Elezioni Francia, Le Pen boom e flop socialista

Pubblicato il 24 Marzo 2014 alle 10:15 Autore: Niccolò Inches
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Elezioni in Francia: astensionismo, Partito Socialista in ritirata ma soprattutto estrema destra e Marine Le Pen avanti tutta. Questo, in sintesi, il verdetto del primo turno delle elezioni amministrative del 23 marzo, per il rinnovo dei consigli comunali in tutta la Francia. Il tasso di non partecipazione al voto mantiene la tendenza all’incremento già registrata negli ultimi appuntamenti, arrivando a toccare il picco di 38,5% (contro il 33 del 2008). Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno in tarda serata, degli oltre 45 milioni di francese chiamati alle urne per le Municipali, il 46,54% si è espresso in favore del partito di centrodestra dell’Union pour un Mouvement Populaire, con il PS in calo al 37,74 e il Front National (4,65) primo in diverse città e in ascesa in alcuni grandi centri urbani. Il FN approfitta indubbiamente della disaffezione popolare nei confronti delle politiche governative, anche se la mobilitazione degli elettori sembra aumentare sensibilmente nei comuni dove i candidati della pasionaria Marine Le Pen fanno incetta di voti.

marine le pen

Arriva così l’atteso schiaffo al presidente François Hollande e alla sua maggioranza, i cui candidati (in non pochi casi) si vedono addirittura relegati in terza posizione alle spalle di UMP e FN. Una circostanza verificatasi ad esempio a Marsiglia, seconda città di Francia, dove il socialista Patrick Mennucci viene surclassato dal sindaco uscente UMP Jean-Claude Gaudin e dal lepenista Stéphane Ravier. Le attenzioni maggiori erano però puntate su Parigi e sulla sfida tutta al femminile tra l’ex portavoce di Nicolas Sarkozy Nathalie Kosciusko-Morizet e la ‘frontwoman’ della Gauche Anne Hidalgo: quest’ultima, accreditata da precedenti sondaggi di un vantaggio consistente sulla rivale di centrodestra, è costretta a cedere il passo (seppur di misura) con il 32% a fronte del 34 di NKM. La situazione potrebbe però facilmente ribaltarsi al secondo turno, dal momento che nei principali arrondissements (i quartieri della Ville Lumière) la delfina del sindaco uscente Bertrand Delanoe gode di un robusto margine. A Lione, il socialista Gérard Collomb si avvia verso il rinnovo del mandato (35%), forte di un distacco di 5 punti sul competitor dell’UMP; vittoria in scioltezza e al primo colpo per il conservatore Alain Juppé, ex pupillo di Jacques Chirac confermato alla guida della sua Bordeaux (60,95).

La cartina di tornasole del flop socialista è, tra i tanti, l’esito del voto presso la città nordoccidentale di Nantes, feudo elettorale dell’attuale Primo Ministro Jean-Marc Ayrault. Sei anni fa, il braccio destro di Hollande sbancò le urne con oltre il 55%, mentre la candidata del 2014 Johanna Rolland (pur in testa) si ferma a quota 34. Altro segno della débacle a sinistra è il risultato di Pau (Pirenei), dove François Bayrou ottiene più del 41% grazie anche all’alleanza con l’UMP: il leader centrista, candidato alle presidenziali nel 2012, riscatta così la sconfitta del 2008 contro la socialista Lignières-Cassout. Delude l’uomo nuovo della sinistra David Habib, bloccato al 25% (-8 rispetto a sei anni fa).

A fregarsi le mani, come peraltro vaticinato da molti, è dunque il FN di Marine Le Pen: il partito populista è  in testa in Francia in ben nove municipi dell’Esagono e ha già messo in cassaforte un centro di 25 mila abitanti come Hénin-Beaumont (già teatro di un testa a testa alle precedenti legislative tra la stessa Le Pen e il leader anticapitalista Jean-Luc Mélenchon) con il candidato Steeve Briois, forte del 50,26% delle preferenze. Al di là del risultato della regione di Pas-de-Calais e nella città di Forbach (Moselle, al confine con la Germania), dove il responsabile comunicazione Fn Florian Philippot è avanti con il 35%, lo score migliore per l’ultradestra transalpina si registra in particolare nel sud del Paese. A Béziers, che nel 2008 salutò un rotondo successo dell’UMP senza ricorrere al ballottaggio, la lista capeggiata dal “BleuMarine” Robert Ménard conduce con il 44% dei voti contro il 30 della destra “ufficiale”. Un quadro affine a quelli di Tarascon, Beaucaire e del centro pirenaico di Perpignan, dove il compagno di Marine Le Pen Louis Aliot sopravanza il candidato di centrodestra Pujol di 4 punti percentuali. A Avignone è invece testa a testa con la coalizione PS-Verdi, mentre a Saint-Gilles si profila una conferma del deputato Fn Gilbert Collard anche al secondo turno (accreditato del 42,57).

Le Pen con il prossimo sindaco di Hénin Beaumont Steev Briois
Marine Le Pen con il prossimo sindaco di Hénin Beaumont Steeve Briois

L’erede dello storico leader xenofobo Jean-Marie Le Pen, intervenuta in seguito su France2, ha faticato a nascondere la propria soddisfazione: “Già di per sè arrivare in testa in molti comuni costituiva una dinamica significativa, ma vincere al primo turno (a Hénin-Beaumont, n.d.r) era insperato! (…) La realtà è che i francesi si ricordano delle politiche di Sarkozy prima e di Hollande oggi: i cittadini vogliono il cambiamento”. Per molte realtà locali, la partita del secondo turno di domenica prossima è tutta da giocare, e la Le Pen non abbandona la tattica anti-sistema in merito alla scelta tra candidati PS o UMP: “Sarò perfettamente coerente con quanto detto in occasione delle presidenziali: lascerò libertà di scelta ai miei elettori, in funzione di considerazioni di carattere locale. Detto questo, se fossi in una situazione del genere, non andrei a votare né per l’uno né per l’altro. PS e UMP sono i grandi responsabili della situazione drammatica del nostro Paese”.

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A finire sotto la lente d’ingrandimento, tuttavia, saranno i comuni in cui il ballottaggio vedrà l’estrema destra protagonista. La normativa elettorale francese sulle elezioni Municipali, infatti, prevede un secondo turno tra le tre liste di maggioranza relativa (alle Presidenziali è limitato ai due candidati più forti) e la possibilità che la ‘terza classificata’ si ritiri dalla competizione per favorire uno dei due restanti sfidanti.  A tal proposito, i socialisti hanno rispolverato l’idea del ‘Fronte repubblicano’ anti-Le Pen: Jean-Marc Ayrault, in un video trasmesso da Palazzo Matignon, ha esortato i moderati all’Union Sacrée 2.0 tramite un implicito appello al ‘patto di desistenza’: “Il primo turno è stato caratterizzato dall’astensione e dall’ascesa del FN, in un contesto economico e sociale difficile. Molti elettori, con la scelta del non voto, hanno espresso preoccupazione e dubbi (…) Laddove il FN è nelle condizioni di spuntarla, le forze democratiche e repubblicane hanno la responsabilità di impedirlo”.

Una proposta di accordo che l’UMP ha rispedito in tutta fretta al mittente: “Non faremo appello né al voto per il FN né per un PS alleato alla sinistra radicale”, ha affermato il presidente Jean-François Copé, fautore della politica del “ni-ni” (né con la Le Pen né con la Gauche). Gli ha fatto eco l’ex premier François Fillon: “Non è prevista nessuna alleanza o accordo di desistenza al secondo turno”, ha dichiarato il predecessore di Ayrault, anticipando di fatto il mantenimento delle liste UMP (pur minoritarie) in vista del ballottaggio.

Niccolò Inches (Twitter: @Niccolink)

L'autore: Niccolò Inches

Laureato in Scienze Politiche, ho frequentato il Master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la S.I.O.I di Roma. Scrivo per Termometro Politico da Parigi, con un occhio (e anche l'altro) sulla politica dei cugini d'Oltralpe. Su Twitter sono @niccolink
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