I partiti alle prese con nuove forme di finanziamento: il caso Forza Italia

Pubblicato il 20 Maggio 2016 alle 19:07 Autore: Redazione
finanziamento ai partiti

Tempo di vacche magre per i partiti politici che devono fare i conti con  la diminuzione delle proprie risorse economiche, dopo l’entrata in vigore della legge  13/2014 che ha di fatto stretto i rubinetti statali del finanziamento pubblico. Infatti, questa forma diretta è stata sostituita con una indiretta, ovvero la scelta volontaria dei cittadini di destinare ai partiti il proprio 2×1000, oltre alle detrazioni fiscali per le donazioni.

Questo spiega l’evoluzione in corso nei bilanci dei gruppi politici, dove assumono sempre più peso i contributi delle persone giuridiche, comprese le aziende. Stando all’analisi effettuata da  Openpolis, tra il 2013 e 2014, questo tipo di contributo finito nelle casse dei partiti  è più che quintuplicato. Una situazione che emerge anche dalle «dichiarazioni congiunte» depositate alla Camera dei deputati, relative ai finanziamenti elargiti dai privati cittadini ai partiti.

Entrando di più nel dettaglio, tra gli esponenti maggiormente in vista del Partito Democratico che hanno versato la quota al partito, non compare il nome del segretario-premier Matteo Renzi. In testa c’è invece un ex segretario, Pierluigi Bersani, che ha versato una cifra pari a 20.300 euro. A seguire il vicesegretario dem Lorenzo Guerini con 18.000 euro; e Debora Serracchiani che ha versato nelle casse del partito di governo 15.600 euro. C’è chi, come Pippo Civati, ha fatto il bis. L’ex renziano ha prima versato 6.000 euro nelle casse del Pd, per poi destinare altri 5.579 euro al partito che lui stesso ha fondato: Possibile.

Finanziamento partiti, il caso Forza Italia

La scettro del più generoso è, comunque, sempre nelle stesse mani: quelle di Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere, come riporta “il Tempo”, ha più volte ripianato i debiti di Forza Italia, staccando assegno con cifre da capogiro  per estinguere altrettante fidejussioni: il primo di 23.284.365,90 euro per un fido di Mps del 2001; il secondo di 10.382.032,81 euro per un fido del Banco Popolare di Sondrio risalente al 1998; un terzo pari a 10.249.413,72 euro per un fido del 2000 della Banca del Fucino, sede di Roma.

Come se non bastasse, a sostegno del partito di famiglia scendono in campo i cinque figli dell’ex Presidente del Consiglio, Barbara, Eleonora, Luigi, Marina e PierSilvio, che non badando a spese hanno staccato a testa un assegno di 100.000 euro in favore delle casse azzurre nel 2015.

Andrea Ficchì

L'autore: Redazione

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