Rizzo: “Solo il comunismo porterà l’Italia fuori dalla crisi”

Pubblicato il 7 Aprile 2015 alle 19:51 Autore: Redazione
marco Rizzo, segretario del Partito comunista

Marco Rizzo, ex deputato del Partito dei comunisti italiani, oggi segretario del neonato e microscopico Partito comunista, ha la ricetta per uscire dalla crisi. E non è, propriamente, qualcosa di innovativo. In un intervento al portale news Affaritaliani, Rizzo spiega come portare fuori dalla recessione il Belpaese, ormai da anni impantanato con una crescita, quando va bene, da prefisso telefonico. In poche parole: abolizione della proprietà privata, nazionalizzazione delle grandi banche e aziende, abolizione dei privilegi alla Chiesa Cattolica e uscita da Ue e Nato.

Il testo integrale dell’intervento di Rizzo

Noi comunisti indichiamo punti programmatici molto chiari e netti come base di un vero cambio politico per avviare l’edificazione di un nuovo ordinamento sociale.La pressione fiscale ha raggiunto, ormai, in Italia, il 55% ( rapporto fra entrate fiscali e Pil ), colpendo sia i lavoratori dipendenti ed i pensionati (che pagano il 93% dell’Irpef totale), ma anche i lavoratori autonomi e le piccole imprese.

Tanto più lo Stato, non è proprietario di attività produttive di beni e servizi e di banche, che garantiscano introiti economici, tanto più il fisco è l’unica fonte di sostegno alla spesa pubblica. I comunisti propongono come obiettivo programmatico principale ed iniziale del loro progetto politico l’esproprio, la nazionalizzazione ed il controllo operaio e popolare dei principali gruppi produttivi e bancari come base per un livello inizialmente significativo di socializzazione dell’economia nazionale.

Ciò ha come conseguenza, sul piano fiscale, che lo Stato, nel nuovo ordinamento socialista, è in grado, in quanto detentore e pianificatore dell’utilizzo della ricchezza prodotta dai lavoratori nelle imprese socializzate, di allentare, fin da subito, consistentemente la pressione fiscale, fino alla sua riduzione ai minimi termini e alla sua eliminazione nelle fasi più avanzate della transizione socialista-comunista.

Inoltre, con la  nazionalizzazione, senza indennizzo, delle banche, delle società finanziarie, dei fondi speculativi, delle assicurazioni, delle grandi aziende e dei settori strategici di rilevanza nazionale, delle aziende che hanno delocalizzato produzioni all’estero, con la competenza statale sul commercio estero (al fine di salvaguardare gli interessi del Paese) sulla base di reciproci vantaggi, cooperazione, equità e parità di rapporti nei confronti dei partner internazionali,  la disoccupazione si ridurrebbe al minimo e tutte le persone in età lavorativa potrebbero essere occupate in un lavoro o in una mansione.

Nella fase di transizione al nuovo sistema si acuirebbe la lotta alla rendita parassitaria, attraverso la tassazione dei grandi patrimoni e delle transazioni finanziarie, così come  la lotta all’evasione fiscale, prevedendo il carcere e la confisca dell’intero patrimonio per i casi più gravi. La lotta alla corruzione nell’apparato statale e nella pubblica amministrazione, con la confisca del patrimonio tanto per il corrotto che per il corruttore, nonché nei casi di concussione.

L’abolizione di tutti i privilegi fiscali della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose, delle politiche di agevolazione e dei trasferimenti statali in loro favore assieme all’uscita dell’Italia dalla NATO con disimpegno del nostro Paese da tutte le missioni di guerra all’estero e la conseguente chiusura di tutte le basi militari straniere concluderebbe questa prima parte di passaggio con i Comunisti al potere. Non sarebbe così male! In barba a quelli che ci dipingono come “mangiatori di bambini”!

L'autore: Redazione

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