Disboscare la giungla delle società controllate e partecipate: la sfida per il governo Renzi

Pubblicato il 3 Luglio 2014 alle 09:43 Autore: Emanuele Vena
società partecipate

Società pubblica è sinonimo di buco di bilancio. E’ quanto emerge da un’analisi pubblicata dal quotidiano ‘La Stampa’ relativa alle società controllate o partecipate dalle pubbliche amministrazioni.

PESO INSOSTENIBILE – Al di là della stima quantitativa di tali società – calcolate in più di 39 mila, nonostante la Corte dei Conti invece parli di 7500 – ciò che è evidente è il loro peso sul bilancio dello Stato, nonché di Comuni e Regioni, quantificato in circa 26 miliardi all’anno, cioè un punto e mezzo di PIL.

NORD E LAZIO – Per quanto riguarda le cifre, il maggior numero di partecipazioni appartiene alla Lombardia (7.496 controllate), seguita da Piemonte, Veneto e Toscana. L’onere maggiore spetta invece al Lazio, con 9.5 miliardi, quasi il doppio della Lombardia ferma a circa 5.5.

GIUNGLA DA DISBOSCARE – In queste società si trova di tutto, dalle farmacie alle terme sino ad arrivare persino alla lavorazione delle uova. Una giungla da disboscare, come sostiene Confindustria da anni, trovando ora nel governo Renzi un prezioso alleato. Se Montezemolo le considerava da anni delle “discariche per politici trombati”, ora l’esecutivo punta ad un’energica opera di potatura, tagliando sprechi e facendo cassa.Il compito del governo è arduo, anche perché, secondo la Corte dei Conti, appena 50 delle oltre 7 mila società censite farebbe direttamente riferimento allo Stato, sebbene ve ne siano oltre 5 mila partecipate dagli enti locali.

governo renzi

RISPARMIO – Alla cura di dimagrimento richiesta da Confindustria ma anche dalla stessa Corte – che chiede anche “un disegno di ristrutturazione organico e complessivo” – si aggiunge la volontà dell’esecutivo, deciso a ridurre il numero di partecipate a circa 1000. Questo per frenarne la perdita continua, un rubinetto aperto stimato dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli in almeno 1,2 miliardi di euro per il solo 2012. E così via libera ai tagli o, in altri casi, alle fusioni, azione per la quale c’è anche l’ok della Cassa Depositi e Prestiti, disposta a contribuire al finanziamento dell’opera.

QUASI 13 MILIARDI – E’ la cifra che, secondo un’indagine di Confindustra di fine 2013, sarebbe possibile risparmiare tramite la cessione o liquidazione delle società che non si occupano di servizi indispensabili alla collettività. Questa fetta rappresenterebbe, secondo la Corte dei Conti, addirittura l’80% del totale delle partecipate.

Emanuele Vena

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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