Semestre europeo Italia tra luci ed ombre: promossi e bocciati

Pubblicato il 12 Gennaio 2015 alle 13:32 Autore: Felice Tommasino
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Semestre europeo, domani il discorso di Matteo Renzi al Parlamento Europeo concluderà la presidenza italiana. Si chiude il semestre italiano iniziato a luglio sotto una non buonissima stella: l’Europa viveva una situazione di stallo da circa un anno. Il periodo che ci ha preceduti non è stato dei più facili. Molto poco si è potuto fare a Bruxelles. Complici vari eventi concomitanti tra i quali, non ultime, le elezioni in Germania e il rinnovamento dei vertici europei: Commissione e Consiglio su tutti.

L’ultimo semestre italiano c’era stato nel 2003. Allora l’inizio fu segnato dal duro intervento di Silvio Berlusconi contro Martin Schulz e gli euro-deputati: kapò il primo, turisti della democrazia i secondi. Questa volta nessun inizio col botto.

Dall’austerità alla crescita

Sin dal primo momento, l’obiettivo del premier Renzi è stato quello di provare a convertire la politica dell’austerità in politica di crescita. Un obiettivo condiviso con altri leader europei ed entrato nell’Agenda Strategica adottata dal Consiglio Ue di fine giugno che ha visto tra le priorità crescita, occupazione e competitività. A questo, in ottobre ha fatto seguito il Piano Junker. Un piano da 351 miliardi di euro reso necessario dalla difficile congiuntura economica e che potrebbe rappresentare le fondamenta su cui costruire l’Europa del futuro.

Altre buone notizie potrebbero arrivare, per l’Unione ma soprattutto per l’Italia, se la Commissione vorrà escludere i progetti cofinanziati previsti nel Piano Juncker dalle pagelle sui bilanci dei singoli stati. Renzi ed altri chiedono maggiore flessibilità ma per ora la sola risposta pervenuta è quella che invita a sfruttare al meglio la flessibilità già prevista dal Patto di Stabilità. In merito sono attese grandi novità già domani. L’Italia ed il governo Renzi sperano.

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Italia interlocutore serio con cui dover discutere

La piena adesione dell’Italia ai principi fondanti dell’Unione Europea piace molto a Bruxelles e agli altri leader europei. Siamo considerati un interlocutore serio con cui discutere. In attesa di una possibile ulteriore affermazione dell’Italia tra le potenze europee, registriamo gli importanti accordi raggiunti nel settore Ecofin durante il semestre di presidenza: la fine del segreto bancario, la clausola anti abuso contro la doppia non imposizione fiscale delle imprese multinazionali e l’accordo sull’antiriciclaggio. L’autorevolezza e l’affidabilità da molti riconosciute al ministro Pier Carlo Padoan hanno inoltre dato una spinta propulsiva agli investimenti.

Semestre europeo, risultati positivi su immigrazione e ambiente

Come sottolinea La Stampa, risultati positivi sono arrivati anche dai difficili campi immigrazione e ambiente. Nel primo è stata decisiva la decisione dell’Italia di lavorare al fianco dell’Europa: Frontex è stato rafforzato ma si potrebbe ancora migliorarlo convincendo i paesi che ad oggi non sembrano esserne affatto affascinati. Sul tema ambiente, sono stati approvati numerosi dossier ambientali: sulla libertà di vietare la coltivazione di Ogm, sulle norme per l’eliminazione dei sacchetti di plastica monouso e sul limite alle emissioni degli impianti di combustione di media grandezza. È stato inoltre ratificato il prolungamento degli accordi di Kyoto sul clima ed è stato rafforzato il pacchetto sull’Economia circolare che la Commissione voleva addirittura ritirare e che riguarda la riduzione dei rifiuti e l’obbligo di riciclare i materiali. Non bene invece il bilancio in materia di agricoltura e “made in” (l’etichetta di origine dei prodotti non alimentari fabbricati nei paesi terzi). Il ministro dell’Agricoltura Martina proponeva una nuova normativa sul biologico e misure volte a favorire i giovani agricoltori. È tornato a casa a mani vuote. Non è andata meglio al ministro Guidi con il suo dossier sul “made in”.

Renzi ha usato Europa solo come vincolo per riforme?

Molto critico nei confronti del semestre italiano è L’Espresso. Il settimanale imputa a Renzi il fatto di aver usato l’Europa come vincolo per poter attuare le riforme in Italia. Una presidenza, quella italiana, che a Bruxelles avrebbe assunto una duplice sembianza: “C’era la presidenza italiana intesa come macchina diplomatica, grigia e tradizionale. E c’era il presidente Renzi, aggressivo contro la burocrazia europea”.

Matteo Renzi avrebbe inoltre commesso due errori: aver più volte attaccato gli euro-burocrati e l’aver snobbato la Commissione. Attacchi ingiustificati verso i primi perché si sono trovati ad appoggiare i voleri dell’Ue soltanto perché non hanno trovato l’appoggio del proprio governo nazionale. La poca attenzione verso la Commissione rischia invece di presentare un conto salato all’Italia: nel Consiglio, da sempre campo privilegiato da Renzi, è forte la presenza dei tedeschi. La Commissione, da lui trascurata, è il luogo dove da sempre hanno trovato spazio gli interessi del nostro paese.

Il flop di Renzi, secondo L’Espresso, è da registrare anche sui dossier. Su tutti, quello riguardante l’Agenda digitale promosso dal premier in persona: l’Italia è ancora agli ultimi posti per l’uso di internet.

Sei mesi che il settimanale non tarda a definire come lo specchio dell’euro-populista Renzi. Un semestre, quello di presidenza, passato senza sussulti positivi dunque ed un nuovo semestre, il prossimo, che presenterà nuove e più difficili sfide. Si inizia subito: elezioni in Grecia, il voto per il Quirinale e il tentativo dell’Italia di forzare i trattati dell’Ue.

Voci critiche da Bruxelles verso l’Italia

Come riporta ancora L’Espresso, quantomeno una parte di Bruxelles non ci ha visti di buon occhio durante il nostro semestre di presidenza. Disorganizzazione, caos e improvvisazione. Queste le sensazioni più diffuse. Rosa Balfour dell’European Politicy Centre ammonisce: “Tutto era in ritardo. L’Italia ha già fama internazionale di ‘ultimominutismo’ e questa Presidenza ha confermato tutti gli stereotipi degli italiani caotici e disorganizzati”. Critiche da Bruxelles al nostro premier arrivano anche sulla tanto cara flessibilità: “Vende la parola flessibilità come una vittoria, ma lo fa perché non ha molto altro da vendere” dice il capogruppo dei Verdi Philippe Lamberts. E aggiunge: “Diceva che avremmo cambiato lo spirito della governance europea, ma Consiglio e Commissione 
non vogliono cambiare né lo spirito, né la lettera. Siamo al Renzi da grande teatro, è un attore con talento ma rimane solo quello, se non sarà più primo ministro potrà fare delle serie tv”.

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A conclusione, un’altra citazione che piove dai vertici di Bruxelles e che dall’ormai prossima a conclusione esperienza di Renzi rimanda a quella dell’ex Cavaliere: “Berlusconi faceva molte battute, disegnava e girava 
i suoi disegnini agli altri capi di Stato e di governo. Adesso siamo passati da un discolo delle medie a un premier che parla come un liceale”.

Punti di vista differenti sul semestre italiano di presidenza europea. I fatti ci dicono che qualcosa è stato fatto, qualcos’altro no. Si poteva fare di più ma si poteva fare anche di meno, forse.

L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
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