Non più povera ma ancora sexy: Berlino cresce

Pubblicato il 19 Luglio 2014 alle 12:45 Autore: Antonio Scafati

È tra le capitali europee con più fascino. Gli ingredienti sono una vita frizzante e prospettive tutte da scoprire. È Berlino, capitale di quella Germania dove moltissimi immigrati vogliono arrivare.

Nel 2003 il sindaco Klaus Wowereit definì la città ‘povera ma sexy’: una fortunata etichetta che però è forse tempo di accantonare. Berlino resta sicuramente sexy, ma povera lo è sempre meno. A venticinque anni dalla caduta del muro, per la città è tempo di fare un bilancio su ciò che è stata e su ciò che sarà. Il risultato è un chiaroscuro dove le luci sono in maggioranza.

È passato un quarto di secolo dalla caduta del muro e Berlino resta ancora un cantiere aperto, metaforicamente parlando e non. Da quel novembre del 1989 la città ha cambiato pelle: nuovi edifici, nuove attività, un nuovo ruolo. Certe cose, però, sono ancora lì.

Berlino ha ad esempio una disoccupazione più alta rispetto alla media nazionale. Dopo la caduta del muro molte aziende – soprattutto della parte orientale – si trovarono impreparate di fronte al mercato, e finirono per chiudere. I disoccupati in città restano tanti: 11 per cento, un dato di molto superiore al 6,5 del resto della Germania – e al 3,5 della Baviera. Anche i salari sono mediamente più bassi rispetto al resto del paese. Il debito cittadino rimane consistente seppur in diminuzione.

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Photo by Adriano Amalfi – CC BY 2.0

La gente a Berlino non è ricca come ad Amburgo o Francoforte. L’area della capitale non contribuisce alla crescita del Pil nazionale come sanno fare Baviera o Baden-Württemberg. Ma negli ultimi anni la città sta facendo meglio rispetto al resto della Germania. I salari stanno salendo e i disoccupati stanno calando: nel 2010 erano quasi al 14 per cento

Soffia un vento positivo in città. I centri universitari tirano la volata. Le aziende si appoggiano agli atenei e assumono laureati. Il comparto dell’Information and Communication Technology è in netta espansione sin dai primi anni del nuovo millennio. I servizi contribuiscono alla crescita. Vanno forte anche farmaceutica e biotecnologie.

Il problema è che si tratta di settori ad alta specializzazione. Roba per gente che ha studiato, tanto per intenderci. Per loro il futuro ha un sorriso seducente e carico di promesse. Per tutti gli altri potrebbe essere più difficile.

Il turismo e la crescita della popolazione cittadina potrebbero contribuire a riassorbire nel mercato del lavoro 200.000 disoccupati, ha scritto l’agenzia Reuters. Resta però il fatto che dovrà passare ancora qualche anno prima che Berlino pareggi tutti i conti con il resto della ricca Germania: dal Pil alla disoccupazione, passando per i redditi. Ma la strada è quella giusta.

Immagine in evidenza: Faustino Garcia – CC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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