Il PD e il sostegno a Monti

Pubblicato il 14 Febbraio 2012 alle 09:32 Autore: Matteo Patané
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Rispetto al consenso mostrato dagli elettori, sono tre le formazioni politiche schierate in linea con esso: PD e Terzo Polo tra le forze in sostegno, e la Lega Nord tra quelle in opposizione.
I sondaggi relativi alle intenzioni di voto paiono in effetti al momento premiare queste forze con incrementi o al più punteggi stabili, laddove le altre forze politiche appaiono in sofferenza. Se tuttavia a sinistra del PD vi sono spazi in abbondanza per far sì che IdV e SEL possano risentire in maniera marginale di una posizione parlamentare distonica rispetto ai desideri dell’elettorato, la situazione appare più critica per il PdL, schiacciato tra la Lega ed il Terzo Polo ed ormai ridotto ai valori della sola Forza Italia nel 2006.

La discrepanza tra apprezzamento del Governo e intenzioni di voto è particolarmente evidente proprio per i due partiti maggiori: il governo è orientato a destra, è sostenuto dal PdL ma non è apprezzato dall’elettorato di riferimento della formazione di Alfano; al contrario, è apprezzato dall’elettorato del PD e sostenuto dal partito di Bersani, malgrado non sia un governo di centrosinistra.
Queste contraddizioni evidenziano in realtà quanto non ci si possa permettere di archiviare l’esperienza berlusconiana, dal momento che ogni giudizio di approvazione viene dato in buona parte in relazione al periodo di governo del Cavaliere. La sensazione è acuita dal fatto che il Parlamento è sostanzialmente lo stesso del 2008; solo con le nuove elezioni politiche si potrà avere un vero segnale di cesura che permetta di tagliare radicalmente i rapporti con il passato.

I sondaggi relativi alle intenzioni di voto, che mostrano un centrosinistra – in edizione “foto di Vasto” – in forma smagliante rispetto ad un centrodestra in affanno devono quindi essere presi in considerazione solo in relazione all’attuale fase di governo tecnico, e non possono essere considerati validi più di tanto per capire quali potranno essere gli esiti delle elezioni politiche 2013, con un vero candidato di centrodestra ed uno di centrosinistra (oltre ad altri partecipanti espressione delle forze politiche) a confronto.
In particolare, è il Partito Democratico a non poter dormire sonni tranquilli. Per quanto la formazione di Bersani sia oggi premiata dai sondaggi, è pur vero che il PD guadagna consensi in punti percentuale – o per meglio dire non ne perde in termini di numero di voti – tramite l’appoggio ad un governo comunque esterno, ad un Presidente del Consiglio non espressione del partito o in ogni caso della coalizione.

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Quanto è da considerare solida questa capitalizzazione di consenso, nel momento in cui inizierà una vera campagna elettorale, con un candidato espressione del centrosinistra e magari proprio del PD? Quanto volentieri la base del Partito Democratico, che tanta fiducia sta accordando a Monti, appoggerà un’espressione dell’establishment di partito?
L’esperienza del governo tecnico serve ancora una volta ai democratici per sopire i temi caldi che squassano il partito, primo tra tutti il forte deficit di leadership a sinistra che si protrae con ogni probabilità dai tempi di Berlinguer.
Ma la campagna elettorale è realmente alle porte, e Bersani non può indugiare: il segretario del PD ha il difficile compito di dover coniugare un appoggio a Monti in linea con i desideri della base e che comunque frutta una tenuta del consenso del partito con un’inevitabile necessità di dover comunque camminare sulle proprie gambe nel percorso verso le elezioni, mostrando di avere delle idee e di possedere la forza per sostenerle.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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