Il futuro della Striscia di Gaza

Pubblicato il 2 Settembre 2014 alle 10:51 Autore: Antonio Scafati

C’è un territorio da ricostruire e un’economia da far ripartire. C’è un popolo che ha fretta di rimettersi in piedi. E poi ci sono questioni politiche da risolvere per consentire alla Striscia di Gaza di aver un futuro. Ma prima di pensare al futuro, Gaza deve affrontare i problemi dell’oggi a cominciare dalla ricostruzione. Sarebbero 17mila gli edifici danneggiati o distrutti dalle sette settimane di guerra tra Hamas e Israele.

Serviranno anni per la rimettere in sesto la Striscia di Gaza: forse un ventennio. Tra le priorità c’è quella di sistemare la rete fognaria e rimettere in funzione gli impianti di purificazione dell’acqua: come scritto da Al Jazeera, molti medici a Gaza parlano del rischio che si diffondano malattie come il colera e la dissenteria.

Aziende, negozi, fabbriche, attrezzature: anche la piccola e fragile economia di Gaza è uscita pesantemente compromessa dalla guerra tra Israele e Hamas. La disoccupazione nella Striscia ha raggiunto il 50 per cento.

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Photo by Physicians for Human Rights – IsraelCC BY 2.0

Serviranno milioni di tonnellate di materiale per ricostruire gli edifici danneggiati. E serviranno soldi, tanti soldi: cinque o sei miliardi di dollari secondo Nabil Abu Muaileq, presidente della Palestinian Contractor Union, come riportato dalla Stampa. L’Ufficio coordinamento umanitario dell’Onu (Ocha) pensa invece che 600 milioni di dollari potrebbero essere sufficienti.

Finanziamenti potrebbero arrivare dalla comunità internazionale, ad esempio dagli Usa e dai paesi arabi, ma probabilmente non si raggiungeranno cifre abbastanza alte. È facile pensare che l’Europa della crisi economica stringerà i cordoni della borsa.

Servirà inoltre la volontà israeliana di allentare il blocco sulla Striscia di Gaza, così da permettere l’accesso dei materiali indispensabili per la ricostruzione. Il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che “il primo ministro Benjamin Netanyahu deve revocare il blocco, aprire completamente i passaggi tra Gaza e Israele e dare una reale chance di sviluppo che porti pace”.

Haaretz non chiede al governo di Tel Aviv di chiudere gli occhi, non chiede di non controllare accuratamente cosa entra e cosa esce da Gaza. Il quotidiano ha ricordato come proprio nel fine settimana un alto ufficiale dell’esercito israeliano abbia sottolineato come sia nell’interesse di Israele evitare nuove e profonde tensioni sociali ed economiche nella Striscia di Gaza: da qui il suggerimento alle autorità di allentare un blocco che secondo il quotidiano “ha dimostrato di alimentare violente ribellioni contro Israele”.

Immagine in evidenza: photo by Physicians for Human Rights – IsraelCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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