Tre anni dopo la morte di Bin Laden: i misteri di “Lancia di Nettuno” e la “nuova” Al Qaeda

Pubblicato il 2 Maggio 2014 alle 15:41 Autore: Guglielmo Sano

La vera e propria caccia a Osama Bin Laden è cominciata nel 2001: il fondatore di Al Qaeda era stato schedato dagli investigatori americani già negli anni ’90 ma, dopo l’attacco alle torri gemelle di New York, divenne il nemico pubblico numero uno, il simbolo del terrorismo islamista anti-americano che con la sua morte si voleva sconfitto una volta per tutte. La ricerca della “primula rossa” è terminata solo nel 2011, il primo di Maggio, quando durante un’operazione del SEAL Team Six, sezione del DEVGRU (United States Naval Special Warfare Development Group), reparto speciale dei Navy Seals – creato appositamente per portare a termine complicate azioni anti-terrorismo all’indomani del rapimento del personale d’ambasciata americano di stanza a Teheran del 1979 – Bin Laden è stato ucciso con due proiettili che l’hanno raggiunto al petto e all’occhio sinistro.

Bin Laden per almeno dieci anni era rimasto nascosto in Pakistan: con un’operazione di intelligence cominciata nel 2010, i servizi segreti Usa hanno trovato il suo nascondiglio in un complesso residenziale di Abbottabad, nel Nord Ovest del paese. Notevoli controversie sono nate tra Washington e Islamabad a proposito del raid – condotto unilateralmente dagli americani, quindi, senza informare i servizi pakistani che, velatamente, sono stati accusati di aver favorito la latitanza di Bin Laden e di cui, più o meno ufficialmente, sono state mostrate la negligenza e l’inadeguatezza.

bin laden al qaeda

A tre anni dalla morte del suo fondatore, tuttavia, Al Queda non è stata sconfitta, al contrario, dopo la “Primavera Araba”, sta attraversando un momento di nuovo splendore, grazie alla leadership di Ayman al-Zawahiri e all’apporto del “general manager” Nasir al-Wuhyashi, in Iraq, nello Yemen, nel Sinai, in Somalia, oltre che nello scacchiere siriano.

Si fanno sempre più pressanti anche i misteri che circondano l’operazione “Neptune Spear”, cioè “Lancia di Nettuno”, quella in cui Bin Laden perse la vita: dei 25 militari che vi parteciparono solo 2 sono tuttora in vita – ventidue sono stati uccisi mentre il loro elicottero li portava in Afghanistan pochi mesi dopo l’attacco di Abottabad, un altro è morto a causa di un banale incidente durante un’esercitazione di routine – uno dei due vivi, Matt Bissonette è stato costretto alle dimissioni con disonore per aver svelato i dettagli segreti della missione in un libro, mentre l’altro – di cui non si sa il nome e viene chiamato “shooter” – ha perso la copertura sanitaria per aver deciso di lasciare i Navy Seals tre anni prima della fine del contratto.

Guglielmo Sano

 

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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