Emergenza profughi e aggressioni: la Germania riscopre la violenza razzista

Pubblicato il 24 Febbraio 2016 alle 09:43 Autore: Lorenzo Chemello
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Emergenza profughi e aggressioni: la Germania riscopre la violenza razzista

Mentre Fabrice Leggeri, direttore esecutivo dell’Agenzia europea per la protezione delle frontiere FRONTEX annuncia che sono attesi arrivi più massicci di immigrati irregolari per l’anno 2016 rispetto all’annus horribilis 2015, la Germania assiste ad un incremento preoccupante della violenza razzista. I partiti e i movimenti dell’estrema destra (come PegidaAlternative für Deutschland), si trovano con il vento in poppa e accrescono costantemente il loro gradimento nell’intero paese. Non si tratta solo di cortei antiimmigrati, che sempre più vengono organizzati per opporsi alla politica del governo Merkel. Si è di fronte ad una vera e propria escalation di aggressioni contro gli stranieri e contro le strutture adibite al loro alloggio temporaneo.

L’ultimo episodio gravissimo è successo due giorni fa a Bautzen in Sassonia dove è stato appiccato un incendio ad un hotel che era in fase di allestimento per l’accoglienza nelle prossime settimane di 300 profughi richiedenti asilo. Questa almeno era l’intenzione del sindaco di questa cittadina di 40.000 abitanti non lontano dal confine con la Polonia e con la Repubblica Ceca, che vedeva nella decisione di accogliere queste famiglie come un gesto che avrebbe messo a tacere in breve tempo i pregiudizi di una parte della popolazione locale. Purtroppo la realtà ha dato un segnale diverso: addirittura c’è stato chi, probabilmente dopo qualche birra di troppo, ha ostacolato l’intervento dei vigili del fuoco gridando invettive indirizzate alla volta degli stranieri e dimostrando gioia per quello che stava succedendo.

Emergenza profughi e aggressioni: la Germania Est

Questa è l’atmosfera avvelenata che si respira un pò in tutti le regioni (Länder) che in passato facevano parte della Germania Est. Area che negli ultimi anni ha riscoperto un odio crescente contro chi proviene da altri paesi, complice la disoccupazione più elevata (in Sassonia sfiora oggi il 10%, in Sassonia-Anhalt è quasi all’11,5%) rispetto alle regioni della vecchia Germania Ovest. Questi dati occupazionali non si possono certamente considerare come un alibi per le violenze gratuite che si verificano ormai quasi giornalmente e che hanno visto come vittime anche bambini, come accaduto a Clausnitz solo la settimana scorsa. In questo paesino sassone con meno di 1.000 abitanti giovedì scorso si era radunato un gruppo di circa un centinaio di dimostranti con l’obiettivo di ostacolare l’arrivo in paese di alcune famiglie di richiedenti asilo, che sarebbero state sistemate in degli alloggi appositi. All’arrivo dei pullman la folla si è stretta attorno ai mezzi urlando frasi ingiuriose e impedendo per ore che le persone all’interno potessero scendere. Dalle televisioni tedesche è stato diffuso anche un video che ha messo non poco in imbarazzo la polizia tedesca: si vede chiaramente un poliziotto all’interno del pullman che strattona violentemente uno dei bambini.

Verdi (Grüne) hanno chiesto urgentemente di discutere in Parlamento (Reichstag) la gravità dei fatti, durante i quali la polizia avrebbe usato le maniere forti proprio nei confronti di coloro che erano le vittime della situazione.

Le statistiche parlano chiaro: a partire dal 2013 si registra un aumento esponenziale del numero di attacchi dolosi  ai campi d’accoglienza per rifugiati (incendi o con l’esplosione di petardi) e di aggressioni contro individui singoli o in gruppi. Sono stati, secondo il Bundeskriminalamt (l’ufficio federale sulla criminalità), 69 nel 2013, 199 nel 2014, e ha raggiunto l’impressionante cifra di 924 nel 2015. La situazione non accenna a migliorare. Un campanello d’allarme dovrebbe suonare per fermare l’odio.

L'autore: Lorenzo Chemello

Vicentino, classe '86. Laureato all'Università di Padova in Storia delle culture, mi sono specializzato in Storia Contemporanea all'Università Cà Foscari di Venezia. Da sempre mi interessa la politica e i cambiamenti che questa può creare. Sono attratto dal mondo del no profit. Ho svolto il Servizio Civile in Italia e ho trascorso un anno in Portogallo come volontario SVE in un'associazione che promuove l'attivismo giovanile. Ora finalmente vivo ad Amburgo per lavorare e praticare il tedesco.
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