La sponda araba del terrorismo in Africa

Pubblicato il 8 Settembre 2014 alle 09:41 Autore: Raffaele Masto

I miliziani somali di Al Shebab hanno confermato la morte del loro leader Ahmed Abdi Godane, rimasto ucciso con due compagni lunedì scorso da un drone americano. Gli Al Shebab hanno provveduto subito alla nomina di un nuovo capo che si chiama Ahmed Umar Abu Ubaida il quale come primo gesto ha voluto rinnovare l’alleanza del suo gruppo con Al Qaeda, capeggiata da Ayman Al Zawahyri.

Questa vicenda è significativa perché mostra quanto sia ormai vicina all’Africa la guerra globale che il terrorismo islamista ha lanciato all’Occidente. E quanto l’Africa sia contesa. La biografia del leader ucciso consente di dedurre con una certa precisione quali forze sono in campo e cosa c’è in gioco.

Ahmed Abdi Godane aveva 37 anni ed era nato ad Hargesia, cioè nella Somalia del Nord, la parte ex britannica di questo paese che, nei primi anni Novanta, ha cercato di separare (con un certo successo) il suo destino dalla parte centrale e meridionale che è invece piombata in una guerra civile di tutti contro tutti.

In quei primi anni Novanta Godane ottenne una “borsa di studio”, cioè del denaro da una facoltosa famiglia del Qatar che lo fece studiare in una madrassa in Pakistan. Aderì alla lotta armata e ricevette un addestramento molto efficace in Afghanistan.

Africa 2

Photo by MagaharebiaCC BY 2.0

Passano alcuni anni oscuri durante i quali non si conoscono gli spostamenti di Godane. Nella Somalia centro-meridionale invece sono gli anni di gloria: una coalizione di tribunali coranici conquista il potere e avvia una rigorosa islamizzazione della società. Queste Corti Islamiche vengono combattute (e alla fine espulse) grazie ad una coalizione di forze militari e di eserciti locali che si affiancano al debolissimo governo somalo. Da queste vicende nasce appunto il gruppo Al Shebab.

Nel 2008, con un altro raid aereo americano, viene ucciso Aden Ashi Ayro, il leader degli Shebab. Viene così il momento di Ahmed Abdi Godane che, dopo aver fatto fuori alcuni nemici interni, diventa il leader degli Shebab. Portano la sua firma tutte le operazioni militari dal 2008 ad oggi compreso il clamoroso assalto al centro commerciale di Nairobi che fece 67 morti.

Pare che i servizi di intelligence americani abbiano individuato Godane dopo una sua visita negli Emirati Arabi Uniti dove avrebbe una lussuosa abitazione nella quale vive la moglie e i figli. Attraverso satelliti e infiltrati sarebbero stati controllati i suoi movimenti e, alla fine, sferrato il colpo.

Come si vede l’uomo che “è stato” Al Shebab, che ha fatto crescere questo gruppo, che lo ha fatto diventare una efficiente macchina del terrorismo internazionale ha avuto forti contatti fuori dall’Africa, in quegli emirati del Golfo che tanta parte hanno in Medio Oriente, nel Maghreb, in Asia Minore e anche, come si vede, in Africa.

Immagine in evidenza: photo by MagharabeiaCC BY 2.0

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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