L’Italia di Renzi vista da Antonio Decaro Intervista al secondo sindaco più amato d’Italia e primo cittadino di Bari

Pubblicato il 12 Giugno 2015 alle 10:16 Autore: Giuseppe Spadaro
primo piano del sindaco di bari antonio decaro

Intervista al sindaco di Bari Antonio Decaro, secondo sindaco più amato d’Italia secondo il sondaggio del Sole 24 Ore sui sindaci più amati d’Italia. Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato la nostra intervista al sindaco di Bergamo Giorgio Gori piazzatosi al terzo posto della stessa classifica.

D. Sindaco Decaro si aspettava di finire sul podio, al secondo posto, dei sindaci più amati d’italia? Qual è secondo lei l’elemento più apprezzato dai suoi concittadini della sua amministrazione?

R. Non mi aspettavo che i miei concittadini a meno di un anno dalla mia elezione mi facessero un altro regalo così grande. In questi mesi ci sono stati momenti di sintonia e momenti in cui c’è stato qualche malcontento ma credo che nonostante tutto i baresi abbiano apprezzato la mia sincerità, sia nelle cose belle che in quelle cose brutte e soprattutto il fatto che non ho mai smesso di parlare con loro. Anche se, devo dire la verità mia figlia di 13 anni quando hanno pubblicato la classifica mi ha detto: pensa come stanno messe male le altre città!

selfie antonio decaro con pietro petruzzelli assessore del comune di bari

D. È arrivato sulla poltrona di primo cittadino di Bari dopo essere stato consigliere comunale, assessore a Bari, consigliere regionale (anche con ruolo da capogruppo) e deputato… cosa ha imparato nella girandola di funzioni e incarichi che ha ricoperto negli ultimi anni? 

R. Ho imparato che ovunque ti trovi e qualsiasi incarico tu ricopra, se ne hai voglia puoi lavorare per il tuo territorio e per i tuoi concittadini. Quando mi sono candidato alla Regione, dopo essere stato eletto al consiglio comunale, molti mi hanno rimproverato il fatto di stare abbandonando la mia città, ed invece attraverso il mio ruolo di consigliere ho potuto portare avanti leggi e altre iniziative a vantaggio dei territori e della mia città. La stessa cosa è successa quando sono stato eletto in parlamento. Lì, per esempio, ho fatto approvare un emendamento al codice della strada che permette ai comuni di reinvestire i proventi della sosta a pagamento nel trasporto pubblico, cosa che non era prevista e che per un’amministrazione comunale era una grave perdita.

D. Parliamo delle ultime elezioni: è finita 5 a 2 per il centrosinistra…nel post voto piovono su Renzi molte critiche sulla gestione poco collegiale del Pd e sulle accelerazioni sul tema riforme… le condivide e soprattutto qual è l’aspetto che Renzi dovrebbe migliorare nell’esercizio della leadership al Governo e nel Pd?

R. Sono convinto che Matteo Renzi sia l’uomo giusto per guidare il Pd e che la gestione del partito sui territori, che non rientra nelle competenze del segretario nazionale, non debba tradursi in una critica sul Governo nazionale o sulle riforme che si stanno portando avanti, che, è bene ricordare, l’Italia aspettava da decenni nell’immobilismo più assoluto dirigente della politica e dei governi. Gli esiti delle elezioni amministrative territoriali sono il frutto di un insieme di fattori – legati soprattutto al profilo dei candidati e del loro rapporto con i territori – che poco hanno a che vedere con il Governo nazionale o con il consenso del Presidente del Consiglio. Molti dei candidati che il Pd ha sostenuto durante le elezioni regionali sono stati eletti dalle primarie non certo nominati da Matteo Renzi. Questo è un dato oggettivo di cui si deve tener conto, è il popolo delle primarie a scegliere i candidati del centro sinistra, a differenza di quanto accade ancora dall’altra parte.

D. Il suo collega Gori ha parlato nell’intervista da noi pubblicata di un rapporto tra governo Renzi ‘non soddisfacente con gli enti locali e con i territori’… perché secondo lei viene vissuto con distacco o poca fiducia il rapporto col Governo da molti amministratori?

R. La mia esperienza personale è sicuramente molto diversa da quella descritta dal mio collega. Il comune di Bari ha un dialogo continuo e proficuo con il governo, senza fare sconti sulle questioni che ci vedono per forza di cose in posizione dialettica con il governo centrale. Io sono sempre stato convinto che fare il sindaco di una grande città del sud voglia dire emancipare prima di tutto noi stessi dall’idea di dover dipendere dal contributo del Governo centrale. In occasione di una delle mie prime uscite pubbliche da sindaco (Fiera del levante settembre 2014) ebbi modo di sottolineare, alla presenza del Premier, che la città di Bari non avrebbe mai elemosinato niente ma avrebbe chiesto con forza quanto le spettava e così è stato: ad esempio, abbiamo chiesto che la gestione della edilizia giudiziaria tornasse in capo al Ministero competente, invece di gravare sugli Enti locali, e tale richiesta è stata recepita dal Premier, che ha modificato la legge finanziaria prevedendo il rientro di questa funzione in capo al Ministero dal prossimo ottobre.

D. Tema sud, è alla guida di una grande città metropolitana: riconosce i limiti del Mezzogiorno nella sua globalità ed una distanza dalla parte settentrionale del Paese? Sull’occupazione i dati parlano di emigrazione giovanile da sud a nord in crescita e la % media dei neet-chi non studia e non lavora nelle regioni del sud tocca cifre spaventose…cosa fare per recuperare lo svantaggio?

R. Il sud è sempre stata una grande risorsa in termini di competenze, di territorio, di opportunità di investimento e troppo spesso il nostro territorio è stato sfruttato senza che gli fossero riconosciute le giuste compensazioni in termini di sviluppo. Io credo la tendenza si stia pian piano invertendo. La Puglia, prima fra le regioni meridionali, è una terra che sta ritrovando orgoglio e dignità e i pugliesi si stanno riscoprendo capaci di creare valore e opportunità qui nelle loro città e nei loro paesi. Su questo fronte è stato determinante tutto il lavoro svolto negli ultimi 10 anni dal governo regionale guidato dal presidente Vendola, che sicuramente il nuovo Presidente, Michele Emiliano, proseguirà. Oggi i ragazzi pugliesi sono orgogliosi di essere e di definirsi tali e soprattutto sempre più spesso decidono di restare o di tornare. Su di loro possiamo e vogliamo ancora investire tanto.

sul palco antonio decaro ed il segretario del pd matteo renzi

D. Vendola, Emiliano, Civati, Renzi sono 4 leader della sinistra…si dice che lei sia molto amico di ognuna di queste 4 personalità politiche e che li conosca tutti molto bene…ha mai pensato di organizzare un incontro per ricomporre le fratture regionali e nazionali della sinistra (tono più informale)?

R. Io sono molto orgoglioso e onorato del rapporto che mi lega a queste persone: con ognuno di loro, prima ancora del percorso politico, ho condiviso una parte della mia vita. Detto questo, parliamo di uomini molto diversi tra loro che provengono da storie politiche e umane diverse tra loro, tutte rispettabilissime. È per il rispetto che porto verso ognuno di loro che ho sempre cercato di facilitare alcuni passaggi delicati che riguardavano l’amministrazione di un territorio più che fare da pontiere tra le differenti posizioni politiche. E comunque, le “fratture” molte volte sono più frutto del racconto giornalistico che non della cronaca dei fatti.

decaro con microfono in mano e maglia scura con civati in camicia celeste

D. Con la vittoria di Emiliano che Puglia si aspetta? Molti commentatori parlando di Bari come dell’area uscita ridimensionata dal voto in termini di rappresentanza…anche lei la pensa cosi? Secondo lei Emiliano dovrebbe lasciare la segreteria regionale del Pd per dedicarsi a tempo pieno al ruolo di presidente della regione?

R. I numeri parlano di una conferma assoluta dei risultati del Pd e delle forze di centro sinistra che poco meno di 12 mesi fa hanno sostenuto la mia candidatura, quindi credo il territorio di bari confermi assolutamente la sua scelta di centro sinistra. Questo a mio parere dipende anche dal grande lavoro che il partito democratico ha fatto sul territorio in questi anni e dalle buone politiche del centro sinistra delle amministrazioni cittadine e regionali. Di entrambe le cose, Emiliano è stato uno dei protagonisti, anche se ora, come lui stesso ha dichiarato, dovrà riservare tutto il suo impegno e la sua concentrazione al delicatissimo ruolo di governo della Puglia che l’elettorato ha voluto affidargli; peraltro, il Partito ha tante risorse giovani e capaci che possono fare altrettanto bene.

D. Qual è il suo giudizio sulla crescita esponenziale della Lega e dell’ascesa della leadership di Salvini degli ultimi tempi..la preoccupa sul piano politico o ritiene che sia impossibile un reale e profondo radicamento dell’agenda Salvini anche nelle regioni del sud?

R. Salvini sta strumentalizzando le grandi emergenze economiche e sociali che in questi anni hanno messo in crisi il nostro Paese e tutte le economie occidentali mondiali per generare un clima da perenne contesa elettorale senza assumersi mai responsabilità di governo in prima persona. Ha occupato lo spazio della demagogia politica tipica di chi sta fuori dalle istituzioni. Se ci pensiamo è un percorso già visto, neanche tanto tempo fa e abbiamo già appurato che poi ogni progetto che si candidi ad amministrare e assume ruoli di governo, deve scendere a patti con i bisogni reali dei cittadini a cui non si risponde con le urla ma con le soluzioni concrete. La Lega, che ricordiamo è stata al governo con Berlusconi per più di dieci anni, non ha dato risposte valide neanche a quei territori di cui aspirava ad essere l’unica rappresentanza e nel tempo ha perso credibilità come forza politica. Sul piano dell’azione politica e di governo non sono preoccupato perché sono convinto che il Partito Democratico abbia dalla sua una valida classe di amministratori e una nuova classe dirigente politica che sta dimostrando di saper tornare a parlare degli italiani e con gli italiani.

foto sindaco di bari e suoi assessori durante la presentazione della giunta con caschi gialli da lavoro in testa e cognome scritto in nero su foglio bianco poggiato sul casco

D. Il futuro di Bari: tre cose in corso d’opera o che ha in mente per rendere Bari sempre più vivibile e accogliente…

R. Bari deve ricucire il suo rapporto sociale, infrastrutturale ed economico con il mare. Siamo l’unica città adriatica a non avere un lungomare fruibile al 100% dai cittadini e dai turisti. Per questo stiamo lavorando sulle coste, dalla messa in sicurezza dei litorali, alla realizzazione del waterfront sulla costa a nord, al prolungamento delle spiagge pubbliche cittadine fino a 3 km a sud, al dragaggio dei porticcioli e alla creazione di un porto turistico che permetta l’attracco di piccole e medie barche di lusso. Bari è una città che merita una possibilità di farsi conoscere e per far questo dobbiamo avere il coraggio di lanciare il cuore oltre l’ostacolo tutti insieme, amministratori e cittadini. In questo anno abbiamo posto le basi per sviluppare un polo di arti contemporanee, stiamo lavorando sui contenitori e sui contenuti artistici e culturali generando un offerta degna delle grandi capitali europee. Stiamo richiamando in città le più grandi personalità baresi che hanno maturato esperienze e fama in tutto il mondo per restituire a Bari un po’ di quello che la città ha dato loro durante la crescita. Contemporaneamente abbiamo chiesto ai baresi di amare di più e di rispettare la città con piccoli e grandi gesti quotidiani. Stiamo creando una rete metropolitana della terra di Bari che faccia del capoluogo non solo un hub trasportistico efficiente ma una città da visitare e da vivere. Bari è una città già accogliente che sta prendendo coscienza delle sue possibilità.

Dopo aver sognato un futuro da bomber (come da intervista a Corriere del Mezzogiorno del 6 gennaio 2015) una laurea in ingegneria ed una carriera politica nel mezzo del percorso lavorativo all’Anas cosa farebbe dovendo decidere di cambiare radicalmente la sua vita e di dedicarsi a tutt’altro?

Non farei altro che non fosse il mio lavoro. Io fin da piccolo ho una grande passione per i treni e per i trasporti, forse perché sono figlio di un ferroviere. Tornerei all’Anas per seguire la realizzazione di una grande opera nel mio territorio. Mi piacerebbe avere più tempo per vedere le mie figlie crescere serene nella nostra città e trovare il tempo di tornare a pescare con mio padre.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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