Addio Pietro Ingrao: la storia, il Pci, il cordoglio della politica

Pubblicato il 28 Settembre 2015 alle 12:54 Autore: Daniele Errera

Articolo pubblicato da Daniele Errera il 28/09/2015

“Appello di Pietro Ingrao: votate comunista”. Ingrao era un uomo tutto d’un pezzo. Non lasciò mai quella parte politica e ci mise la faccia per decenni e decenni, fino alla veneranda età di cento anni. Quel manifesto che girava tutta Italia, il richiamo della (rossa) foresta, non è così datato, ma proviene da un recente periodo. Non mollava mai, Ingrao. Sempre coi comunisti, per il comunismo.
Nacque a Lenola (provincia di Latina, basso Lazio) nel lontano marzo del 1915. Il caso volle che venne alla luce proprio in uno dei posti dove il fascismo ottenne più consensi. Ma lui, influenzato anche dagli insegnanti Pilo Albertelli e Gioacchino Gesmundo del ginnasio a Santa Maria Capua Vetere e del liceo a Formia, si schiera dall’altra parte. Comincia l’attività anti-fascista sin dal 1939, quindi nel momento in cui l’Italia, pur essendo alleata di Hitler, non è ancora in guerra assieme alle potenze dell’Asse. L’anno successivo entra nel Pci, ancora Partito Comunista d’Italia (ovvero una sezione del Comintern, l’Internazionale Comunista). Posizionandosi a sinistra, non ne uscirà mai più.

La carriera di Pietro Ingrao

La sua carriera, dopo la seconda guerra mondiale, non conosce freni: deputato Pci sin dal 1950, raggiunge la carica di capogruppo comunista tra il 1964 (anno della morte di Togliatti) ed il 1972. Prima aveva diretto l’organo stampa comunista, L’Unità (tra il ‘47 e il ‘57). Dopo il grande successo elettorale del 1976, inoltre, gli vengono affidati i lavori della Camera dei deputati, che presiede per tre anni. Poi gli anni ’80. La morte di Berlinguer, la successione a Natta e l’esplosione di Achille Occhetto. Contrario alla svolta della Bolognina, Occhetto decide comunque di aderire al Pds e presiedere la corrente dei Comunisti Democratici. Durerà due anni sotto ‘la quercia’, per quindi aderire a Prc (Rifondazione Comunista), per la quale resterà iscritto per tre lunghi lustri. Nella sua vita, avrebbe poi raccontato in ‘Voglio la Luna’, ha sempre cercato di approfondire i temi fondamentali per un uomo di sinistra che ha vissuto in clandestinità la propria attività anti-dittatura: sono la pace, la democrazia, il razzismo, le lotte operaie. Nobili iniziative.

foto in bianco e nero di pietro ingrao

I messaggi di cordoglio

Tanti i messaggi di cordoglio per la morte di Ingrao. Il primo è il premier Renzi: “Cìcon Pietro Ingrao scompare uno dei protagonisti della storia della sinistra italiana. A tutti noi mancherà la sua passione, la sua sobrietà, il suo sguardo, la sua inquietudine che ne hanno fatto uno dei testimoni più scomodi e lucidi del Novecento, della sinistra, del nostro Paese”. Anche Veltroni lo ricorda con un semplice “Ciao, Pietro”. E se L’Unità parla della sua vita come “cent’anni di passione”, Laura Boldrini promette che “Montecitorio saprà onorarlo”. Da sinistra parla Vendola: “nobiltà della politica, amore per la vita, ricerca della libertà. Tanta parte nostra vita. Lo abbracciamo con amore: grazie, vecchio Pietro”, le parole del leader Sel. Carica anche l’ex leader della Cgil, Sergio Cofferati “con Ingrao se ne va una parte importante della nostra storia”, per quindi concludere il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “un padre della sinistra, un padre dell’Italia libera e democratica. Ci mancherai Pietro Ingrao”.

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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