Recensione Loro 2: un unico film, diviso in due macrosequenze

Pubblicato il 17 Maggio 2018 alle 11:40 Autore: Salvatore Mirasole
Recensione Loro 2

Recensione Loro 2: un unico film, diviso in due macrosequenze

Un pube viene depilato a bordo piscina, nel suo angolo precisamente, dal quale le gambe linde e lucide della soave donzella si ramificano verso l’infinita vaghezza del post-orgia “morriano”, ovvero di Sergio Morra, il lenone che abbiamo ampiamente conosciuto nella prima parte del film di Sorrentino, la cui figura, oltrepassato ogni ragionevole dubbio, dovrebbe essere palesemente inspirata a Giampaolo Tarantini (p.s. Morra viene da Taranto, Taranto-Tarantini capito, ve?), nome ben noto alla cronaca e di cui non è necessario un ulteriore e futile promemoria da parte dello scrivente.

La suddetta scena è silenziosa e pulita, è la quiete che si instaura dopo i bacchici e tonanti effluvi conditi da facile promiscuità e droghe dell’amore (o era dell’abbraccio?). La chiave di volta di tutto il film sta qui, nell’insita domanda che legittimamente possiamo porci contemplando questa nitida solitudine: che cosa c’è dopo l’ebbrezza e il rumore?

Ma facciamo un passo indietro.

Recensione Loro 2: tra simmetrie e specularità

La prima parte si concludeva con un sorriso delicato, un sorriso che ancora non aveva conosciuto Loro, la massa informe che è anche un po’ in noi, assopiti parassiti stregati per oltre vent’anni da Lui. L’immagine ritorna sotto la forma di malinconico frammento nei meandri della memoria di un Silvio domestico, cinto da un candido accappatoio: era la Veronica di qualche anno fa, giovane e bella, nell’atto di dichiare il suo amore all’ex Cavaliere, velina ante litteram come Silvio stesso l’apostrofa all’interno di un intenso faccia a faccia tra moglie e marito. La statica e rassicurante gravità del Duomo di Milano le faceva da sfondo e ne incorciava il capo in una scena simmetricamente impeccabile.

Recensione Loro 2: il dialogo onanistico tra B ed Ennio Doris

Simmetria e specularità che regnano sovrane in questa seconda parte. Magistrale, in tal senso, il dialogo tra Silvio ed Ennio (Doris, quello che ti costruisce intorno le banche) ad inizio film: l’uno riflesso dell’altro in un mutuo ed armonico cinguettio in cui l’uno, Ennio, rinvigorisce l’altro, Silvio. Un dialogo onanistico che spinge l’uomo del fare a darsi finalmente da fare e riprendere in mano la scena, quella politica concretamente parlando.

Dall’altro lato avevamo lasciato uno di loro, il buon Sergio Morra, con la speranza di incontrare Lui, di far parte del suo recinto sacro con tanto di candide giovenche. La tensione verso un marcio sublime (nel suo significato etimologico, detto di ciò che sta posto in alto e a cui si anela) viene presto sciolta: il tanto agognato incontro, promesso e ripromesso dell’ape regina Kira, al fine si avvera.

Recensione Loro 2: l’incontro con Lui non è il nucleo del film

La scena dell’incontro scorre quietamente come se nulla fosse, senza essere preannunciata, sebbene Loro 1 (almeno per i primi quaranta minuti) lasciasse intuire che questa fosse la scena fondativa dell’intero film. Ma in Sorrentino la variatio è costante, come costante è l’eterogeneità della cifra stilistica: è atteso l’inatteso, e presto ci si rende conto che la meta del film non è l’incontro tra le due facies, loro e lui, ma cosa resta di entrambi “dopo”. La risposta che fornisce Sorrentino è, secondo lo scrivente, piuttosto palese. Ogni premessa che viene aperta in Loro 1 porta ad uno scioglimento che ha il suo preciso corrispettivo in Loro 2: nei suoi precisi rimandi il film acquista precisa unità.

Loro 2: trailer e data uscita della seconda parte. Le anticipazioni del film

Recensione Loro 2: “Un uomo solo, con l’alito di mio nonno”

Un altro nodo che non era stato sciolto nella prima parte era quello con Mike Bongiorno. Il film lascia presagire che tra i due non scorra buon sangue al momento (Silvio non lo chiama da mesi, ma egli rimane speranzoso), ma non viene specificata quale sia l’effettiva causa. A dirla tutta, ai fini di un’interpretazione del film, l’importanza della causa è di infimo ordine. Ciononostante si potrebbe ipotizzare che il riferimento sia alla partecipazione da parte di Mike alla promozione del programma Sky condotto da Fiorello, sentita in area Mediaset come un tradimento e che in seguito – o in virtù di – non vi fu rinnovo del contratto da parte dello storico conduttore. I fatti risalgono al 2009, poco tempo prima del decesso.

In Loro i due amici si ritrovano e pongono fine all’antica lite, a riprova che quella a cui assistiamo è una realtà parallela che, si, trae spunto da fatti ed esperienze concrete ma che, con ben poco sforzo, si astrae da esse. La realtà conferisce il là alla finzione cinematografica, un po’ come in Underworld di Delillo, dove figure della storia contemporanea si mescolano nel fluido amniotico dell’autore, da cui ne nasce una chimera vicina e allo stesso tempo lontana dal vero.

Recensione Loro 2: Lui, loro e il vulcano

Prima di congedarsi, Silvio chiede a Mike se vuole vedere il Vulcano accesso. La risposta, per chi ha seguito il bene il film fino a questo punto, è facilmente intuibile: un timido no.

Si tratta di una domanda che Silvio pone in più occasioni e a più figure. Non solo Mike, ma anche Stella, giovane pseudo-olgettina che per un attimo prende la voce di Sorrentino: ella è l’unica che riconosce la tristezza e ridicolezza dei bunga-bunga (inscenati in una versione annacquata a dire il vero, ma che è espediente perfettamente consono al bisogno comunicativo di questa seconda parte), di una maschera sola che finge di essere giovane, ossessionato dalla ricerca di una perpetua vitalità ma che, al netto di tutti giochi e delle burle, rimane un anziano che ha lo stesso alito di mio nonno.

Con tali parole ella si rivolge, raggelandolo, ad un Silvio dal sorriso grinzoso e spazzando via ogni possibilità di erotismo, onde congedarsi e lasciarsi alle spalle la vacuità e la solitudine che il dopo crea, un “post” qualsiasi esperienza umana.

Nessuno vedrà il mitografico vulcano eruttare, se non Lui, da solo in una notte profonda.

Recensione Loro 2: decadenza e potere come romatiche tinte dell’umana solitudine

Nella precedente recensione si era detto, o meglio, si era profetizzato che questo è un film sulla decadenza e sul potere di cui Berlusconi costituisce la decadentistica ispirazione. Questa affermazione va riletta e corretta, giacché entrambi sono aspetti secondari di un fine altro. La decadenza e il potere sono solo romantiche tinte di una solitudine tutta umana che ne costituisce il collante. Nella solitudine si apre Loro 1, la pecora che muore in una stanza vuota dinanzi a feticci televisivi, nella solitudine si chiude Loro 2, dalle macerie abruzzesi viene recuperata una Pietà che viene adagiata in un manto purpureo e lasciata lì, da sola, mentre gli astanti, in un tombale silenzio, le danno le spalle.

Recensione Loro 1: un film sul potere e sulla decadenza, non su Berlusconi

Recensione Loro 2: un ventaglio di critiche ingiusto?

L’ultima fatica di Sorrentino è stata ampiamente criticata per diverse ragioni, molte delle quali esulavano completamente dal film stesso, il quale ha due colpe indirette: avere come fonte di ispirazione Berlusconi, avere come suo auctor Sorrentino. Due figure che, in modi e misure diverse, tendono a polarizzare l’attenzione. In tutto ciò, si parla ben poco di cinema.

Quella del cineasta partenopeo è senza dubbio un’opera che tradisce ambizione (come del resto lo è ogni sua opera), essa stessa condizione che ha fatto storcere il naso: ma Sorrentino non è Icaro e non vola con ali di cera. Egli, forse più che in ogni altro film, ha piena padronanza del medium e l’assenza di un io narrante in qualche modo lo contiene.

Jep in La Grande Bellezza, ad esempio, parlava spesso con voce non sua, come i flauti direbbero i retori greci, e l’ombra del registra/sceneggiatore si esplicitava con fastidioso protagonismo. In Loro la voce di Sorrentino è affidata qui e là ad alcuni personaggi, la già menzionata Stella ad esempio, e solo sporadicamente: il film non viene così appesantito da una presenza ingombrante sebbene vi siano alcune storture in qualche frammento di dialogo, quando il film tende ad essere ciò che non è: cioè un film politico.

Recensione Loro 2: da vedere senza pre-giudizi

Film da vedere? Si, possibilmente senza pre-odio e pre-amore verso il soggetto e verso chi l’ha messo in mostra.

P.s. Ribadisco: Servillo patrimonio Unesco

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