Elezioni politiche italiane 2018: l’analisi e le previsioni. Stallo forzato dal ritorno alle urne?

Pubblicato il 8 Marzo 2018 alle 17:13 Autore: Alessandro Faggiano
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Elezioni politiche italiane 2018: l’analisi e le previsioni. Stallo forzato dal ritorno alle urne?

La lunghissima giornata elettorale è alle spalle; finalmente conosciamo il numero preciso dei seggi assegnati a ogni forza politica: chi sono stati i migliori (Di Maio ha fatto bottino pieno nella sua Regione e ha stropicciato Sgarbi a Pomigliano d’Arco), chi gli esclusi eccellenti (Massimo D’Alema e Giuseppe Civati – leader di Possibile – in primis). Sappiamo che Movimento 5 Stelle e Lega potrebbero dar vita a un Governo populista e fortemente euroscettico. Nonostante ci siano i numeri, la situazione è decisamente più complessa.

Elezioni politiche italiane 2018: uno stallo forzato

Tuttavia, questa opzione sembra fortemente osteggiata dal leader del carroccio, Matteo Salvini. L’incertezza dei numeri non permette alle varie formazioni politiche di evitare un ragionamento di carattere elettoralistico. Detto semplicemente: con la possibilità di tornare alle urne nel giro di pochi mesi, nessuno vuol perdere la faccia. In un clima che favorisce le narrative estremiste, l’apertura al dialogo può far crollare il consenso per l’una o l’altra formazione politica. Una delle ragioni che potrebbero aver fatto perdere consensi a Liberi e Uguali e portarli in basso, giusto un pelo al di sopra della soglia di sbarramento, è stata la dichiarazione di Grasso di “essere disponibili a un Governo di scopo con il PD” per riscrivere la legge elettorale.

La caduta di LeU – già segnalata dai sondaggi dei primi due mesi dell’anno – ha subito, probabilmente, una forte accelerata. Nessuna forza entrata in Parlamento – tranne il M5S e LeU – ha accennato al dibattito post-elettorale. Anche Potere al Popolo si è dimostrato intransigente durante tutta la campagna (“non ci alleeremo né con LeU, né con il M5S”). In questo scenario, l’elettorato tende a polarizzarsi in bandi sempre più lontani e poco propensi al dialogo. Ecco perché un’apertura, dettata dalla responsabilità politica di formare un Governo – e garantire una continuità all’attività legislativa ed esecutiva – è tutt’altro che scontata. Dovessimo tornare alle urne da qui a sei mesi (ipotesi rilanciata oggi con maggior vigore), potremmo ritrovarci catapultati nuovamente nel vivo della campagna elettorale, da un giorno all’altro.

Elezioni politiche italiane 2018: il M5S passa la patata bollente al PD, provando a dividere i “dem”

L’unico partito che ha aperto a una parvenza di dialogo è il Movimento 5 Stelle. Tuttavia, questa scelta rientra nel filone narrativo del processo di moderazione e istituzionalizzazione portato avanti dai pentastellati. Il team di comunicazione del 5 Stelle ha trovato la via maestra che ha permesso a Di Maio di ottenere un consenso così elevato. C’è stata una inversione di ruoli repentina, tra pentastellati e “dem”. La linea dettata dal segretario, Matteo Renzi – dimissionario ma ancora non ufficialmente dimesso – è quella di rimanere all’opposizione. Una posizione comoda da cui ripartire che permetterebbe, al Partito Democratico, di recuperare con maggior facilità il capitale elettorale bruciato negli ultimissimi anni.

All’interno del partito sito in via del Nazareno, però, la fronda anti-renziana sembra pronta a dare il colpo di grazia al suo Segretario. L’idea di formare un Governo con il Movimento 5 Stelle può essere considerato alto tradimento da alcuni, e atto di responsabilità politica dall’altro. Quest’ultima ipotesi, però, può perdere forza in considerazione delle eventuali elezioni a corto giro di posta.

Qualunque sia la decisione dei “dem”, il Partito Democratico è stato messo spalle al muro dal Movimento 5 Stelle. Seguendo il filo della logica elettoralistica, i democratici dovrebbero rinunciare a stipulare qualsiasi accordo con i pentastellati.

Elezioni politiche italiane 2018: unica possibilità il Governo di scopo a guida centrodestra?

Considerando la difficoltà nell’arrivare a un accordo duraturo e che garantisca una maggioranza più o meno stabile, si fa strada l’ipotesi del Governo di scopo. Obiettivo: cambiare il rosatellum, legge elettorale che, considerando i rapporti di forza tra le forze in gioco, non garantisce la governabilità. Sul tema si è già espresso la “mente economica” della Lega, Giorgetti. Per il leghista, si può raggiungere l’accordo con il PD per assicurare l’elaborazione di una nuova legge elettorale.

Il Governo di scopo potrebbe evitare la flessione del capitale politico ed elettorale dei partiti involucrati nella coalizione e offrire l’immagine di un partito guidato dalla responsabilità politica: che si chiami Partito Democratico, Movimento 5 Stelle o Lega.

È probabile che Mattarella chiami i partiti alla responsabilità e che conceda il ritorno alle urne nel giro di pochi mesi, qualora lo stallo dovesse perpetuarsi e nessuno volesse fare quel passo in avanti verso la ricerca di un accordo.

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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