Indipendenza del Katanga. Un problema aperto… dal 1960

Pubblicato il 14 Luglio 2014 alle 10:16 Autore: Raffaele Masto

La notizia non è riuscita a conquistarsi visibilità sui media italiani. Un po’ di più, ma non molta, su quelli stranieri. Eppure ciò che accade nel Katanga interessa direttamente molte imprese europee e nord americane. Sia dal punto di vista dell’occupazione, sia da quello degli equilibri geo-politici e delle relazioni diplomatiche.

Negli ultimi giorni militari sono stati dispiegati nei punti strategici della capitale del Katanga, Lubumbashi. In particolare all’aeroporto, alla sede del governo, della televisione pubblica e dell’Assemblea provinciale. Il motivo è che i guerriglieri della milizia Mayi Mayi Bakata Katanga hanno annunciato di voler attaccare la città e proclamare l’indipendenza della provincia che è una delle regioni più ricche di minerali strategici e tradizionali.

La minaccia della ribellione indipendentista non è nuova: già nel marzo 2013 i miliziani avevano fatto un’incursione a Lubumbashi prima di arrendersi ai caschi blu della missione Onu in Congo. Questa volta il periodo non è stato scelto a caso: nel luglio del 1960 Moise Tshombè decretò l’indipendenza. Il Congo aveva da poco raggiunto l’indipendenza dal Belgio e il contrasto interno portò, alla fine, all’assassinio di Patrice Lumumba.

katanga

Cinquanta anni dopo le lacerazioni imposte dal Belgio a questo immenso paese tornano a galla. Le contraddizioni della storia o si risolvono o continuano a dividere e ad essere usate da forze che lavorano contro la pace. Così in questi giorni sono stati segnalati nelle foreste della regione combattenti Mayi Mayi guidati dal leader ribelle Gédéon Kyungu, un personaggio.

Condannato all’ergastolo nel 2008, il leader Mayi Mayi è riuscito ad evadere dal carcere di Lubumbashi nel 2011. Seppur ricercato dalla Corte penale internazionale, non è mai stato messo sotto inchiesta dalle autorità locali e ancor meno da quelle di Kinshasa. Pertanto si muove liberamente nella zona. Una sorta di evidente complice passività delle autorità alle quali, evidentemente, Gedeon oggi fa comodo.

E c’è di più. Sulla base di un’amnistia decretata lo scorso febbraio dal presidente Joseph Kabila almeno 150 dei suoi uomini arrestati torneranno liberi e il capo ribelle potrebbe anche lui usufruire dello stesso provvedimento. E ce n’è ancora: proprio in questi giorni sono stati liberati 315 ex combattenti, di cui 68 membri dell’ex ribellione attiva in Nord Kivu del Movimento del 23 marzo.

Per la Repubblica Democratica del Congo, evidentemente, bolle qualcosa in pentola. Non si tratta di avvenimenti lontani, che non ci interessano e il fatto che non se ne parli è una sorta di paradossale dimostrazione. Quando ci sono forti interessi in ballo si preferisce giocare nell’ombra. Negli anni sessanta le vicende del Congo diventarono vicende della politica internazionale che coinvolgevano le grandi potenze. E’ così anche oggi, ma fino a che non ci saranno fatti eclatanti i giochi continueranno ad essere fatti nel silenzio.

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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