Rai3, voce troppo fuori dal coro?

Pubblicato il 30 Settembre 2015 alle 16:05 Autore: Redazione

“C’è un problema con Rai3 e con il Tg3. Ed è un problema grande, ufficiale. Ballarò sforna a raffica editoriali contro il governo, intervista a pompa magna un grillino a settimana e va tutto bene?”. A sollevare per l’ennesima volta la questione sulla faziosità della terza rete Rai questa volta è Michele Anzaldi, appartenente non alle file berlusconiane, come verrebbe intuitivo pensare, bensì a quelle del Pd. In un’intervista rilasciata a Fabrizio Roncone del Corriere della Sera, l’ex portavoce di Francesco Rutelli e attualmente segretario della commissione Vigilanza della Rai, attacca duramente la linea editoriale del tg3 e dell’intero canale, accusando la direzione della terza rete di non aver seguito il percorso del Partito Democratico e di non essersi accorta che è stato eletto Matteo Renzi come nuovo segretario alla guida del partito, il quale è diventato anche Premier. Il messaggio sottinteso è che bisogna cambiare musica. Messaggio che alla cosiddetta Telkabul non si sentono rivolgere certo per la prima volta. Che Rai3 risenta della lottizzazione degli anni ’70 e di quel modello di giornalismo pluralista polarizzato descritto da Hallin e Mancini, la cui caratteristica principale è l’associazione più o meno evidente tra media e partiti politici, non è certo il segreto di Pulcinella. L’unica vera novità è che per la prima volta queste accuse arrivino da esponenti di un partito che dovrebbe essere di sinistra.

La replica del Cdr del Tg3

Immediata la replica del comitato di redazione del Tg3, il sindacato interno alla testata, che sottolinea come le parole di Anzaldi siano inaccettabili: “Ricordano nei toni editti bulgari di berlusconiana memoria. Noi del Tg3 non subiremo in silenzio alcun tentativo di assoggettamento e rivendichiamo con orgoglio la nostra indipendenza da qualsiasi governo o partito, ieri come oggi”.

Anche la Federazione Nazionale della Stampa, l’Fnsi, pone l’accento sulla gravità delle affermazioni del deputato Pd, che rivelano una visione utilitaristica della Rai Servizio Pubblico, asservita al potere di turno. “Ancora nel 2015 l’informazione non asservita dà fastidio. Abbiamo contestato i bavagli ieri, con governi di colore diverso, non smettiamo di farlo oggi”, si legge nella nota di Raffaele Lorusso, segretario della Fsni, e di Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, l’unione sindacale dei giornalisti della Rai.

Parole di solidarietà alla testata del Tg3 e ai giornalisti sono arrivate anche dal Movimento Cinque Stelle, da Sel e persino da Daniela Santanché, esponente di Forza Italia.

Ma Anzaldi non è stato l’unico a esprimersi duramente nei confronti dei programmi di Rai tre, con particolare riferimento a Ballarò, condotto da Massimo Giannini, e a Presadiretta, presentato da Riccardo Iacona. C’è addirittura chi, come il governatore della Campania De Luca, minaccia di entrare in Rai col lanciafiamme. Persino lo stesso Matteo Renzi, qualche giorno fa si è espresso duramente riguardo certi talk show che starebbe perdendo audience a causa dell’eccessivo spostamento a sinistra.

Certo, siamo lontani dai periodi bui evocati durante i governi Berlusconi, ma siamo anche parecchio lontani dallo slogan, gridato a più riprese dallo stesso Presidente del Consiglio: “fuori i partiti dalla Rai”.

Forse è anche per questo motivo che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sarà ospite al Tg3 delle 19 per un’intervista. Probabilmente un gesto di distensione per mettere a tacere tutta la questione.

Irene Masala

L'autore: Redazione

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