L’Aquila, 14 arrestati per terrorismo nero “Volevano fondare un partito”

Pubblicato il 22 Dicembre 2014 alle 16:17 Autore: Giacomo Salvini
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L’Aquila, 14 arrestati per terrorismo nero “Volevano fondare un partito”

“Sovvertire l’ordine democratico dello Stato”. Dopo “Mafia Capitale”, torna alla ribalta l’eversione nera. Come ai tempi della “Strategia della tensione” degli anni ’70, iniziata secondo gli storici con la strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) e finita con la strage del Rapido 904 (23 dicembre 1984). Un quindicennio di attentati dinamitardi, associazioni segrete (Gladio) e tentativi di colpi di Stato (Borghese, Sogno). Oggi, con le dovute proporzioni, tutto ciò si ripropone. Questa mattina, infatti, il Ros con l’impegno di carabinieri infiltrati, ha arrestato 14 persone (11 in carcere e 3 ai domiciliari) con l’accusa di associazione con finalità terroristiche o di eversione dell’ordine democratico, tentata rapina e associazione finalizzata all’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Altre trentuno persone sono indagate (in totale 44) e l’operazione ha riguardato le città di L’Aquila, Montesilvano, Chieti, Ascoli Piceno, Milano, Torino, Palermo, Gorizia, Padova, Udine, Modena, Venezia, Napoli, Roma, Varese, Como, Modena, Pavia.

La strategia. Mario Parente, comandante nazionale del Ros, e Fausto Cardella, procuratore de L’Aquila, hanno descritto in conferenza stampa il piano dell’organizzazione: era “basato su un doppio binario”, “da un lato atti destabilizzanti da compiersi su tutto il territorio nazionale e dall’altro un’opera di capillare intromissione nei posti di potere, tramite regolari elezioni popolari con la presentazione di un loro nuovo partito”. Le telefonate intercettate testimoniano proprio questo: “è giunto il momento di colpire, ma non alla cieca- dice Stefano Manni, fino a dieci anni fa sottoufficiale dell’Arma- non come alla stazione di Bologna ma vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro”. “Non a Pescara- dà la linea Manni- fra otto mesi a Milano e credo che la via dell’Italicus sia l’unica percorribile”. Parole agghiaccianti.

I politici. Tra gli indagati, vengono fatti nomi di molti politici importanti. Il primo è addirittura il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “questo è il momento storicamente perfetto per carbonizzare Napolitano e la sua scorta- scrive su facebook Manni- da qui deve partire la liberazione d’Italia”. Poi si passa a Laura Boldrini, Cecile Kyenge ma soprattutto Pierferdinando Casini e Gianni Chiodi (governatore dell’Abruzzo), particolarmente esposti perché privi di scorta.

Noi crediamo di essere arrivati prima che l’organizzazione entrasse in azione” ha assicurato il procuratore distrettuale antimafia de L’Aquila Cardella e “per la prima volta- ha concluso- abbiamo applicato la norma che prevede la presenza di agenti infiltrati”. Infine arriva anche la condanna della comunità ebraica di Roma tramite il suo presidente, Riccardo Pacifici: “per chi si ispira al fascismo non ci devono essere mezze misure” perciò ci vogliono “sentenze esemplari”.

Giacomo Salvini

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L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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