Reportage dal meeting di Rimini, arte, letteratura e tanta attualità dall’estero, le beghe italiane rimangono sullo sfondo

Pubblicato il 2 Settembre 2014 alle 17:46 Autore: Gianni Balduzzi
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Da quando si è affermato come punto d’incontro e di racconto della realtà politica nazionale e internazionale, il meeting di Comunione e Liberazione a Rimini viene guardato dai media come un barometro degli equilibri politici nazionali, del successo o meno di un leader politico in base agli applausi raccolti al Meeting, oppure anche del successo stesso del Meeting, sulla base delle presenze VIP, o almeno di quelli che i media italiani ritengono VIP, ma in realtà cosa succede al Meeting dell’Amicizia dei Popoli, chi ci va, quale è il suo significato?

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Il Meeting, arrivato alla sua 35° edizione, essendo cominciato nel 1980, è innanzitutto una delle maggiori occasioni di volontariato di massa: la sua realizzazione si basa fondamentalmente sul lavoro di migliaia di volontari che si dividono tra le varie funzioni necessarie, come le pulizie, la segreteria, il servizio ristorante, accompagnare come hostess e stewards gli ospiti. Quello che normalmente sui media non passa è che forse sono pochi i luoghi in cui è possibile vedere primari o manager girare con secchio e spazzolone per fare le pulizie per sette giorni.

Alla base di questo impegno c’è evidentemente un forte senso di appartenenza di migliaia di persone che intendono CL come una grande famiglia, in cui sono cresciute ormai più generazioni, dai nonni ai nipoti, e il Meeting è quindi anche una occasione sociale e di ritrovo, il culmine della vita del movimento, come un completamento delle attività dell’anno, in cui si incontrano e si ritrovano amici di altre parti d’Italia conosciute magari durante le vacanze di CL o nelle edizioni precedenti del Meeting stesso.

Una delle prime cose che colpisce chiunque entri dalle porte della Fiera di Rimini è infatti la grande e preponderante quantità di giovani, dai bambini con i genitori, soprattutto agli adolescenti e gli universitari, numerosissimi, impegnati nel volontariato, per esempio nel servizio parcheggio, o come guide delle mostre, o come visitatori. Se qualcuni si prendesse a briga di misurare l’età media dei presenti sarebbe probabilmente la più bassa di ogni kermesse italiana, forse pari a quella del concerto del 1 maggio.

Si sa che il numero di figli medio di una famiglia ciellina è decisamente superiore alla media, e questa è già una parte della spiegazione, ma in realtà, tutto il Meeting naturalmente rivolto ai giovani, perchè impostato con un obiettivo prima di tutto educativo, nel senso più largo del termine, ovvero la comprensione della realtà, di ciò che è significativo e bello nel mondo. Da qui la presenza di mostre culturali interattive che partendo dagli argomenti più disparati mirano allo stesso obiettivo, illustrare l’anelito dell’uomo per trovare un senso nella realtà, per dare un senso, per scoprire il proprio destino, come viene spiegato da più parti tra i padiglioni della fiera.

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E’ quello che dice per esempio Maria Chiara, nutrizionista trentenne, famiglia del movimento, volontaria per 15 anni, di cui gli ultimi come coordinatrice delle hostess, per lei il Meeting è molte cose insieme, il luogo dove incontrare amici di vecchissima data di tutta Italia, approfondire amicizie che poi dureranno tutta la vita, incontrare la realtà di persone e avvenimenti lontani nello spazio e spesso nel tempo, ma soprattutto il Meeting è il luogo in cui fare memoria della presenza nella sua vita, nella quotidianità, di un Altro, di Dio.

Questa speciale missione è evidente tra i tanti giovani che alternano momenti allegri, sport (un intero padiglione è dedicato a campi di calcetto, beach volley, basket, ecc) all’impegno per esempio nella spiegazione di una mostra, studenti di fisica illlstrano i pannelli della mostra sullo spazio, dopo essersela studiata o spesso creata nei mesi precedenti, studenti di arte quelle che spiegano le opere e la visione di un pittore.

Così la mostra su Millet, pittore maestro di Van Gogh che riprendeva con realismo scene di lavoro nei campi o di intimità quotidiana tra madre e figlio. Oppure quella sull’esplorazine dello spazio dai suoi albori ad oggi e le aspirazioni per il futuro.

Tuttavia quest’anno è soprattutto la politica estera a farla da padrone, in particolare l’Est e il Medio Oriente. DEl resto lo stesso titolo cita il riferimento alle periferie così caro a Papa Francesco. Molto seguite sono state le mostre dedicate a piazza Majdan di Kiev e alla lotta contro Yanukovich degli attivisti filo-europei, e quella su piazza Tahrir, in particolare sulla collaborazione tra cristiani e musulmani in Egitto, uniti dalla ricerca di libertà. In questo senso è evidentissimo il distacco di CL da quella branca radicale cristiana alla Magdi Allam, Ferrara o Socci, che vorrebbe rinverdire lo scontro di civiltà e vede l’Islam come un blocco intinsecamente illiberale con cui l’occidente e il cristianesimo (erroneamente associati) non può dialogare. La comunanza, per molti osservatori superficiali non scontata, tra Comunione e Liberazione e Papa Francesco e la sua linea di apertura e dialogo è totale ed espicita.

Di conseguenza sono presenti anche stranieri anche, tra i volontari, CL è ormai un movimento internazionale presente in più di 60 Paese, e per esempio c’è Oksana, di Novosibirsk, fa parte del gruppo adulto, ovvero i consacrati laici chiamati Memores Domini, che vive ora a Mosca e fa a Rimini la traduttrice volontaria per i diversi incontri che includono ospiti russi o ucraini, dagli invitati del patriarcato ortodosso, da sempre in contatto con il Meeting e con CL, ai politici e i gironalisti che si occupano di crisi ucraina, e  spiega che è veramente triste vedere la divisione e la guerra tra popoli così vicini, soprattutto sapendo, come lei crede fortemente, che il cuore dell’uomo è uno solo in ognuno, e desidera la stessa cosa, ha le stesse aspirazioni, a ogni latitudine.

Quest’anno, complice anche il posizionamento della kermesse nell’ultima settimana di agosto e non a ridosso di Ferragosto come gli altri anni, l’affollamento è minore, a beneficio della fruibiità di incontri e mostre, comunque frequentatissimi, da ciellini doc e non. Aurelia, dentista, ha conosciuto CL grazie ad amici in età adulta, e viene da pochi anni a visitarlo, lo apprezza come fornitore di input su ciò che accade nel mondo, come stimolo intellettuale che ognuno può prendere ed elaborare come ritiene, ma che non lascia indifferenti.

Certamente uno dei temi più presenti in questa edizione è l’emergenza del Medio Oriente, le guerre in Siria e Iraq, l’Isis e la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze. Si vedono tra gli stand magliette e spille con la lettera N dell’alfabeto arabo, l’iniziale di Nasrani, cristiani, la stessa che i miliziani dell’Isis scrivono sulle case dei cristiani nelle città conquistate.

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Tra gli incontri più toccanti quelli sulla Siria con Micalessin, giornalista del Giornale embedded nelle truppe regolari siriane alla riconsuista dell’antichissima città cristiana di Maaloula dove il monastero di Santa Tecla era stato saccheggiato dalle brigate jihadiste di Al Nusra, e quello che chiude il Meeting, con il fratello del ministro pakistano cristiano ucciso pochi anni fa, Bhatti, il vescovo di Jos, nel Centro-Nord della Nigeria, il giornalista della Stampa rapito in Siria Quirico e il patriarca latino di Baghdad Warduni. Ci sono anche visioni opposte, per esempio tra Micalessin, dichiaratamente a fianco di Assad contro gli islamisti, e Quirico che ha lanciato invece un accorato appello all’Occidente perchè non lasci soli i ribelli democratici siriani, ora schiacciati tra l’Isis e il governo siriano.

E’ stato tuttavia l’appello finale di Warduni a smuovere e impressionare maggiormente, il suo appello a salvare i cristiani dell’Iraq, assieme agli yazidi e le altre minoranze, prima che sia troppo tardi, contro il nuovo totalitarismo islamico, che sta distruggendo secoli di convivenza e pace tra musulmeani e cristiani.

E così è stato evidente come, al contrario di quanto i titoli dei media trasmettano, il pensiero del popolo del meeting corresse molto lontano, non a Roma e alla politica, alle vicende dei politici più o meno amici, ma più lontano, Baghdad, Mosul, la valle di Ninive dove la dignità e l’essenza dell’uomo, ovvero ciò che solo conta al mondo secondo don Giussani, fondatore di CL, è in pericolo.

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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