Reddito di Cittadinanza e Reddito di Inclusione a confronto, le differenze

Pubblicato il 27 Febbraio 2018 alle 16:36 Autore: Guglielmo Sano
reddito di cittadinanza

Reddito di Cittadinanza e Reddito di Inclusione a confronto, le differenze

Forse la proposta più nota del Movimento 5 Stelle; forse anche la più valutata e criticata. D’altra parte, è stata rivendicata e utilizzata a più riprese dal candidato premier pentastellato Luigi Di Maio anche in questa campagna elettorale. Si tratta del reddito di cittadinanza; in breve, la misura prevede l’assegnazione di 780 euro a coloro che non dispongono di un reddito. D’altra parte, ci si propone di assegnarlo anche chi un reddito ce l’ha; gli si corrisponderebbe la differenza necessaria per raggiungerla. Insomma, sarebbe un reddito integrativo. In caso di famiglie numerose, invece, l’importo salirebbe fino a 1.950 euro. Il costo dell’operazione? Per i 5 stelle bastano 14 miliardi.

Reddito di Cittadinanza e Reddito di Inclusione a confronto, le differenze

Qui non ci si propone di esaminare nel dettaglio la proposta dei 5 stelle; semmai si vuole rilevare come il contrasto alla povertà sia stato uno dei temi più pressanti dell’ultima campagna elettorale. All’iniziativa pentastellata, a tal proposito, ha fatto da contraltare il Reddito di Inclusione (REI) che ha già superato il livello progettuale; il REI è stato introdotto nell’ordinamento dal Governo Gentiloni. In cosa consiste? Sempre in breve, è una carta prepagata su cui il comune di residenza di una persona o una famiglia in difficoltà, tramite l’Inps, eroga una determinata cifra. Quest’ultima è compresa tra i 190 e i 539 euro a seconda del soggetto a cui si eroga; un persona o una famiglia con figli.

Nella proposta a 5 stelle non si trova alcun riferimento a soglie di reddito che danno diritto al beneficio; al contrario; sono molto chiare quelle che danno diritto al REI: ISEE non superiore ai 6mila euro; patrimonio immobiliare non superiore ai 20mila; patrimonio mobiliare non superiore ai 10mila (cifre che variano a seconda del tipo di beneficiario). Inoltre, la misura prevede l’attivazione, da parte dei comuni, di percorsi di inserimento sociale e lavorativo per chi lo riceve. Cosa che non si trova, almeno non esposta con chiarezza, nella proposta dei 5 stelle. Anche se in qualche modo si vuole subordinata alla ricerca attiva di un lavoro (per almeno due ore al giorno), molti considerano la proposta dei pentastellati, innanzitutto, “iniqua”, perché poco differenziata, ma anche un “alibi per nullafacenti”.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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