinistra, ma nel 2000 il giornale cessa le pubblicazioni.

Nel 2001 un gruppo di imprenditori rileva la storica testata e l’Unità torna in edicola.

Nel 2008 la testata viene acquistata da Renato Soru, allora Presidente della Regione Sardegna e la direzione del giornale viene affidata Concita De Gregorio.

Nel 2004, per la seconda volta, a causa della grave situazione debitoria, cessano le pubblicazioni.

Nel 2015 l’Unità riprende le pubblicazioni grazie a un notevole afflusso di capitale pubblico (107 milioni di euro), ma nel 2017 si interrompe definitivamente la pubblicazione comportando la chiusura della testata per la terza volta.

Tra le firme storiche del giornale troviamo:

  • Italo Calvino, storico scrittore;
  • Margherita Hack, astrofisica;
  • Pier Paolo Pasolini, giornalista e poeta;
  • Stefano Rodotà, giurista, Deputato e Vicepresidente della Camera.

Come detto in precedenza, nel 1992 il direttore fu Walter Veltroni, che ebbe una notevole carriera politica, divenendo:

  • Segretario dei Democratici di Sinistra e in seguito Segretario del PD;
  • Ministro per i beni e le attività culturali;
  • Vicepresidente del Consiglio dei Ministri del Governo Prodi;
  • Sindaco di Roma

Il Secolo d’Italia: tra MSI PDL

Nato nel 1952 a Roma come quotidiano vicino alla destra, nel 1963 divenne organo ufficiale del Movimento Sociale Italiano (MSI).

Nel 1995 divenne l’organo di stampa di Alleanza Nazionale e dal 2009 al 2011 è stato uno dei quotidiani de Il Popolo della Libertà.

Nel dicembre 2012 ha cessato le pubblicazioni cartacee e attualmente esiste solo online edito dalla Fondazione Alleanza Nazionale.

Tra i suoi direttori storici si segnalano:

  • Giorgio Almirante, Deputato e Segretario del MSI;
  • Maurizio Gasparri (PDL e poi FI), Deputato, Senatore, Sottosegretario e Ministro.

Altri giornali di partito

Tra gli altri giornali di partito troviamo:

  • La Discussione, fondata da Alcide De Gasperi che dal 1952 al 1995 fu l’organo di stampa de La Democrazia Cristiana;
  • La Padania, fondata da Umberto Bossi, nel 1997 e chiusa nel 2014 che fu organo ufficiale de La Lega Nord. Tra i direttori anche Gianluigi Paragone, ex M5S ed oggi Italexit;
  • Giornale comunista, dal 1991 al 2014 organo di Rifondazione comunista;
  • Cronache di Liberal dal 2008 al 2013 organo ufficiale dell’UDC;
  • Europa, dal 2003 al 2014 organo de La Margherita.

I finanziamenti pubblici ai giornali di partito

Nel 2017 un’inchiesta dell’osservatorio civico Openpolis ha evidenziato in che misura i principali giornali di partito abbiano ricevuto finanziamenti pubblici dal 2003 fino al 2015. In tale periodo sono stati elargiti circa 238 milioni di euro.

In questo grafico (direttamente dal sito di Openpolis) sono analizzati analiticamente tutti i giornali oggetto dell’inchiesta:

Quale futuro per i giornali di partito

Come si è visto la maggior parte dei giornali di partito ha sospeso da anni le pubblicazioni. Solo il Secolo d’Italia e La Discussione continuano a vivere sul web. Tutto questo è legato a diversi fattori.

In primo luogo anche i giornali di partito hanno subito il calo di vendite che ha riguardato tutti i quotidiani cartacei da qualche anno a questa parte. L’informazione si muove meglio online, libera dai confini dell’immobilità tipica della carta stampata. Oggi le notizie vivono nel tempo e nello spazio, necessitano di costante aggiornamento e solo un sito web può rispondere a questa esigenza.

In secondo luogo è cambiato il modo di fare comunicazione politica. Oggi la propaganda viaggia su altri canali: i social network e i siti web che fanno direttamente capo al partito senza necessità che vi sia un organo di stampa che si interponga.