Economia Argentina, Moody’s declassa il rating al livello “spazzatura”

Pubblicato il 19 Marzo 2014 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito
moody's

Dopo aver annunciato che il rating dell’Italia probabilmente resterà ancora al livello Baa2, l’agenzia Moody’s Corporation ha declassato il rating dell’Argentina da B3 a Caa1, ovvero il cosiddetto livello “junk”, a distanza di due mesi dalla svalutazione monetaria. La decisione è stata motivata a causa delle difficoltà del Paese di accedere ai mercati internazionali e a causa delle misure politiche prese dal governo, considerate “inadeguate”. Inoltre, l’agenzia di rating ha definito “stabili” le prospettive economico-finanziarie (l’outlook), annunciando che non intende nuovamente abbassare il rating sullo Stato sudamericano nel medio termine.

Il crollo delle riserve di valuta straniera (da 52 a 27,5 miliardi di dollari in tre anni) e i vari debiti per diversi miliardi di dollari da pagare a investitori privati stranieri sono le principali cause dell’attuale condizione. Non è bastata, quindi, la politica di svalutazione monetaria adottata a gennaio: secondo gli analisti di Moody’s Corporation, entro la fine dell’anno si potrebbe ricorrere a una nuova svalutazione di oltre il 30%.

argentina economia

Dopo essere stato minacciato di essere espulso dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), durante lo scorso mese il governo argentino ha adottato un nuovo indicatore dei prezzi: è stato riconosciuto che l’attuale tasso d’inflazione del Paese è al 34,9%, ovvero circa tre volte in più rispetto quello in precedenza rilevato dal precedente sistema di monitoraggio, nonché il più alto livello inflazionistico nell’America meridionale dopo quello venezuelano.

Il governo argentino sta tentando di recuperare il terreno perduto a livello finanziario, riavvicinandosi alla comunità internazionale dopo anni di “guerra” dichiarata al capitalismo occidentale: in particolare, il principale esempio è rappresentato dall’accordo raggiunto con la multinazionale spagnola Repsol in merito all’esproprio del 51% della compagnia argentina Yacimientos Petrolíferos Fiscales (YPF). E qualche minimo risultato s’intravede proprio sul mercato dei titoli di Stato dell’Argentina in valuta straniera: infatti, i relativi prezzi sono cresciuti del 2% durante l’ultimo mese, mentre sono scesi circa dello 0,3% sui mercati emergenti.