Regeni, tensione Italia-Egitto, Gentiloni: pronti a reagire

Pubblicato il 5 Aprile 2016 alle 17:53 Autore: Giacomo Salvini
caso regeni

“Se non ci sarà un cambio di marcia” nelle indagini sulla scomparsa di Giulio Regeni “il governo è pronto a reagire adottando misure immediate e proporzionate”. Il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alza i toni per la prima volta dopo due mesi di bugie e depistaggi provenienti dal Cairo. E dalla capitale egiziana ci mettono poche ore per rispondere. Le dichiarazioni del governo italiano “complicano la situazione” relativa alla morte di Regeni, ha dichiarato nel pomeriggio il portavoce del ministero degli Esteri egiziano. L’audizione del titolare della Farnesina al Senato era attesa per oggi alle 16 ma le complicazioni delle ultime ore hanno portato ad un’anticipazione naturale dell’informativa. Intanto dopo il rinvio dell’incontro tra i pm romani e quelli egiziani previsto originariamente per oggi, la procura generale del Cairo ha confermato con un comunicato che gli investigatori dei due paesi si incontreranno a Roma giovedì e venerdì per esaminare “gli ultimi sviluppi delle indagini sulla vicenda Regeni” nel quadro della “cooperazione tra la procura generale egiziana e la procura italiana”.

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Regeni, Gentiloni: l’Egitto non calpesti la nostra dignità

Davanti ad un Senato mezzo vuoto, il ministro Gentiloni ha ribadito ancora una volta un concetto espresso più volte dai rappresentanti del governo italiano nelle ultime settimane: “sulla morte di Giulio Regeni ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo”. Poi il responsabile degli Esteri ha anche colto l’occasione per soffermarsi sugli sviluppi delle indagini auspicando “un cambio di marcia” nelle indagini, dopo le prime settimane di “generica e insufficiente collaborazione” della procura egiziana. Mentre i pm romani guidati dal procuratore Pignatone attendono il nuovo dossier da 2.000 pagine, Gentiloni ha anche rimarcato come la documentazione inviata il mese scorso dalle autorità egiziane fosse “carente e generale” perché “mancavano i due capitoli richiesti sul traffico del telefono di Regeni” e quello sui “video della stazione della metropolitana del Cairo nei pressi della quale potrebbe essere accaduto il sequestro”. “La ragione di Stato in un caso come questo ci impone di difendere fino in fondo e di fronte a chiunque la memoria di Giulio Regeni – ha concluso Gentiloni – è per la ragione di Stato che non ci rassegneremo all’oblio di questa vicenda e non permetteremo che sia calpestata la dignità del nostro Paese”.

Regeni, Pd contro M5S sulla presenza in aula

L’informativa del ministro degli Esteri italiano su un caso così delicato è diventato anche oggetto di polemica tra maggioranza e opposizione. Durante la seduta infatti i banchi delle opposizioni, e in particolare quelli di Movimento 5 Stelle e Forza Italia, risultavano vuoti. Da ieri infatti molti parlamentari pentastellati sono in Basilicata per visitare l’impianto Eni di Viggiano – oggetto dello scandalo che ha portato alle dimissioni di Federica Guidi – e iniziare il tour elettorale proprio dalla Lucania. L’occasione era troppo ghiotta per non lanciare una controffensiva. E così parecchi esponenti del Partito Democratico, dalla senatrice Monica Cirinnà al responsabile comunicazione Francesco Nicodemo, hanno lanciato l’hashtag #vergogna5stelle che sta spopolando sul web.

Caso Regeni, l’atteso incontro con i pm egiziani

Dopo le dure parole di Gentiloni quindi sale l’attesa per il vertice tra gli investigatori italiani ed egiziani. Come si legge nel comunicato del Cairo – e come ha confermato questa mattina anche Gentiloni – la delegazione egiziana sarà guidata dall’assistente del procuratore generale Ahmed Sadek, Moustafa Soleiman. Gli agenti del Ros e Sco italiani torneranno a chiedere ai colleghi del Cairo le celle telefoniche di Regeni risalenti al 25 gennaio e al 2 febbraio scorsi. Gli investigatori dovrebbero atterrare a Roma domani verso le ore 21 e gli incontri ufficiali si terranno tra giovedì e venerdì. Entro le prossime 36-72 ore quindi sapremo se ci sarà quel “cambio di marcia” nelle indagini richiesto a gran voce dal governo italiano.

Giacomo Salvini

Twitter @salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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