Anno giudiziario: il punto della situazione da Milano a Palermo

Pubblicato il 30 Gennaio 2016 alle 12:53 Autore: Redazione
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Anno giudiziario: si è svolta oggi la cerimonia di apertura nelle 26 corti d’appello italiane, tra le maggiori criticità emerse figurano i “pericoli” insiti nell’istituto della prescrizione, le carenze di organico del personale amministrativo, l’aumento dei reati legati all’immigrazione, il ruolo sociale delle banche e le infiltrazioni mafiose.

Anno giudiziario: il punto della situazione da Milano a Palermo

Milano – Il presidente vicario della Corte d’Appello Maria Chiara Malacarne, nel suo intervento per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha denunciato le forti carenze di organico del personale amministrativo. Il tasso di scopertura reale relativo a quest’anno si è attestato a quota 37% (si è passati da 173 a 143 unità quando il piano ne prevede 227): a rischio, ha detto Malacarne, “il mantenimento dei risultati raggiunti in termini di produttività e il regolare funzionamento dei servizi”. A Milano, sono pendenti 57 procedimenti tra cause finanziarie e intermediazioni bancarie: le cause vertono principalmente sui difetti di informazione riguardanti i contratti derivati (il rischio grava soprattutto sull’investitore). Ormai accertato il radicamento della ‘ndrangheta in Lombardia.

Torino – Interviene sulla necessità di monitorare il comportamento dei giudici, il Presidente della Corte d’Appello Arturo Soprano, “al fine di evitare che gravi condotte attuate da alcuni compromettano il prestigio dell’intera magistratura”. È necessario che, ha aggiunto Soprano, “le responsabilità individuali siano accertate con celerità e punite con il massimo rigore”.

Roma – Il Procuratore Generale Giovanni Salvi ha riferito che tra il 2014 e il 2015 il 30% dei procedimenti definiti in Corte d’Appello è andato in prescrizione; “interi settori della legalità quotidiana sono stati sommersi dalla prescrizione – ha aggiunto Salvi – così giungendosi alla vanificazione della sanzione penale e della sua stessa minaccia, proprio nelle aree di maggiore interesse per il cittadino”. Salvi si è soffermato poi su “Mafia Capitale”, precisando che gli “anticorpi non hanno funzionato contro il malaffare” di una “consorteria propriamente romana” solo in parte assimilabile alle associazioni mafiose in generale, e sul “Caso Cucchi”, che ha mostrato come la magistratura non ha avuto timore di scoprire verità scomode.

Napoli – alla Corte d’Appello del capoluogo campano tiene banco l’eccessivo tempo di definizione dei procedimenti civili e penali in base alla quale è legittimo temere che sia in atto “un’amnistia strisciante” che vanifica il lavoro dei magistrati, ha rilevato il Presidente De Carolis.

Venezia, Bologna, Palermo – anche a Venezia e Palermo il problema è, innanzitutto, la prescrizione, sulla scorta di Milano, da Bologna si segnala, inoltre, che “i controlli sulle banche non funzionano”. Gioacchino Natoli, presidente della Corte d’Appello di Palermo, riferisce che sono stati 1.692 i procedimenti eliminati dai Gip o Gup con pronunzie di prescrizione (5% del totale dei processi definiti), e 1.569 i processi eliminati dai Tribunali e 280 in Corte di Appello, durante l’anno appena trascorso. Inoltre, nel distretto di Palermo, c’è stato un aumento del 160% dei procedimenti per riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani. Dalla Corte d’Appello di Venezia si sottolinea come a causa della lunghezza dei procedimenti tra primo e secondo grado, si arrivi alla prescrizione del 49% dei reati. Alberto Candi, Procuratore Generale reggente a Bologna, ritorna sulle responsabilità degli istituti di credito: “gli amministratori degli istituti bancari, anche non pubblici, dovrebbero essere ben consapevoli della funzione sociale che svolgono, avendo tra le mani i patrimoni e, in qualche caso, le vite delle persone. Ebbene, deve far riflettere che, nonostante gli episodi di infedeltà nei confronti dei clienti, i controlli funzionino così male”.

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