La nuova mossa di Biden: ritiro delle truppe dall’Afghanistan

Pubblicato il 15 Aprile 2021 alle 16:11 Autore: Andrea Noli

Proseguendo sulla scia dei suoi recenti annunci su temi caldi, il Presidente Biden ha promesso il ritiro delle truppe dall’Afghanistan entro l’undici settembre. La data è doppiamente simbolica dato che quest’anno ricorre il ventennale degli attacchi terroristici del 2001. Questa decisione arriva nonostante il parere contrario dei suoi consiglieri militari, del Pentagono e le proteste dei repubblicani.

L’intervento statunitense in Afghanistan: in sintesi

Dopo gli attacchi terroristici dell’undici settembre 2001 e dopo il rifiuto dei talebani (allora al potere nel Paese) di consegnare Osama Bin Laden, una coalizione internazionale interviene nel Paese.

Dopo aver eliminato la dittatura dei talebani e quindi negato ad Al-Qaeda una rete di basi sicure nel Paese, la coalizione internazionale (formata da oltre 40 Paesi tra cui tutti i membri della NATO) ha implementato una missione di sicurezza chiamata International Security Assistance Force.

Questa prima fase, l’Operazione Enduring Freedom, si è conclusa nel 2014 per lasciar spazio alla seguente, l’Operazione Freedom’s Sentinel, ancora in corso.

Il piano di Biden per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan

Secondo quanto dichiarato dal Presidente, il ritiro delle truppe inizierà il primo maggio e si concluderà entro il ventennale degli attacchi dell’undici settembre 2001. Un membro dell’amministrazione Biden ha dichiarato che il Presidente è convinto che un approccio basato sulle condizioni della situazione in Afghanistan, porterebbero a non lasciare mai il Paese. È quindi l’attuale amministrazione vuole cambiare rotta.

Nei piani di Biden, il ritiro delle truppe dall’Afghanistan permetterebbe di concentrare gli sforzi degli Stati Uniti lontano da una situazione che ormai è diventata un bastone fra le ruote, e verso le sfide che attendono il Paese nel futuro.

Le nuove sfide secondo Biden

Il Presidente intende concentrare i suoi sforzi su questioni complesse sia domestiche che internazionali. Internamente vuole combattere l’aumento della povertà, l’iniquità raziale e incrementare gli investimenti su intelligenza artificiale e comunicazioni con il 5G. Questo comporta un cambio di priorità dalla difesa delle vie di approvvigionamento militari a quelle commerciali.

In politica estera, il problema che Biden vuole affrontare si chiama Cina. Il pantano che è diventato la guerra in Afghanistan, sta tenendo le truppe statunitensi lontane da regioni dove fino a qualche tempo fa il Paese era l’indiscussa forza dominante. Ora però, la rapida crescita di influenza della Cina, sta arrivando anche in questi territori e l’egemonia americana sta iniziando a vacillare.

La reazione dei talebani

In un accordo siglato con l’amministrazione Trump, i talebani avevano cessato gli attacchi alle forze americane in Afghanistan in cambio della promessa del ritiro delle truppe entro il primo maggio. Nelle ultime settimane però sono stati registrati attacchi nel sud e nella parte orientale del Paese. Questo potrebbe aver accelerato i piani di Biden per il ritiro delle truppe.

I talebani però si aspettavano che questo accadesse entro il primo maggio e non a partire da quella data. E quindi lecito aspettarsi un’escalation delle violenze di questi ultimi sia contro le truppe che contro la popolazione civile.

Inoltre, l’intelligence statunitense ha stimato che i talebani potrebbero riprendere il controllo del Paese in due o tre anni dalla partenza delle truppe americane.

Il governo afghano teme anche che il ritardo nel ritiro delle truppe rispetto a quanto promesso all’inizio ai talebani, costringerebbe a rilasciare i 7000 prigionieri talebani attualmente nelle carceri del Paese, per placare le ire degli insurrezionalisti.

Tutto questo pur dichiarando che l’Afghanistan è in grado di difendersi da solo.

Le paure degli afghani

La notizia del ritiro delle truppe americane ha gettato nel panico buona parte della popolazione afghana. Questi temono che senza la loro protezione, i piccoli traguardi raggiunti verso la democrazia e i diritti delle donne sarebbero spazzati via dai fondamentalisti.

Le trattative tra il governo e i talebani si sono arenate da tempo e questo non fa presagire nulla di buono per i civili. Molti temono che se i talebani dovessero tornare a dettare legge nel Paese, le donne vedrebbero i loro diritti lanciati indietro nel tempo e le loro aspirazioni disintegrate dal fondamentalismo.

Le reazioni interne

Come prevedibile, l’annuncio di Biden ha fatto infuriare i repubblicani. Tra le voci più pesanti c’è quella del senatore dell’Oklahoma James H. Inhofe, membro della Commissione del Senato per i servizi armati.

Secondo il senatore, una scadenza arbitraria per il ritiro delle truppe, porrà le stesse in serio pericolo oltre a mettere a rischio i progressi fatti negli anni. Questo oltre a condurre il Paese verso una nuova guerra civile e creare un terreno fertile per lo sviluppo di nuovi gruppi terroristici internazionali.

L'autore: Andrea Noli

Analista aziendale, scrivo articoli da oltre quattro anni oscillando tra Economia e politica.
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