La CGIL perde 700 mila iscritti, quasi nessun disoccupato tra gli aderenti.

Pubblicato il 19 Agosto 2015 alle 14:04 Autore: Gianni Balduzzi
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E’ cosa  risaputa e non stupisce più di tanto probabilmente, ma ora arrivano i dati.

Da un report interno della CGIL aggiornato al 1 luglio, e ripreso da Repubblica , emerge il crollo degli aderenti al principale sindacato italiano. -700 mila dal 2014, ovvero il 13% circa.

Un calo che colpisce tutte le categorie e cambia il panorama interno del sindacato di Susanna Camusso.

CGIL: i pensionati sono più del 50%

Già poco tempo fa uno studio di Tito Boeri, Agar Brugiavini e Lars Calmfors mostrò che tra gli iscritti di Cgil, Cisl e Uil quasi il 50 per cento era un pensionato. E gli under 34 erano già meno del 10%.

Oggi nella CGIL i lavoratori sono 2.185.099 contro 2.644.83 pensionati, anch’essi comunque in calo di 80 mila unità. Il sorpasso è avvenuto, insomma.

Se guardiamo alle categorie quella che perde più aderenti è quella dei precari, -48,8%, a seguire intorno il 20% gli edili, il commercio, l’agricoltura.

Chi resiste meglio è la FIOM, l’ala dura e pura della CGIL, che perde il 12,5%, ma soprattutto, appunto i pensionato dello SPI, -3% circa.

Quello che stupisce soprattutto è il basso numero, quasi nullo, di disoccupati: solo 8 mila su circa 5 milioni di iscritti, meno della metà dei 14 mila del 2014.

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La difesa della CGIL: “Sono dati parziali, e stiamo cambiando paradigma”

La CGIL si difende osservando che il confronto andrebbe fatto con il giugno del 2014, e che rimane ancora tutto l’autunno per iscriversi, e in effetti rispetto al 1 luglio 2014 il calo di iscritti è “solo” di 100 mila, che però diventano 200 mila se il confronto è con il 2013.

Il declino non è di oggi ed è evidente, e Baseotto della segreteria CGIL ammette che certo anche il sindacato di Susanna Camusso deve confrontare con i profondi mutamenti della società e del mondo del lavoro, in cui però, afferma, deve cambiare l’impostazione, anzi deve rovesciarsi, dalla flessibilità e deregolamentazione si deve passare agli investimenti pubblici.

Non sono musica per le orecchie del governo.

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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